FOGGIA- Un uomo, Bartolomeo Pio Notarangelo, di 36 anni, è stato ucciso a colpi di fucile questo pomeriggio a Mattinata, nel Foggiano. L’agguato è stato compiuto in località Tagliata. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.
A quanto si apprende, Notarangelo era già noto alle forze dell’ordine a causa di una parentela con una famiglia di Mattinata, ritenuta vicina ad ambienti criminali.
Le cause dell’agguato, in pieno stile della mafia garganica in una zona impervia del Gargano, sono ancora sconosciute ma non è escluso un regolamento di conti. Il padre del 36enne ucciso è il cugino di Angelo Notarangelo, ex boss dell’omonimo clan di Vieste, ucciso ucciso dal pentito Marco Raduano a sua volta capoclan della mafia garganica e reso confesso. Oltre ad essere cognato di Angelo Quitadamo, boss di Mattinata, ora pentito di mafia. Antonio e Andrea Quitadamo - soprannominati Baffino - collaborano con la giustizia da alcuni anni. I carabinieri sono al lavoro per individuare gli assassini.
Aveva precedenti per armi e droga Bartolomeo Pio Notarangelo e sarebbe stato ucciso in uno dei terreni che l’uomo avrebbe acquistato qualche anno fa. È probabile che chi ha sparato lo abbia colto di sorpresa dopo averlo seguito.
Notarangelo aveva un’azienda agricola, in cui allevava anche bestiame, che è stata di recente raggiunta da una interdittiva antimafia del prefetto di Foggia Maurizio Valiante. Nel 2020, inoltre, partecipò alla maxi evasione dal carcere di Foggia per poi consegnarsi ai carabinieri qualche giorno dopo. nel 2015.
IL SINDACO: «NOI NON ABBIAMO PAURA»
«Noi non abbiamo paura. Noi non vivremo nel terrore. Per la nostra comunità questo che stiamo vivendo è un periodo durissimo. Quanto successo oggi conferma quanto delicato sia questo momento». Così il sindaco di Mattinata (Foggia), Michele Bisceglia, dopo l’omicidio del 36enne Bartolomeo Pio Notarangelo, ucciso a fucilate.
«Dobbiamo rispondere - evidenzia - continuando a chiamare per nome questi atti violenti e sconsiderati. Senza paura e a muso duro. Sappiatelo, voi che minate la nostra storia e la nostra credibilità, che questa comunità vi chiama proprio col vostro nome, senza se e senza ma: vigliacchi assassini. Perché non ci pieghiamo alla logica della violenza, della vendetta, della crudeltà gratuita. Perché non c'è alcuna logica e nessuna umanità nel lasciare orfani altri figli della nostra terra. La mafiosità di questo atto non si giustifica per nulla al mondo».
LA PISTA DELL'AGGUATO MAFIOSO
Potrebbe celarsi la mano della criminalità organizzata mafiosa dietro l’omicidio di Bartolomeo Pio Notarangelo, il 36enne ucciso in una zona impervia del Gargano, in località Tagliata a Mattinata in provincia di Foggia. A dare l’allarme nel pomeriggio di ieri ai carabinieri sarebbero stati i familiari che, non vedendolo rientrare, lo hanno cercato nei terreni di sua proprietà che aveva acquistato qualche anno fa. Hanno così ritrovato il corpo senza vita dell’uomo.
Ad occuparsi delle indagini sul delitto sono i carabinieri, coordinati dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Bari. Bartolomeo Pio Notarangelo, con precedenti per droga e armi, aveva legami di parentela con la famiglia Quitadamo, ritenuta vicina ad ambienti criminali. Antonio e Andrea Quitadamo - soprannominati Baffino - collaborano con la giustizia da alcuni anni e Notarangelo era cognato del più piccolo dei fratelli, Andrea.
La vittima aveva anche legami di parentela con Angelo Notarangelo, il boss ucciso a Vieste nel 2015 in un agguato mafioso, di cui, di recente, si è autoaccusato Marco Raduano, il boss, un tempo braccio destro di Angelo Notarangelo, ora divenuto da alcune settimane collaboratore di giustizia.
I carabinieri sono al lavoro in un contesto molto complesso, considerata l’assenza di telecamere e possibili testimoni. Lo scorso anno l’azienda di allevamento di bestiame della vittima fu raggiunta da una interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Foggia.