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Gli stupidi al potere? è ora di ricorrere alla psicologia politica

 
ettore jorio

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ettore jorio

Gli stupidi al potere? è ora di ricorrere alla psicologia politica

Lunedì 26 Maggio 2025, 13:04

Molti psicologi storceranno di certo il naso, ma credo occorra che loro comincino ad occuparsi della psicologia della politica. È un pezzo che manca per allargare il campo di gioco ed evitare che l’aspirazione di tutti sia quella di convergere «ideologicamente» al centro. Troppo facile supporre, ma neppure riuscendoci, di creare una nuova democrazia cristiana.

Spariti i democristiani, i comunisti, i socialisti, i liberali doc, concretare verso il centro disorienta l’elettorato, al quale i contendenti sembrano se non uguali del tutto simili, tanto da dovere ironicamente ricorrere alle distinzioni che faceva Gaber per riconoscere la destra e differenziarla dalla sinistra, anche essa sempre più centrista.

Fare così si generano rischi a volontà. Di scontrarsi al centro, visto che l’iter per arrivarci è sprovvisto di semafori, e di fare male a se stessi e agli altri. Di confondersi amaramente, tanto da fare apparire tutti dei cloni. Di perdere gli obiettivi politici, che hanno fatto decenni fa, nelle differenze, il migliore periodo del Paese e della Nazione. Di rendere difficile il voto, tanto da fare disertare le urne elettorali, all’insegna di «cosa votiamo a fare!».

Per non parlare della politica estera, nella quale è difficile rintracciare un ministro degno di rappresentare l’Italia nel mondo, divenuto oggi di disegnarla con le banalità che si sentono in giro tutti giorni a fronte di temi che affliggono la coscienza generale. In quanto tale, un dicastero da essere affidato a statisti, impossibili da rintracciare oggi.

Da qui, l’esigenza di arrivare ad una psicologia della politica, ovviamente in stretta relazione con la cultura storica, economica e geopolitica, quest’ultima ben diversa da quella internazionale.

La psicologia della politica avrebbe la funzione di scovare gli strumenti per generare il nuovo sistema sostitutivo di quello dei partiti, così malridotti oggi da muoversi quasi solo in chiave lobbistica.

Diventerebbe utile per comporre squadre di sostegno dei diritti, diversificati ma alla luce del sole. Ciò allo scopo di non essere confusi e confusionari, a tal punto da mistificare la propria rispettiva mission, a seconda dei sondaggi ovvero di ciò che di qui a poco suggerirà l’intelligenza artificiale.

Le anzidette neoformazioni, bene distinte tra il conservatorismo e progressismo reali, dovranno attendere a realizzare duraturi rapporti interpersonali e intercategoriali allo scopo di favorire la partecipazione sociale, oggi negata ai partiti e ai sindacati, ove a questi ultimi è rimasta la funzione di imitare i primi.

La psicologia politica dovrà pertanto insegnare che - nel mentre ci sono: una sanità divenuta di classe e che uccide i non abbienti da decenni; una incuranza dell’anziano costretto alla peggiore marginalità; una condizione della scuola ridotta ai minimi storici nelle periferie e non solo; una situazione dei trasporti pubblici che spaventa i frequentatori – il confronto non può essere esclusivamente destinato alle previsioni sul Papa e agli sport che pratica, alle follie e alle parolacce di Trump e alle indagini sui femminicidi che occupano quotidianamente i media. Questi sono argomenti seri ma, di certo, non possono distrarre ripetutamente e per mesi dalle condizioni di vita della Nazione, dei più deboli prioritariamente, ridotta a vivere in condizioni postbelliche. Per non parlare del Sud, sempre di più solitario e abbandonato dai giovani Il ricorso alla psicologia politica metterebbe in luce l’esigenza primaria di pervenire ad una elevata cultura distintiva del governo delle decisioni e della burocrazia che il primo ha l’abitudine di selezionare a suo esclusivo vantaggio e uso, spesse improprio.

Per meglio comprendere un siffatto bisogno di analisi costruttiva, sarebbe utile leggere un bellissimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, edito dieci anni fa, dal titolo - per l’appunto - La Mediocrazia. Racconta della scoperta degli stupidi al potere.

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