Sabato 06 Settembre 2025 | 11:08

Chat, giudici e riforme: la Consulta al centro della bagarre politica

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

Chat, giudici e riforme: la Consulta al centro della bagarre politica

Galeotto fu il candidato e chi lo indicò. Si tratta dell’elezione di un giudice della Corte costituzionale, Francesco Saverio Marini, proposto dalla presidente, Giorgia Meloni, ed è scoppiato un casus belli, con l’opposizione pronta, impropriamente, a salire sull’Aventino

Martedì 08 Ottobre 2024, 12:32

Galeotto fu il candidato e chi lo indicò. Si tratta dell’elezione di un giudice della Corte costituzionale, Francesco Saverio Marini, proposto dalla presidente, Giorgia Meloni, ed è scoppiato un casus belli, con l’opposizione pronta, impropriamente, a salire sull’Aventino. Proprio per il fatto che il Parlamento non eleggeva i giudici costituzionali, Marco Pannella iniziò lo sciopero della fame e della sete. Davanti alla mancanza del plenum, si costituisce un vulnus nella vita democratica. Ragion per cui, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più volte, ha sollecitato il Parlamento a sanare il vulnus che si trascina da tempo.

Per capirne di più, dobbiamo svolgere il nastro che contiene gli avvenimenti degli ultimi giorni: dalle fibrillazioni dentro FdI e allo scontro tra maggioranza e minoranza.

Giorgia Meloni è fuori della grazia di dio, per l’atteggiamento di alcuni parlamentari di FdI, il cui silenzio non è proprio d’oro. Il gruppo parlamentare viene informato, riservatamente, sui lavori delle Camere e sulle questioni politiche attraverso l’invio di chat. La riservatezza è stata infranta e, adesso, si è aperta la caccia alla talpa che ha spifferato alla stampa, ciò che dovrebbe restare all’interno dei FdI. L’ultima fuga di notizie è stata l’elezione del nuovo giudice della Corte Costituente. La presidente Meloni, o, meglio dire chi per lei, aveva raccomandato i parlamentari di FdI che fossero assolutamente presenti alla seduta di oggi, per la votazione del giudice della Corte Costituzionale. E, nel contempo, ha informato che il candidato alla Consulta era il suo consigliere giuridico Francesco Saverio Marini, autore della riforma del premierato. Di famiglia di destra, il padre Annibale ex presidente della Consulta legato a Gianfranco Fini, che lo indicò come membro laico del Csm.

Oggi, le Camere riunite voteranno per il giudice mancante da circa un anno, dopo otto sedute andare a vuoto. Il centrodestra ha a disposizione la bellezza di 360 voti, esattamente tre quinti dell’emiciclo. Se tutti i parlamentari fossero presenti, il candidato Marini sarebbe eletto di colpo. Improbabile, dice radio Transatlantico. Mai di mai. Al che, l’opposizione è insorta, per aver appreso il nome del candidato del centrodestra attraverso la stampa. Tant’è che Elly Schlein ha accusato Giorgia Meloni di voler mettere le mani sulla Consulta e ha proposto alla minoranza, nell’atto della votazione, di uscire dall’Aula, per evitare il soccorso rosso, i franchi tiratori. C’è stato, inoltre, chi ha sollevato il conflitto d’interesse, essendo Marini nella doppia veste di padre del premierato e, nel caso venisse eletto, giudice costituzionale. Il che è come arrampicarsi sugli specchi. Contrario alla proposta aventiniana della Schlein è l’ex Presidente della camera, Pierferdinando Casini, che parteciperà alla seduta, non votando il candidato Marini.

Da una parte, la presidente Meloni ci tiene molto alla nomina del giudice e dei due giudici da eleggere nei prossimi mesi per la ragione che la Consulta dovrà affrontare il problema dei referendum, tra cui quello sull’Autonomia differenziata, di cui le regioni Puglia, Campania, Sardegna e Toscana hanno sollevato la questione della legittimità. Dall’altra parte, l’opposizione tifa per la Consulta che non approvi i quesiti dell’Autonomia differenziata.

Nel caso che la Corte costituzionale bocciasse, il 12 novembre, l’autonomia differenziata, la presidente Meloni e il suo vice Tajani ne prenderebbero atto, al contrario, dell’altro vice, cioè Salvini, la cui riforma è stata voluta, fortemente, dai governatori leghisti del Nord e se venisse affondata, sarebbe un insuccesso clamoroso, per il leader del carroccio. Come diceva il Divo Giulio, pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina, Salvini non si strapperebbe i capelli se non venisse eletto il candidato Marini. Elementare, Watson.

Detto questo, in un clima allarmante di spioni, di sospetti e di dossieraggi, colpa anche dell’affaire Dna, Striano Laudati, è scoppiato - come detto - il caso chat top secret di FdI diventate di dominio pubblico, per via della pubblicazione de «Il Fatto quotidiano».

Guido Crosetto annuncia di andare in procura a denunziare «la violazione di segreto di corrispondenza». Vattelappesca quale sia il reato. Epperò, la più rammaricata è Giorgia Meloni: «Alla fine mollerò per l’infamia di pochi».

Tanto segrete le chat non erano, dal momento in cui andavamo a parlamentari e non. Vero è che il segreto quando credi di controllarlo, non lo controlli. In un mondo in cui chi è senza un segreto, apra un whatsapp.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)