Sabato 06 Settembre 2025 | 23:10

Conti pubblici e migranti, le grandi sfide della nostra democrazia

 
Nicola Rosato

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Nicola Rosato

Conti pubblici e migranti, le grandi sfide della nostra democrazia

La democrazia è la reazione alle troppe angherie della plebe e ai privilegi dell’aristocrazia. Con essa nasce la civiltà occidentale, perché da quel momento, come scrive Eva Cantarella, viene cancellato «il ricordo di millenni di civiltà orientale»

Lunedì 02 Dicembre 2024, 12:41

Tra la fine del VI e l’inizio del V secolo avanti Cristo, sboccia ad Atene l’idea di democrazia. È la reazione alle troppe angherie della plebe e ai privilegi dell’aristocrazia. Con essa nasce la civiltà occidentale, perché da quel momento, come scrive Eva Cantarella, viene cancellato «il ricordo di millenni di civiltà orientale».

È, ovviamente, democrazia in fasce, assembleare ma mitigata da stringenti diritti di cittadinanza. Porta con sé la difficoltà di conciliare una pletora di opinioni, che fa riflettere, soprattutto in Italia, sulla frammentazione odierna delle rappresentanze politiche. Su un punto, però, si registrava una granitica unanimità: il controllo rigoroso delle spese pubbliche, che non sempre è visto e sentito oggi come una saggia virtù civica. Pericle, ci dice Giovanni Marginesu, in famiglia era criticato per la sua avarizia; invece il popolo apprezzò la sua puntigliosa accuratezza nello spendere e rendicontare il denaro pubblico e gli riconobbe merito e autorevolezza per governare trent’anni.

L’affermazione della democrazia si è poi dipanata lentamente fino ai nostri giorni. Ma alcuni suoi caratteri originari vivono o si riaffacciano con nuove implicazioni. Fu James Madison, anche lui attento alle finanze statali, a chiudere il dilemma tra democrazia plebiscitaria o rappresentativa o, come diceva lui, fra democrazia pura o Repubblica. Il primo sistema non gli appariva soltanto complicato per il gran numero di persone da convocare in assemblea. Soprattutto lo preoccupavano gli inconvenienti che le decisioni avrebbero incontrato per la difficoltà di conciliare le opinioni, gli interessi, i desideri, le emotività individuali che avrebbero messo in angolo l’interesse collettivo. Fatti i debiti cambiamenti, accade oggi nel nostro Parlamento composto di tanti piccoli gruppi che, come direbbe Einaudi, sono «in concorrenza demagogica per l’incremento delle spese al quale un governo, minacciato ad ogni istante da voti di sfiducia, malamente potrebbe opporsi».

Per Madison il sistema delle rappresentanze, invece, favorisce riflessione, mediazione e una migliore capacità di governo pubblico con le garanzie delle libertà individuali. La Costituzione americana scelse questa soluzione e poi l’hanno scelta tutte le democrazie occidentali. Ma ciò significa che le odierne democrazie non possano decadere? Purtroppo no.

Intanto, l’avvento di Internet ha resuscitato il mito della democrazia plebiscitaria. L’esperienza italiana, della comparsa sulla scena politica del Movimento 5 Stelle ne è la plastica rappresentazione. I debiti di sistemi statali sempre più fiscalmente aggressivi sono un secondo aspetto preoccupante. E, ciliegine sulla torta, l’integrazione e l’assimilazione dei flussi migratori in Europa presentano problemi più complessi di quelli che incontrava Atene ai tempi di Pericle o di quelli affrontati dagli Stati Uniti, spesso evocati come riferimento.

Atene non consentiva ai meteci, di prendere parte alla vita politica e perfino Aristotele, greco di Starita ma straniero libero ad Atene, non poteva votare nelle assemblee della polis. Ma questa discriminazione non ha impedito ad Aristotele di essere ciò che ancora è. L’assimilazione degli immigrati negli Stati Uniti, ci spiegava anni fa Arthur Schlesinger jr, consigliere del presidente Kennedy, è stata favorita dalla loro comune matrice cristiana. Noi invece abbiamo un compito più arduo perché di fronte abbiamo soprattutto persone portatrici dei valori del fondamentalismo islamico.

Sono dunque questi alcuni temi cruciali dell’attualità politica: rafforzare la rappresentanza elettiva per offrire ai cittadini che disertano le urne un quadro politico più chiaro che agevoli la partecipazione al voto; risanare le finanze pubbliche per dare prospettive di sostenibilità del benessere e dello sviluppo in un quadro di equilibrio tra le generazioni presenti e future; imparare a governare le immigrazioni, invece di demonizzarle o di incoraggiarle senza se e senza ma.

Alla prima di queste tre esigenze, l’autorevolezza della maggioranza, invece di un sistema elettorale proporzionale che ancora prevale, sembra meglio rispondere quello maggioritario con pesi e contrappesi che evitino la dittatura della maggioranza. La seconda esigenza, il controllo della finanza pubblica, implica politiche sociali eque ma misurate, convogliare il risparmio verso la libera iniziativa economica, cancellare ogni inutile dirigismo burocratico, incoraggiare e facilitare la formazione di competenze che aprano il mercato del lavoro a tutti nell’era digitale. Il disagio e la povertà si possono assistere, ma soltanto creando ricchezza si possono eliminare. E il benessere sicuro e dignitoso è un potente fattore di integrazione.

La terza esigenza, controllare l’immigrazione, non sembra soddisfatta dall’improbabile chiusura delle frontiere vagheggiata anche da Trump. Date le tendenze demografiche, che non si possono invertire dall’oggi al domani, occorrono politiche mirate di accoglienza e ancora tanta istruzione affinché i valori di tolleranza e di rispetto per tutti siano praticati reciprocamente.

Da questi assi portanti scaturiscono tutte le altre politiche di settore. Perseguire politiche di pace ma di difesa dalle sopraffazioni con una maggiore unità politica dell’Unione Europea nel quadro delle sue alleanze internazionali è la cornice essenziale.

Mi si potrà obiettare che questi temi sono tutti presenti nel dibattito politico. Ed è vero, ma sono slogan replicati, non analisi e comunicazione convincenti. E se diamo uno sguardo ai social, sono temi spesso commentati con pulsioni angoscianti per la democrazia che vogliamo preservare e rigenerare.

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