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Guerra del pomodoro, richiesta unanime sindacati: «Igp spetta all'oro rosso di Capitanata»

 
Redazione online

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Dopo la mozzarella, il pomodoro Igp: nuovo «duello» Puglia-Campania

«No all’IGP sul pomodoro di Napoli. Non si può compiere una vera ingiustizia»: grido unanime di FLAI Cgil, FAI Cisl, UILA Uil, Confagricoltura, Coldiretti e CIA

Lunedì 22 Marzo 2021, 13:11

FOGGIA - «L’Igp sul pomodoro non può che essere della Capitanata, non certo di Napoli. Non ci serve farci promotori di lotte di campanilismo, ma rivendicare con tutte le nostre forze, giustezza, giustizia, rigore, ovvietà: l’Indicazione Geografica Protetta sul pomodoro deve essere di Foggia!». 

Lo dicono insieme a gran voce FLAI Cgil, FAI Cisl, UILA Uil, Confagricoltura, Coldiretti e CIA di Foggia. 

«Abbiamo dovuto difendere per anni la bontà e la risorsa del nostro "oro rosso" che veniva trasportato altrove perchè l’inerzia generale impediva la nascita di aziende di trasformazione del pomodoro foggiano, nonostante una rinomanza ed un valore assoluto riconosciuto universalmente. E’ ora che venga decretato ufficialmente questo valore e ci uniamo allo sforzo che l’assessore regionale Donato Pentassuglia sta sostenendo opponendosi al conferimento dell’IGP al pomodoro di Napoli - affermano  rappresentanti delle forze sindacali e datoriali di Foggia Daniele Iacovelli, Donato Di Lella e Antonio Castriotta, segretari generali della FLAI CGIL, FAI CISL e UILA UIL, Filippo Schiavone Presidente Confagricoltura, Marino Pilati Direttore di Coldiretti e Michele Ferrandino Presidente CIA  -. I dati parlano chiaro: oltre il 90 per cento della produzione nazionale del pomodoro lungo è concentrato in Capitanata, la nostra terra offre questo prodotto d’eccellenza che rappresenta una ricchezza inestimabile, proprio la Campania preleva e trasporta nelle sue aziende il pomodoro di Foggia con numeri rilevanti  e conferire l’IGP a Napoli sarebbe una vera ingiustizia senza senso. Piuttosto ci aspettiamo che l’intervento istituzionale promuova e favorisca l’investimento di altre aziende di trasformazione in terra dauna e che potenzi in modo reale e sensibile la filiera di commercializzazione di questa eccellenza straordinaria, che, cosa rilevante, garantisce il sostentamento a migliaia di operatori e operai agricoli. Noi siamo uniti e convinti in questa battaglia di opposizione e rivendicazione». 

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