Domenica 07 Settembre 2025 | 07:53

Sono occidentale e ne vado orgoglioso che problema ho?

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Sono occidentale e ne vado orgoglioso che problema ho?

E poi. Perché dovremmo cancellare la nostra cultura, magari eliminando dai libri scolastici Nerone perché ai suoi tempi era un despota?

Venerdì 05 Gennaio 2024, 15:20

Io sono orgoglioso di essere occidentale. Scusate, ma perché non dovremmo esserlo? Perché non dovremmo essere fieri delle nostre democrazie? Del nostro rispetto dei diritti umani? Della laica separazione fra governo e religione? Della nostra libertà di pensiero, di dimostrazione, di movimento? Dei principi dell’illuminismo ma anche della tradizione cristiana? Dei valori per i quali c’è chi ha lasciato sangue? Della scuola per tutti? Della eliminazione della distinzione per caste e ceti? Perché, pur riconoscendo tante imperfezioni del nostro cosiddetto modello, dovremmo cancellare la nostra storia? Perché dovremmo accettare di essere considerati solo colpevoli di tutto ciò che non va al mondo? Perché dovremmo avere solo crimini da espiare e non esempi da diffondere?

E poi. Perché dovremmo cancellare la nostra cultura, magari eliminando dai libri scolastici Nerone perché ai suoi tempi era un despota? Perché dovremmo censurare anche un Dante o uno Shakespeare rei di qualche testo considerato patriarcale? E Cenerentola col suo Principe azzurro? Perché dai nostri film dovrebbe essere censurato ogni riferimento al sesso e dintorni perché potrebbe non essere ritenuto politicamente corretto? Perché, pur con tutto il dovere di farlo, dovremmo ritenere degni di attenzioni solo gli emarginati e le minoranze? Perché dovremmo catalogare tutti gli altri come inevitabili e scontati oppressori? Perché dovremmo accettare di essere considerati tutti colonialisti e imperialisti affamatori di popoli? Perché non lo sarebbe una Cina che strozza di usura chi aiuterebbe? Perché ogni produttore di ricchezza deve essere tacciato di essere un approfittatore e non un creatore di opportunità e lavoro anche per gli altri? Perché considerarlo solo un inevitabile inquinatore e distruttore del pianeta?

E poi. Perché dovremmo mettere (come qualche imbecille ha fatto) una Madonna gay nei nostri presepi per rispetto verso la comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender) che non hanno mai sognato di chiederlo? E perché avremmo dovuto farlo in reazione all’altra ipotizzata imbecillata di imporre il presepe nelle scuole? Perché dovremmo negare come un peccato originale che nascere, per esempio, in Europa è una fortuna per chiunque? E perché dovremmo negarlo nel nome sacrosanto di chi questa fortuna non ha avuto? Perché, più che esserne fieri, dobbiamo nascondere come una prevaricazione di aver studiato rispetto a chi per sua sventura o sua scelta non lo ha fatto? Perché questo odio che dagli Stati Uniti si diffonde nel mondo da parte dei non laureati verso i laureati? Perché dovremmo pentirci di aver passato parte dei nostri anni sui libri? Perché dovremmo fare pubblica ammenda di non essere tutti operai, fattorini, camionisti, parrucchieri, personale di ristoranti o alberghi diventati in America quasi due terzi dell’elettorato e base sicura di Trump?

Di questa società in cui crediamo (rispetto ai sempre meno che continuano a crederci) dobbiamo riconoscere le mille imperfezioni e i mille abusi e le mille ipocrisie. Ma possibilmente non fino al punto di essere pervasi da uno spirito autodistruttivo tale da consegnarci inermi nelle mani (e nella propaganda) dei suoi nemici. Non fino al punto da ritenere che un mondo come l’attuale in cui i regimi autoritari sono la maggioranza rispetto a quelli democratici sia il migliore dei mondi possibili. E non invece il mondo che ci meritiamo per non essere stati capaci di difendere e apprezzare e far conoscere a sufficienza il nostro. Quello che poi è il più desiderato nonostante le apparenze. E benché Putin sia ritenuto (anche da molti di noi) un liberatore e non un aggressore.

Il principale problema dell’Occidente non è avere tanti di quei difetti da essere rifiutato, quanto di aver perso la forza di difendere il suo modo di essere. Più la sua inanità e mancanza di fiducia in sé stesso che la sua inferiorità a chicchessia, meno che mai a Paesi o porzioni di mondo con governanti ereditari a vita e con elezioni al 99 per cento. O con oppositori «suicidati» di Stato o affossati in lager. Questa ribellione agli stereotipi viene considerata di destra o reazionaria soprattutto da una sinistra ormai incapace di fare come i vecchi Apache, mettere l’orecchio sulla prateria per capire dove vanno gli zoccoli dei cavalli. E capace invece di lasciare bellamente in mani altrui le nuove attese della gente. Esigenze come la sicurezza, la difesa dall’inflazione, la protezione della propria comunità, il rispetto delle tradizioni, anche l’argine a una immigrazione non regolata.

Fanno maggiori danni all’Occidente più tanti progressisti disertori e collaborazionisti, quanto una sua concezione della vita. Quella che nonostante tutto deve sempre inorgoglirci di essere ciò che siamo.

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