FOGGIA - Chiusa l’istruttoria dibattimentale dopo 7 anni e 1 mese di udienze, la parola passa al pm per la requisitoria prevista a gennaio del processo “Goldfinger” a 20 imputati, 7 dei quali accusati di aver rubato 15 milioni di euro tra soldi e oggetti preziosi dal caveau delle cassette di sicurezza dell’allora Banco di Napoli di piazza Puglia (ora Intesa-San Paolo) nel week-end del 9-12 marzo 2012: 147 cassette svaligiate, altre 150 manomesse senza essere svuotate; alcuni reati “minori” sono prescritti. Dei 20 foggiani, romani, marchigiani e torinesi in attesa di giudizio il più noto alle cronache giudiziarie è Olinto Bonalumi, 63 anni, del capoluogo dauno, ritenuto uno dei capi della banda di professionisti del furto che mise a segno il colpo milionario a marzo 2012 e ne progettava un altro sventato dalla squadra mobile nell’agosto successivo. Bonalumi a piede libero per “Goldfinger” è latitante da gennaio 2021: deve scontare un cumulo pene di 13 anni, 4 mesi e 11 giorni per le condanne per un furto da oltre 5 milioni di euro nel caveau della “Np service” di Foggia del maggio 2019; un’accusa di corruzione e tentata concussione relativa a un progetto di furto da 200 milioni di euro alla Banca d’Italia d’Ancona di ottobre 2011; un assalto a un blindato del novembre’95 sull’A/14 vicino Porto Sant’Elpidio che fruttò 3 miliardi di lire.
Il blitz Goldfinger della squadra mobile con 13 arresti su ordinanze del gip è datato 10 marzo 2015, tre anni dopo il maxi-furto. Nell’agosto successivo si celebrò l’udienza preliminare, fissata durante la pausa estiva per scongiurare il rischio di scarcerazione per decorrenza termini di alcuni detenuti: da anni sono tutti liberi. La prima udienza del processo si celebrò l’11 novembre 2015: erano 1251 i testimoni citati da accusa e difesa, tra cui decine di titolari di cassette di sicurezza nell’istituto di credito. In questi 7 anni e 1 mese il collegio giudicante è cambiato ripetutamente, per cui il processo è dovuto ripartire più volte d’accapo in quanto la difesa non ha prestato il consenso al recupero degli atti già svolti: dall’ottobre 2019 con la sentenza Bajrami delle sezioni unite della Cassazione il processo non si azzera più se cambiano i giudici. Sono 19 i capi d’accusa contestati a vario titolo ai 20 imputati, per fatti avvenuti tra il 2011 e il 2012. Otto imputati rispondono di associazione per delinquere, quali presunti componenti di una banda specializzata nello svaligiare caveau; 7 del furto da 15 milioni di euro nella banca di piazza Puglia; 9 del tentativo di furto nel caveau delle gioiellerie Sarni al centro commerciale Mongolfiera sventato dalla squadra mobile a agosto 2012; 3 riciclaggio di parte del bottino milionario; 6 imputati di una mezza dozzina di ricettazioni di merce varia, tra cui telefonini; 1 di favoreggiamento; il titolare di titolare di un ristorante cittadino è accusato di calunnia.