«Attendere oltre quarant'anni l'assegnazione una cappella gentilizia nel cimitero di Foggia. E' l'esperienza kafkiana che mi è capitata e che sento il dovere di rendere pubblica.» Lo afferma l’avvocato Teodomiro Centola, suo malgrado al centro di questa vicenda. «Pur avendo affrontato tutto l'iter burocratico previsto dalla legge e pur avendo pagato, ormai da anni, l'ingente somma di 30.697 euro richiesta dal Comune per la concessione, mai avvenuta, di un suolo cimiteriale, non ho ancora un posto dove poter riposare dopo una vita di lavoro», dice Centola che aggiunge: «Nel 1978 inoltrai al sindaco di Foggia la richiesta di concessione di 20 metri quadri di suolo cimiteriale per edificare una cappella gentilizia. Nonostante i solleciti, solo tra il 2007 e il 2008, a 30 anni di distanza dalla prima istanza, fui invitato a confermare, cosa già fatta precedentemente, la richiesta e successivamente informato di occupare la posizione n.81 della graduatoria definitiva e invitato a versare, a titolo di acconto, 15 mila euro, somma superiore ai 5 mila euro previsti da una delibera comunale del 2008, e che comunque provvedevo a pagare. Solo nel 2012 mi informarono del prezzo di assegnazione del suolo cimiteriale: 1.529 euro al mq, prezzo sei volte maggiore di quello praticato ad altri richiedenti e poi assegnatari di suoli cimiteriali che avevano fatto richiesta come me nel 1978. Neanche allora però riuscii a chiudere la pratica. Nel 2012, infatti, mi informarono verbalmente dell'ampliamento ed adeguamento del cimitero comunale e dell'impossibilità di ottenere l'assegnazione del suolo cimiteriale nella zona del cosiddetto "cimitero preesistente" nonostante la mia domanda risalisse all'anno 1978 e vi fosse, e continui ad esserci tutt'ora, l'effettiva disponibilità di lotti di terreno.»
«Il rappresentante della Concessionaria del Comune fu però irremovibile e mi indusse ad accettare e sottoscrivere un contratto preliminare di assegnazione di un lotto diverso da quello da me richiesto, le cui condizioni, unilateralmente predisposte, non potevano essere modificate nel modo più assoluto. Firmai solo di fronte al rischio di perdere l'assegnazione attesa da circa 40 anni. Per questo, prima che decorressero otto giorni dalla data dell'incontro, contestai l'arbitraria assegnazione. Nel 2015 mi spinsero a versare altri 15.697, portando il prezzo complessivo a 30.697, somma di gran lunga superiore agli 8 milioni di lire pagata da altri privati che hanno avuto la fortuna di aver avuto l'assegnazione», dice ancora Centola che aggiunge: «Nello stesso anno, dopo tutto questo calvario, il segretario comunale si rifiutò di inserire nel contratto definitivo di assegnazione la clausola di salvaguardia dei diritti maturati con riserva delle azioni proposte e proponende per l'assenza del legale rappresentante della concessionaria, impegnandosi a fissare un nuovo incontro per la stipula. Il mancato rispetto dell'impegno mi spinse a promuovere azioni giudiziarie in sede penale e civile con esiti purtroppo molto deludenti, perché il Tribunale di Foggia il mese scorso ha incredibilmente sostenuto l'esistenza della giurisdizione esclusiva del Tar. Dovrò purtroppo affrontare un altro lungo calvario per vedere tutelato un sacrosanto diritto e per vedermi riconosciuto un posto dove poter riposare in pace dopo una vita di lavoro e di impegni.»
«Mi auguro che la pubblicazione di questa mia vicenda possa aiutare anche tante altre persone che, trovandosi nella stessa condizione, hanno diritto non solo ad una risposta concreta ed immediata ma anche, e soprattutto, a non dover più tollerare i soprusi, i ritardi ed il malgoverno delle autorità competenti», conclude Centola.