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Foggia, tangenti al comune: 4 arresti (anche consigliere), mazzette per pagare le fatture

 
Redazione online

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Guardia di Finanza

Coinvolto anche un consigliere comunale, i 4 ai domiciliari per corruzione

Mercoledì 10 Febbraio 2021, 08:38

19:38

Una tangente da 35mila euro sarebbe stata chiesta al titolare della ditta di Campobasso vincitrice dell’appalto per l’archiviazione dei dati informatici al Comune di Foggia per ottenere lo sblocco del pagamento di 371mila euro. Ruota attorno a questo episodio l’inchiesta della Procura di Foggia sulla base della quale la Guardia di finanza ha arrestato e posto ai domiciliari quattro persone, tra cui il 66enne Bruno Longo (FdI), consigliere in carica nella maggioranza di centrodestra (FDI) che governa il Comune e che è stato sospeso dal prefetto. Con lui sono stati arrestati Luigi Panniello, 57 anni, imprenditore foggiano anch’egli attivo nel settore informatico; Antonio Apicella, medico in pensione 70enne; e Antonio Parente, addetto al servizio informatico del Comune. Per loro le accuse sono di induzione indebita a dare o promettere utilità.

LA TANGENTE IN TRE TRANCHE -  Secondo le indagini, la presunta tangente sarebbe stata versata in tre tanche dall’imprenditore, dal 2018 al 2019, per riuscire a ottenere il pagamento di tre fatture emesse dalla società nei confronti del Comune. A quanto si apprende, la ditta si sarebbe aggiudicata a marzo 2017 un appalto annuale, poi prorogato per 18 mesi, del valore di 371mila euro. Nella sua ordinanza il gip Domenico Zeno scrive che l’imprenditore aveva "inutilmente» inviato «tre lettere di sollecito al Comune di Foggia in relazione al pagamento di una delle tre fatture».

E che in una occasione, per ottenere il saldo di una fattura da 60mila euro, all’imprenditore sarebbe stato chiesto di pagare il 10% della somma. Lo stesso titolare della ditta, si legge nell’ordinanza, ha dichiarato agli inquirenti «di aver incontrato Parente, Panniello e Apicella a casa di Apicella, e che quest’ultimo gli aveva chiesto espressamente il pagamento del 10% sulla fattura (la vittima indicava sulla somma di 60mila euro, 6mila euro)», considerato «che stava operando in regime di proroga non autorizzata in un rapporto che non poteva interrompere».

«TRANQUILLO, DOBBIAMO SPARTIRE» - La Guardia di finanza ha intercettato alcuni degli arrestati, tra cui il consigliere Longo che, conversando con il medico Apicella, affermava: «Tranquillo dobbiamo spartire...questi sono più pochi...mi devi altri 1500...». Mentre durante un altro scambio di parte della tangente, Apicella diceva a Longo - secondo quanto riportato nell’ordinanza - che c'era una quota per il sindaco Franco Landella (che ad oggi non risulta indagato, ndr).Longo, però, rispondeva: «Ma che Landella, non ti azzardare».

Dopo gli arresti tutte le forze politiche di centrosinistra e il M5S in Comune hanno chiesto le dimissioni del sindaco leghista Landella e di tutta la sua maggioranza. «La vicenda oggetto d’indagine - hanno scritto in una nota congiunta - ha origine nel 2017, quando al governo della città c'erano già Landella e il centrodestra, e s'incancrenisce negli anni successivi grazie alla condannabile prassi amministrativa delle proroghe dei contratti, una sorta di regola aurea dell’Amministrazione in carica».

LE INTERCETTAZIONI: ABBIAMO TROVATO I SOLDI PER QUEST'ANNO? -  La Gdf ha diffuso un video in cui si leggono alcune frasi intercettate e le persone alle quali sono attribuite.

Consigliere comunale: «Tranquillo dobbiamo spartire (in dialetto)...questi sono più pochi...mi devi altri 1500...omissis». Medico in pensione: «Li ho preparati, aspetta...mò li ho dovuti prepa...tu naturalmente controlla, io penso di essere stato preciso...fai i...(incomprensibile)...e controlla perché mò di fretta e furia li ho...però penso di essere stato preciso...stamattina...quello (funzionario del comune) è andato ieri, ha chiamato ieri pomeriggio...ieri sera mi ha chiamato 'domani ci prendiamo un caffè', stamattina alle 9 mi sono preso un caffè e ti ho chiamato subito».


Medico in pensione: «Abbiamo trovato i soldi per quest’anno?». Funzionario Comune: Eh!...omissis...li ha trovati, soltanto quelli...i sessanta e dispari dei sei mesi precedenti».
Medico in pensione: «Quindi quanti ne dobbiamo avere mò, quindici?». Funzionario Comune: «E sempre i nostri! Gli altri sei mesi...altri e...». Medico in pensione: «Quanti soldi gli abbiamo regalato a quello». Funzionario Comune: «Tre (mila euro) per cinque quindici!». Medico in pensione: «omissis...sono...ma te l’ho detto che...quelli 3 mi da...omissis...abbiamo detto uno e mezzo a te e uno e mezzo a me...omissis...ho detto arrivano questi tre...incomprensibile...quando me li darà...mi darà...mi daranno oltre a me che sono tre...tre...e tre...tre a omissis...tre a me e tre a consigliere comunale...tre a imprenditore foggiano e tre a consigliere comunale..."


Moglie medico in pensione: «Sono 12 allora?». Medico in pensione: «No, sono 15!». Moglie medico in pensione: «E l’altro chi è? Manca uno all’appello». Medico in pensione: »...omissis...il funzionario del Comune».

CHIESTO A IMPRENDITORE 10% FATTURA - L’imprenditore di Campobasso, la cui ditta si era aggiudicata l’appalto per archiviare dati informatici al Comune di Foggia, per ottenere il saldo di una fattura da 60mila euro relativa al 2018 avrebbe dovuto pagare una tangente che ammontava al 10% della somma. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip Domenico Zeno che ha portato agli arresti di quattro persone: il 66enne Bruno Longo (FdI), consigliere in carica nella maggioranza di centrodestra al Comune di Foggia; Luigi Panniello, 57 anni, imprenditore foggiano che opera nel settore informatico in Molise; il medico in pensione Antonio Apicella, 70 anni; e Antonio Parente, addetto al servizio informatico al Comune di Foggia. Per loro le accuse sono di induzione indebita a dare o promettere utilità.


Nel provvedimento, il gip scrive che l’imprenditore di Campobasso aveva «inutilmente» inviato «tre lettere di sollecito al Comune di Foggia in relazione al pagamento di una delle tre fatture risalenti al 2018». Lo stesso imprenditore ha dichiarato agli inquirenti «di aver incontrato Antonio Parente, Luigi Panniello e Antonio Apicella a casa di Apicella, e che quest’ultimo gli aveva chiesto espressamente il pagamento del 10% sulla fattura (la vittima indicava sulla somma di 60mila euro, 6mila euro) se voleva ottenere la liquidazione della fattura, considerato che stava operando in regime di proroga non autorizzata in un rapporto che non poteva interrompere».
A quanto si apprende, la ditta di Campobasso si sarebbe aggiudicata a marzo 2017 un appalto annuale, poi prorogato per 18 mesi, del valore di 370mila euro. 

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