Le indagini
Ucciso a colpi di fucile a Mattinata, indaga la Dda di Bari: «Lavoriamo anche sulle parentele»
Notarangelo era il cognato di Andrea Quitadamo, collaboratore di giustizia assieme al fratello Antonio. «Quando ci sono i pentiti la pressione dello Stato è efficace»
MATTINATA - «Tutte le ipotesi sono al vaglio. Chiaro che si tratta di un delitto molto grave. Si iscrive in una lunga sequenza di delitti che infestano il Gargano da tanti anni. Vanno inquadrati i contesti e naturalmente anche le parentele». Così Francesco Giannella, procuratore aggiunto e coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Bari, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano dell’omicidio di Bartolomeo Pio Notarangelo, ucciso in un agguato apparentemente mafioso nelle campagne di Mattinata, nel Foggiano.
Notarangelo era il cognato di Andrea Quitadamo, collaboratore di giustizia assieme al fratello Antonio. Giannella, che a Manfredonia ha partecipato ad un evento per parlare di mafia organizzato dal Rotary club, ha sottolineato anche che «la cittadinanza deve essere attenta, non pessimista.
Devo dire che il lavoro che è stato fatto negli ultimi anni soprattutto dopo la strage di San Marco in Lamis (avvenuta nel 2017 in cui persero la vita quattro persone, tra cui i due agricoltori innocenti, i fratelli Luciani ndr) è enorme e i risultati si vedono.
I processi ci sono, gli arresti tanti. Sono stati assicurati alla giustizia tantissimi componenti dei vari clan e poi il fatto che ci siano tanti nuovi collaboratori di giustizia testimonia il fatto che la pressione dello Stato sta avendo efficacia. I collaboratori di giustizia forniscono un grande contributo, ma è importante il contributo della cittadinanza».
L'indagine sull'omicidio avvenuto domenica è condotta sul campo dai carabinieri. Già nelle ore immediatamente successive all'agguato, in parallelo con i rilievi scientifici sull'auto del 36enne, i militari hanno eseguito una serie di accertamenti e perquisizioni. Viene considerata indicativa la scelta dell'arma, un fucile, una sorta di firma della mafia garganica. La vittima aveva precedenti (l'ultimo risale al 2020, con l'evasione dal carcere di Foggia: Notarangelo si consegnò pochi giorni dopo) ma non era considerata centrale nelle dinamiche criminali garganiche: a suo carico imputazioni per armi e droga (nel 2019 fu arrestato dopo un controllo stradale, trovato in possesso di cocaina e di una pistola). Si dedicava all'attività imprenditoriale nel settore agricolo: la sua azienda è tra quelle colpite dalle interdittive antimafia della Prefettura.
LE PAROLE DEL SINDACO DI MATTINATA: «NON ABBIAMO PAURA»
«Noi non abbiamo paura. Noi non vivremo nel terrore. Per la nostra Comunità, questo che stiamo vivendo è un periodo durissimo. E quanto successo conferma quanto delicato sia questo momento. Dobbiamo rispondere continuando a chiamare per nome questi atti violenti e sconsiderati. Senza paura e a muso duro». Così il sindaco di Mattinata, Michele Bisceglia, coordinatore provinciale di Avviso Pubblico, ha commentato l’omicidio di Bartolomeo Notarangelo, ucciso ieri a Mattina, nel Foggiano, in un agguato mafioso.
«Dobbiamo rispondere continuando a chiamare per nome questi atti violenti e sconsiderati. Senza paura e a muso duro. Sappiatelo, voi che minate la nostra storia e la nostra credibilità, che questa comunità vi chiama proprio col vostro nome, senza se e senza ma: vigliacchi assassini. Perché - continua il sindaco Bisceglia - noi non ci pieghiamo alla logica della violenza, della vendetta, della crudeltà gratuita. Perché non c'è alcuna logica e nessuna umanità nel lasciare orfani altri figli della nostra terra. La mafiosità di questo atto non si giustifica per nulla al mondo».
«È complesso costruire un percorso di antimafia sociale in un clima di guerra sociale e militare come quello che vive il nostro sindaco di Mattinata- - ha dichiarato il vicepresidente di Avviso Pubblico, Michele Abbaticchio -. A lui ed alla sua Comunità l’augurio di non provare la sensazione che tutto sia vano. Quello sparo in piena faccia svela l’ennesima sfida della mafia garganica. La società onesta conservi il suo cuore per isolare ogni comportamento che faccia sentire questi signori padroni del territorio. È dura ma è l’unica strada possibile per uscirne».