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Racket a Foggia, in appello sconti di pena per tre big dei clan della Società

 
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Racket a Foggia, in appello sconti di pena per tre big dei clan della Società

Sono mafiosi, sono estorsori, sono killer, ma meritano sconti di pena: nel processo “Decimazione”

Domenica 14 Luglio 2024, 14:28

Sono mafiosi, sono estorsori, sono killer, ma meritano sconti di pena. Nel processo “Decimazione”, la corte d’appello di Bari ha ribadito la colpevolezza di Giuseppe Spiritoso, Giuseppe Albanese e Fabio Tizzano ritenuti affiliati al clan Moretti/Pellegrino/Lanza, condannandoli a complessivi 40 anni e 4 mesi, a fronte dei 60 anni e 4 mesi inflitti nel 2022 dal Tribunale di Foggia. I tre foggiani si dicono innocenti: rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, 3 estorsioni, 1 tentativo di estorsione, 1 tentato omicidio collegato a una guerra tra clan.

I tre condannati Inflitti 14 anni e 4 mesi (a fronte dei 21 anni e 2 mesi del verdetto di Foggia) a Giuseppe Spiritoso, 67 anni, soprannominato “Papanonno”, mafioso della vecchia guardia già coinvolto nel maxi-processo Panunzio degli anni Novanta, riconosciuto colpevole di mafia “col compito di supportare la Società nella fase esecutiva delle attività estorsive” e di concorso in 3 estorsioni: a un commerciante che versò 5mila euro e cui fu imposta una tassa mensile di 500 euro; all’amministratore di una catena di negozi alimentari che pagava 4mila euro in occasione delle festività natalizie e pasquali; a un imprenditore del settore turistico con pizzo di 1500 euro. Condanna ridotta da 18 anni e 2 mesi a 11 anni e 6 mesi a Giuseppe Albanese, 44 anni, detto “Prnion” accusato di mafia con gli stessi compiti di Spiritoso, e di concorso in tentata estorsione al titolare di un’agenzia di pompe funebri da cui si pretesero 50 euro per ogni funerale commissionato. Comminati infine 14 anni e 4 mesi (furono 21 anni a Foggia) a Fabio Tizzano, 43 anni, accusato di mafia perché “coinvolto nelle dinamiche relativa all’ultima guerra tra clan per la definizione degli assetti interni alla Società”; e del tentato omicidio di Mimmo Falco ferito a pistolettate il 21 novembre 2015 in via della Repubblica e rimasto paralizzato, agguato collegato alla guerra del 2015/2016 tra i Moretti e i Sinesi/Francavilla che in 13 mesi contò 10 agguati, 3 morti, 11 feriti/scampati. Secondo l’accusa, Falco si salvò fingendosi morto: doveva essere ammazzato per non aver tradito un amico consegnandolo al clan Moretti che intendeva ucciderlo; Tizzano è ritenuto l’esecutore materiale dell’agguato.

Pg e difesa Il pg Giannicola Sinisi nell’udienza del 27 febbraio chiese la conferma della sentenza pronunciata dal Tribunale di Foggia, rimarcando gli elementi a carico dei 3 foggiani rappresentati da dichiarazioni di 5 pentiti e intercettazioni. Gli avv. Francesco Santangelo, Carlo Mari e Roberto Eustachio Sisto sollecitavano l’assoluzione; l’avv. Santangelo per Tizzano aveva anche chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale e una perizia fonica-trascrittiva su un’intercettazione ambientale relativa a un colloquio tra l’imputato e altri due malavitosi in cui secondo l’accusa Tizzano veniva rimproverato per aver fallito nell’obiettivo di uccidere Falco, mentre per la difesa si parlava di tutt’altro. La riduzione di pena decisa a Bari si spiega con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti. Nel processo si sono costituiti parti civili Comune di Foggia, Regione, Confindustria Puglia e Foggia, associazione “Giovanni Panunzio”. La difesa farà ricorso in Cassazione.

Lo strapotere del racket I 3 foggiani furono arrestati il 30 novembre 2018 nel blitz contrassegnato da 30 ordinanze cautelari: Spiritoso e Albanese sono in cella, Tizzano è ai domiciliari per motivi di salute. L’inchiesta “Decimazione” fotografa le estorsioni a tappeto imposte dalla “Società” a tutte le categorie imprenditoriali, tassate mensilmente, settimanalmente e una tantum: 32 gli indagati indiziali, 30 gli arresti, 29 le persone processate per 24 imputazioni (mafia contestata a 24 foggiani, 11 estorsioni, 5 tentate estorsioni, 5 accuse di possesso illegale di armi, 1 tentato omicidio) con 2 assoluzioni e 27 condanne a 267 anni, di cui 24 definitive. Il processo si sdoppiò nell’udienza preliminare: 25 foggiani scelsero il rito abbreviato davanti al gup; Spiritoso, Albanese, Tizzano e un quarto foggiano furono rinviati a giudizio e processati a Foggia che condannò i primi tre e assolse il quarto.

Pentiti decisivi – Cinque i collaboratori di Giustizia che hanno parlato dei presunti ruoli dei 3 imputati nella “Società”: Alfonso Capotosto e Carlo Verderosa legati al clan Moretti; l’ex boss di Altamura Pietro Antonio Nuzzi che fu detenuto in carcere a Foggia dal marzo 2015 a febbraio 2017 raccogliendo le confidenze su omicidi e affari da parte di esponenti delle batterie in guerra; il barese Domenico Milella, che furono interrogati nel processo di primo grado; e il sammarchese Patrizio Villani, killer della batteria Sinesi/Francavilla, pentitosi a maggio 2022, sentito nel processo d’appello: ha detto d’aver appreso che i 3 imputati sono affiliati (Spiritoso negli anni Ottanta; Albanese e Tizzano nel nuovo millennio) in cerimonie mutuate dai rituali di ‘ndrangheta e camorra.

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