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Foggia, dalle intercettazioni nel Don Uva emergono le voci dell’orrore

 
Redazione Foggia

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Foggia, dalle intercettazioni nel  Don Uva emergono le voci dell’orrore

Sotto accusa il personale per i presunti maltrattamenti su 25 pazienti con ritardo mentale. La difesa: «Insulti e ceffoni a causa dello stress psico-fisico di chi per carenze di personale doveva occuparsi da solo o in coppia di 30 degenti»

Venerdì 27 Gennaio 2023, 13:18

FOGGIA - «Non mi picchiare, ti prego»: «Cammina, vaf… tu devi stare qua quando vengo io, mo’ ti devo attaccare»: e vai con gli schiaffi. «Mo’ ti devi lavare tu, se no ti spacco la faccia». «Ma che sei convinta che stanno le telecamere?» (eh già…) «io ti do in fronte, t’uccido di mazzate». «Se vieni qua abbuschi». «Fammiti legare, dammi un lenzuolo, fammela attaccare». «Vuoi vedere che ti spacco la mazza in testa?». «Io ti sparo in bocca». «Vattene da qua se no ti infilo il coltello dentro la gola». «Io t’ammazzo». «Ti devo dare con il cuppino (mestolo) in testa fino a quando ti torna la memoria». «Se vengo là ti do una capocciata che ti rompo la testa». «Uccidila, uccidila per favore». «Mo’ ti devo chiudere nella stanza». «Ti butto di sotto». «Pazza da manicomio». «Scema». «Puoi pure morire, non me e frega niente, merda di cristiana».

Sono alcune delle frasi (altre sono impubblicabili) che alcuni infermieri, operatori socio sanitari e educatori del “Don Uva”, la struttura socio sanitaria-riabilitativa di via Lucera, avrebbero rivolto a 25 pazienti, di cui 19 donne, con ritardi mentali. Si è di fronte a un racconto dell’orrore, della violenza, della dignità umana calpestata come sostiene l’accusa nell’inchiesta “New life” sfociata in 30 ordinanze cautelari (7 in carcere, 8 ai domiciliari, 15 interdittive) per maltrattamento, sequestro di persona, violenza sessuale e favoreggiamento? Oppure insulti, ceffoni, strattoni, persone trascinate sono sì eccessivi ma non con l’intenzione di far del male e umiliare i pazienti, quanto piuttosto conseguenza dello stress psico-fisico di chi per carenze di personale doveva occuparsi nel proprio turno da solo o in coppia di gestire 30 degenti con gravi problemi e difficilmente controllabili, come emerge dai primi interrogatori degli indagati?

Il gip Marialuisa Bencivenga ha invitato i difensori dei 30 indagati a presentare eventuali istanze di revoca delle misure cautelari solo al temine di tutti gli interrogatori (proseguiti ieri, riprenderanno lunedì per concludersi mercoledì). L’accusa poggia su intercettazioni e filmati registrati da 13 microspie e telecamere peraltro scoperte da alcuni indagati ai primi di settembre 2022, due mesi dopo l’avvio delle indagini. «Agghiacciante»: è l’aggettivo del Gip per descrivere quanto emerso dalle indagini di Pm e carabinieri. «Lesa la dignità sessuale dei pazienti; totale disprezzo e costante inerzia professionale mostrata dagli indagati; in alcuni casi», scrive il giudice nelle 314 pagine dell’ordinanza cautelare «il cambio degli assorbenti delle pazienti è stato effettuato da degenti del plesso maschile mentre le donne erano nude dalla vita in giù nel corridoio e in presenza di altre persone».

Da intercettazioni e video emergono «vessazioni, angherie, sopraffazioni fisiche e psichiche, accompagnate da atteggiamenti aventi finalità degradanti e lesive della dignità umana e di pazienti. Accertati continui episodi di percosse, minacce, ingiurie, sequestri di persona, molestie sessuali; condotte ingiuriose e disprezzanti attraverso un linguaggio truce, offensivo, diretto a umiliare e deprimere le persone ricoverate nel reparto, anche limitandone i lamenti».

Si è di fronte «maltrattamenti ambientali per tacitare le pretese dei degenti; a numerosissime ingiustificate manifestazioni di violenza gratuita, inflitte prevalentemente per garantire la disciplina all’interno del reparto, soprattutto al fine di determinare l’assoggettamento dei degenti e di conseguenza facilitare il lavoro agli operatori di turno, che così potevano compiere le proprie attività in maniera approssimativa e brusca su persone remissive».

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