La storia
Foggia, «Licenziato per aver aiutato gli altri»
Non dispera Antonio: «In giro c’è ancora tanta brava gente»
Foggia - Loro sono Antonio e Ludmilla, convolati a nozze appena due giorni fa al Municipio di Foggia. Cinque giorni dopo il licenziamento di lui, Antonio Padalino, 35 anni, che proprio in vista della sospirata assunzione aveva deciso di impalmare la sua dolce metà, una ragazza ucraina laureata in architettura, incinta di 7 mesi, badante fino a qualche mese fa. Poteva essere una storia bella e scacciapensieri in tempi cupi di emergenza sanitaria, si è invece rivelata per tutta la sua crudeltà.
Anche Antonio, che sostiene di non aver «mai avuto una vita fortunata», pensava di aver girato pagina. E invece … «Il mio datore di lavoro ha aspettato l’undicesimo mese di lavoro per sbattermi fuori, senza alcuna motivazione. Il dodicesimo, leggi alla mano, avrebbe infatti dovuto mettermi a posto con il contratto con e questo evidentemente a lui non garbava. Nonostante abbia fatto sempre il mio lavoro con scrupolo e coscienza. Io non pulivo (Antonio era addetto in una ditta di pulizie: ndr), ma lucidavo. Ci tenevo a quel posto, non potevo lasciarmelo sfuggire. Magari lo incontrassi per strada, gli chiederei se ho sbagliato qualcosa: per il momento quel che ho capito è che la gente che non lavora va avanti, chi invece è educato, corretto e fa il suo dovere viene sbattuto fuori».
Il datore di lavoro in questione è uno dei maggiori imprenditori della nostra città, qualche tempo fa aspirava pure a una carica pubblica. Questo per dire a volte della doppia morale di certi capitani d’impresa: nel chiuso del proprio ufficio si privilegia la segnalazione dell’amico e che gli altri affoghino. L’imprenditore avrà certamente avuto le sue ragioni per non confermare Antonio nel suo posto di lavoro, ma francamente dopo aver ascoltato le parole del ragazzo e quelle del suo nume tutelare, Michele Norillo, insegnante di professione ma soprattutto grande attore comico di teatro in vernacolo e oggi anche consigliere comunale, qualche dubbio ci assale.
«Conosco Antonio dall’età di 14 anni - afferma Norillo - era mio alunno. Mi colpì la sua storia personale, le sue vicende familiari davvero molto tribolate. E’ un ragazzo sfortunato, ma con un grande senso della dignità. L’ho cresciuto con affetto, quel lavoro ottenuto con così grande fatica in una città che non ti dà niente, gli permetteva di fare una vita civile. Era felice per il matrimonio e l’assunzione imminente e invece al posto degli auguri gli è arrivata la lettera di licenziamento. Dicono che facesse troppo il sindacalista in quell’azienda, che si occupasse troppo dei problemi degli altri. Io so soltanto che Antonio spesso ha ceduto le sue ore di lavoro a colleghi più bisognosi di lui che avevano bisogno di sbarcare il lunario. Se poi un gesto di altruismo rischia di essere interpretato come un elemento di disturbo allora è finito il mondo».
Antonio però non perderà la fiducia: «Devo cercare assolutamente un altro impiego per il bimbo in arrivo anche se non è facile. Dopo aver incontrato Michele so che in giro c’è anche tanta gente buona, pronta ad aiutare il prossimo. Ed è questa la mia speranza, nessuno potrà farmela mai più crollare».
Il matrimonio di Antonio e Ludmilla è stato anticipato da un’anteprima gustosa: i due sposi sono arrivati in municipio senza sapere chi li avrebbe sposati, in tempo di arresti di consiglieri comunali e di fuggi-fuggi generale, a pochi giorni dalle dimissioni del sindaco Landella. E la verve comica di Norillo sul punto non è mancata: «Chi li sposerà? Chi troviamo libero». «Alla fine - racconta Norillo - i due ragazzi sono stati sposati da Daniela Traficante, funzionaria comunale e ufficiale dello Stato civile». Poi un brindisi e via comincia una nuova vita, nonostante tutto.