L'intervento

Evviva, oggi e sempre, la Befana, che unisce usanze religiose e pagane

Nicola Simonetti

Nel 1977 fu cacciata via, ma la vecchietta non demorse e dopo otto anni tornò per la gioia di grandi e piccini

Oggi, la festa che tutte le altre caccia via, la Befana. Ma, nel 1977, essa stessa fu cacciata via nel contesto di una furia iconoclasta del momento: abolita; non più festività e vacanza. Ma la vecchietta non demorse. Dopo otto anni, il 6 gennaio del 1985, a furor di popolo che protestava «aridatece la Befana», ridiventò festa per la gioia di grandi e bambini. A Bari si torno anche a ricordare naddò và, è fést angòre - disce la Candelore (2 febbraio): uno scampolo di giorni, occasione per rimuovere il Presepe e fare un balletto pre-Carnevale.

Oggi, per piccini e grandi licet insanire in nome della Befana, figura del regno della fantasia che accomuna usanze religiose e pagane, per riprendere, domani, la quotidianità, favorita dalla gioia dei Re Magi e della nonna a cavallo di una scopa la cui etimologia dal greco mette pace tra i due mondi.

Una vecchia saggia – la Befana - che premia i bambini buoni e punisce, con bonomia e senza infierire (un monito ai genitori severi), i meno buoni portando loro del carbone, chiudendo le 12 notti (dal Natale al 6 gennaio) magiche considerate tali sin dagli antichi romani e dal Medioevo: un inter annos (tra gli anni: passato e nuovo). È considerata una fase di interruzione del tempo, il passaggio sospeso e, per questo, nella nebulosa del mistero religioso e pagano, misterioso e favoloso: Dio fatto Uomo e streghe, anime dei morti, coscienza e speranze dei viventi.

È anche l’inizio del faticoso recupero del valore e dignità della donna, da strega ed eretica a dignità di persona, Madonna, Santa.

La Befana è figura che, nel tempo, si è costituita, nel nostro immaginario, restando buona e cara nonnina nonostante secoli di demonizzazione (purtroppo non definitivamente archiviata) che hanno subìto le sue coeve e discendenti.

Oggi, la calza va mantenuta come simbolo (anche senza il desueto caminetto) mentre è opportuno eliminare la discriminazione buoni-cattivi ed il carbone punitivo. Si parli di «sorpresa», si indulga al regalino inaspettato (senza strafare) pur se desiderato. E sia festa condivisa, genitori, figli, nonni e, almeno per oggi, non sui social perché la Befana resti nostra amica autentica della e nella famiglia, quella dei begli anni che furono. E rispettiamola, con gratitudine.

Una sentenza della Cassazione (n. 2597/2013) ha condannato, per minaccia e violenza (art. 336 c.p) chi aveva chiamato «Befana», una funzionaria Unep. Inoltre «far travestire un vigile del fuoco da Befana e lanciarlo dal campanile» ha provocato una condanna per lesioni aggravate (sentenza n. 27577/2022).

Viva, viva, oggi e sempre, la Befana.

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