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Foggia: «Così imponevano vendita e prezzi della droga» il pentito Verderosa inguaia i clan della Società

 
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Foggia: «Così imponevano vendita e prezzi della droga» il pentito Verderosa inguaia i clan della Società

Verderosa ha parlato di un accordo che inizialmente coinvolse una quindicina di persone dei due clan

Giovedì 09 Maggio 2024, 15:53

“Il sistema funzionò dal 2012 al 2015 quando si ruppe in seguito al tentato omicidio di Vito Bruno Lanza. Funzionava così: c’era una cassa comune per la cocaina voluta dai Sinesi/Francavilla e dai Moretti/Pellegrino/Lanza; tutti gli spacciatori la droga la dovevano prendere dai clan, altrimenti potevi essere picchiato, sparato. Quando questo equilibrio venne meno, ogni batteria aveva i propri pusher che dovevano sempre rifornirsi esclusivamente dal gruppo di riferimento”. Di scena il pentito Carlo Verderosa ex affiliato al gruppo Moretti, nella tranche foggiana del processo immediato “Game over” a 14 imputati di traffico e spaccio di droga aggravati dalla mafiosità per fatti del 2017/2019.

I 14 imputati L’inchiesta di Dda e carabinieri (82 arresti il 24 luglio 2023: sono 85 gli imputati divisi in 5 tronconi come riferiamo a parte) riguarda il monopolio sullo smercio di cocaina in città imposto dalla “Società foggiana”: ne acquistava ogni mese 10 chili da canali cerignolani pagandola poco meno di 40 euro al grammo, e la rivendeva a prezzi imposti a 55/60 euro a grossisti e pusher foggiani. Una valanga di “neve” pari a 50mila dosi mensili - secondo i calcoli dell’accusa - che fruttavano 200mila euro, destinati ad alimentare la cassa comune con cui pagare stipendi a affiliati, mantenere le famiglie di sodali detenuti, acquistare altra sostanza stupefacente. In attesa di giudizio davanti al Tribunale dauno dal 19 dicembre ci sono 14 imputati che respingono le accuse: il boss Rocco Moretti, il nipote Rocco Moretti junior, Francesco Battiante, Nicola Cannone, Ciro Carretta, Francesco Carretta, Francesco Compierchio di Cerignola, Michele Consalvo, Pasquale Portante, Francesco Roma, Antonio Salvatore, Antonio Spiritoso, Giuseppe Spiritoso, Pasquale Vacca. Molti sono detenuti e assistono alle udienze in videoconferenza.

Coinvolto nel “sistema” - Verderosa, 42 anni, risponde a sua volta di traffico e spaccio di droga nella tranche del processo abbreviato “Game over” a 63 imputati in corso dal gup di Bari con richiesta di condanna a soli 3 anni visto il contributo alle indagini. Deponendo in videoconferenza da una località segreta e volgendo le spalle alla telecamera, il pentito ha risposto per quasi 5 ore alle domande del pm Bruna Manganelli della Dda, che gli ha anche mostrato un album con le foto di 90 persone senza i nomi delle persone effigiate, chiedendogli quali conoscesse e se avessero o meno un ruolo nel traffico di cocaina; il 21 maggio spazio al controinterrogatorio dei difensori.

Grazie a lui … - Verderosa ha detto d’aver fatto parte del gruppo Moretti per 8 anni sino a fine 2019, occupandosi di omicidi, estorsioni e droga; arrestato nel 2016, tornò liberò a ottobre 2019, due mesi prima del pentimento datato 19 dicembre in quanto temeva d’essere ucciso dal suo stesso clan. Proprio grazie alle prime rivelazioni di Verderosa, la squadra mobile quello stesso 19 dicembre 2019 perquisì casa di Rocco Moretti junior, arrestandolo per il possesso di un etto di cocaina e sequestrando nell’abitazione 3 elenchi fondamentali per le indagini: le liste di affiliati e mensili corrisposti; di vittime del racket e del pizzo pagato; di spacciatori “gestiti” dal clan Moretti.

L’accordo - Quanto al monopolio dello smercio di cocaina imposto dalla “Società” “io avevo il compito di portarla alle persone: ricevevo 50, 100 o 200 grammi per volta, dipendeva dalle persone da sistemare. Queste persone” (grossisti e pusher) “erano parecchie, tutte quelle di Foggia perché c’era l’imposizione che dovevano rifornirsi solo dai clan”. Il sistema vide allearsi i gruppi rivali Moretti/Pellegrino/Lanza e Sinesi/Francavilla: Leonardo Lanza e Alessandro Aprile in rappresentanza dei due clan avrebbero gestito l’affare, mantenendo anche i contatti con i fornitori: i due sono imputati nel giudizio abbreviato, la Dda ne ha chiesto la condanna a 20 anni a testa. “La cassa era comune, se la spartivano i tre clan perché Rocco Moretti il grande si strinse la mano con Federico Trisciuoglio” (deceduto a ottobre 2022, era al vertice del gruppo Trisciuoglio/Tolonese), coinvolgendolo nell’accordo.

Rottura e guerra – Verderosa ha parlato di un accordo che inizialmente coinvolse una quindicina di persone dei due clan, che misero una quota a testa per i primi rifornimenti di cocaina; “poi uscì Rocco Moretti il grande e fece la cassa comune; l’equilibrio si interruppe nel 2015 quando ci fu il tentato omicidio di Vito Bruno Lanza”, al vertice della batteria Moretti/Pellegrino/Lanza ferito gravemente da 2 esponenti del clan Sinesi/Francavilla nell’ambito della guerra del 2015/2016 contrassegnata da 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati. La difesa obietterà che il pentito parla di un presunto sistema operante tra 2012 e 2015, cioè per un periodo non oggetto di contestazione della Dda che circoscrive l’accusa al 2017/2019. L’accusa replica che, come riferito dal pentito Verderosa e come ribadiranno altri collaboratori di Giustizia, anche dopo la fine dell’accordo tra i clan il sistema continuò a funzionare perché ogni batteria aveva un proprio elenco di spacciatori cui era imposto il rifornimento della cocaina.

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