Venerdì 14 Novembre 2025 | 16:21

Candidati alla Regione, ecco cosa fare per la sanità pugliese

Candidati alla Regione, ecco cosa fare per la sanità pugliese

 
lino patruno

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Oltre che rifare l’accordo fra le Regioni, si vorrebbe sentire che un primario in Puglia sia scelto a concorso per capacità e non per appartenenza politica, ad esempio...

Venerdì 14 Novembre 2025, 14:55

In fondo che cosa ha detto di sbagliato il ministro della Sanità, Lorenzo Schillaci? Non dovremmo reagire come quando il noto Flavio Briatore disse che la Puglia doveva attirare il turismo dei miliardari e fu mezzo asfaltato di insulti pur avendo ragione. Schillaci ha sostenuto che «un cittadino non può pagare con la salute il fatto di essere nato in Puglia piuttosto che in Veneto». D’accordo, non può e non deve. Dove col ministro si è meno d’accordo è in ciò che non ha aggiunto come doveva. E cioè perché un pugliese che si ammala viene curato meno o peggio di un veneto. E cosa si fa per evitare che nella salute un pugliese sia diversamente italiano rispetto a un veneto. Perché in un concorso di bellezza ci possono essere un primo e un secondo, altrimenti non sarebbe un concorso ma una esposizione. Ma la salute è un diritto sacrosanto indipendentemente dal posto in cui sei nato, altrimenti se ne va in gloria l’articolo tre della Costituzione che non attribuisce diritti secondo la geografia. E la prossima volta decidi di nascere a Treviso e non a Brindisi.

Invito ai candidati tutti. Promettano che, se eletti, andranno a rinegoziare quell’accordo-capestro che ha fatto dire al ministro ciò che ha detto. L’accordo in base al quale la sanità è più finanziata al Centro Nord rispetto al Sud perché al Centro Nord ci sono più anziani. E gli anziani, si sa, hanno più bisogno di cure. Ma con un particolare che sfugge ed è sfuggito finora dal 2001 (24 anni, accidenti). E cioè che se di anziani ce ne sono meno al Sud, quelli del Sud sono più poveri dei loro colleghi del Nord. Così avviene che un anziano ricco sia più curato di uno povero. Si chiama criterio di deprivazione, non considerato. Altrimenti si continuerà a dare a chi più ha e meno a chi meno ha. Ingiustizia in termini di legge. Come è del resto in tutti gli altri settori della vita pubblica italiana. Finanziati dallo Stato con una «spesa storica» che ha fatto sempre così. Perché? Ma sai, così è andata. Valla a considerare una risposta e non una molestia.

Parlando della Puglia, si fa sempre il confronto con l’Emilia Romagna. Che si dice avrebbe la stessa popolazione anche se non è vero, perché la Puglia ne ha persa di più. Ma non tanto da giustificare neanche sotto tortura gli almeno 500 milioni annui in più ricevuti dai cittadini dell’Emilia Romagna e non ricevuti dai pugliesi. Fatti i conti per 24 anni e arrivi a 12 miliardi di euro: dati ai primi e sottratti agli altri. Una Grande Rapina. Che si traduce in medici in più, in infermieri in più, in farmaci in più, in ospedali in più, in tac in più. E con una aggravante, traducendosi anche in un numero sempre maggiore di pugliesi che si vanno a curare lì. Cioè non si curano in Puglia a causa del divario di mezzi ai danni della Puglia, anzi lo aggravano con i loro viaggi della speranza. «Lì funziona tutto», e ci mancherebbe, altrimenti a cosa servirebbe il malloppo?

Ma non solo Puglia ed Emilia, ma Puglia e resto d’Italia, anzi Sud e resto d’Italia. E però il ministro c’entra fino a un certo punto. Perché quell’accordo fu stipulato fra le Regioni, ciò che avviene solo nella sanità. Né la Puglia né il resto del Sud colsero la trappola, che è restata così da allora. Tra propria incapacità e superficialità, sia detto. E con lo Stato che poteva intervenire per una maggiore equità ma che si è guardato bene dal farlo. Così un pugliese su dieci che fa? Così 400 mila pugliesi che fanno? Non avendone i mezzi, non si curano più, anche perché la Regione a quei mezzi in meno non supplisce. Dovendo fra l’altro coprire l’ulteriore perdita di 230 milioni all’anno di mobilità negativa, appunto i viaggi della speranza. Per i quali non è che ci sia sempre questa necessità, anche questo va detto. Ma per i quali c’è addirittura una tratta, come quella che a fine ‘800 reclutava emigranti per Lamerica promettendo lussuose navi rivelatesi topaie.

Ora minibus attrezzati arrivano dalla Lombardia al Sud per prendersi malati da accompagnare alle cliniche lombarde, venghino venghino. Cliniche private lombarde accreditate che sforano sui ricoveri annuali concessi pur di reclutare malati d’emigrazione con introiti annessi. Ciò che in Puglia non è consentito. Si è sentito di tutto in questa campagna elettorale, come sempre. Dal «ridurrò le liste di attesa» al «farò un Cup unico per tutta la regione». Possibile, anzi augurabile, che ci riescano. Oltre che rifare l’accordo fra le Regioni, si vorrebbe sentire che un primario in Puglia sia scelto a concorso per capacità e non per appartenenza politica. Insomma che sia uno bravo piuttosto che amico porta-voti. Altrimenti ci si chiederà perché sempre meno si va a votare, definendo chi lo fa astensionista piuttosto che indignato.

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