Facciamo un raffronto tra l’Italia del 1946 e quella del 2023. La popolazione italiana nel 1861, con l’Unità d’Italia, è di 22.176.477 abitanti, 32.960.316 nel 1901 e 41.043.489 nel 1932. Nel 1946 raggiunge i 45.540.002 con 1.036.09 nati nell’anno della Repubblica. Oggi siamo a 59.258.00 abitanti.
Le separazioni di matrimonio nel 1946, non c’è il divorzio, sono 1.800, a fronte delle 85.000 odierne. La mortalità infantile raggiunge i 120 morti ogni mille nati a fronte dei 2 odierni. Il Servizio Sanitario non esiste e le condizioni di povertà e denutrizione sono inimmaginabili. Malaria, tifo, tubercolosi mietono migliaia di vittime e gli alleati spruzzano il DDT (paradiclorodifenitricloroetano), che è un insetticida potentissimo, direttamente sulle persone al fine di evitare il contagio.
Il 50% dei cittadini italiani nel 1946 non sa leggere e scrivere. Oggi siamo sotto l’1%. L’anno scolastico 1946-47 inizia il 4 ottobre e termina il 14 giugno. Le pagelle hanno lo stemma del Re e di Mussolini. Le classi sono composte da un numero di ragazzi che varia tra i 40 ed i 50. Per legge è obbligatoria la Scuola Elementare, ma l’evasione scolastica è altissima e non perseguita. Le scuole sono in tantissime ubicate in ex conventi. I docenti guadagnano all’incirca 9mila lire (euro 4,65) al mese.
Le donne laureate nel 1946 sono 22 su 100, oggi 62 su 100 laureati. In Parlamento, alla Costituente, le donne elette sono 21, nel 2023 ne abbiamo 200. Oggi abbiamo tante donne Ministro. I cittadini con pensione sono 45 per 10.000 abitanti nel 1946, oggi 480. I delitti denunciati sono 105 ogni 1.000 abitanti, oggi 110.
Nel 1946 i cinema staccano 40 milioni di biglietti, a fronte dei 10 milioni del 2020. Non esiste in Italia la televisione e la radio, che posseggono in pochi, dall’8 settembre 1943 ha sospeso le trasmissioni, che riprendono il 3 novembre 1946. L’operaio guadagna 10.000 (euro 5,16) lire al mese, al sud non supera le 8.000 (euro 4,13).
Il campionato di calcio di serie A 1945-46 si gioca con una formula strana, per via della difficile situazione dei trasporti: un torneo per il Nord Italia ed uno per il Sud. A quello del Sud partecipano le squadre di serie A e B. Lo scudetto lo vince il Torino. Il Bari si classifica al primo posto, con il Napoli, nel torneo del Sud ed accede al girone finale, dove è ultimo, all’ottavo posto.
Le auto in circolazione nel 1946 sono circa 300.000, oggi superiamo i 40 milioni. La Fiat 1100 costa 900.000 (euro 464,81), la Lancia Ardea 400.000 (euro 206,58), la Topolino circa 300.000 lire (euro 154,94). Il 23 aprile 1946 è brevettata la Vespa, presentata come una piccola vettura. Costa 55.000 lire (euro 26,00). Il 18 aprile 1946 nasce Mediobanca, diretta da Enrico Cuccia. Il 5 maggio, quando siamo ancora Monarchia, al costo di 30 lire (euro 0,17), gli italiani iniziano a giocare la schedina al Totocalcio. Il 7 maggio torna in edicola «Il Corriere della Sera».
Il 5 luglio arriva in Italia il bikini. Ha una portata devastante in un Paese dove le gonne arrivano abbondantemente sotto il ginocchio e per molte donne addirittura ai piedi.
Il pane costa 45 lire al kg (euro 0,025), lo zucchero 720 (euro 0,38), la pasta 120 (euro 0,6), il caffè 20 (euro 0,1), il giornale 4 (euro 0,002), il vino 75 (euro 0,04), 1 grammo di oro 818 (euro 0,42), la benzina 600 lire (euro 0,31) al litro.
Nel 1946 in Italia si soffre la fame. Esiste il mercato nero con prezzi proibitivi e le tessere annonarie per famiglia con razionamento dei beni. Arrivano alimentari dagli USA: scatolette di carne, la farina bianca, lo zucchero, addirittura gli spaghetti cotti e conditi nelle scatolette, la cioccolata, il latte in polvere, il caffè. Tutti generi che gli italiani o non conoscono o non vedono da tempo, per la guerra e per l’autarchia del Fascismo.
La produzione di olio è di 3 milioni di quintali nel 1946 a fronte di 6 odierni. Il vino, invece, nel 1946 arriva a 55 milioni di ettolitri a fronte dei 46 milioni odierni. Va specificato che la qualità odierna pone i vini italiani tra i migliori del mondo. Nel 1946 la maggior parte della produzione è di tipo familiare.
La rete autostradale copre allora appena 480 km, a fronte dei 7.000 attuali.
La Costituzione repubblicana è approvata il 22 dicembre 1947 dall’Assemblea Costituente. Risultano presenti 515 Deputati su 556. 12 assenti sono giustificati, 29 assenti. 453 voti favorevoli alla Costituzione e 62 contrari. Il 22 dicembre 1947 tutti i costituenti pugliesi votano la Costituzione. Risulta assente giustificato, in congedo, Martino Trulli (Uomo Qualunque). Assenti Carlo Ruggiero (Partito Socialista Unità Proletaria) e Pasquale Lagravinese (Uomo Qualunque). È promulgata il 27 dicembre dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Entra in vigore il 1° gennaio 1948. Stabilisce all’art. 1 «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». All’art. 139 recita «La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale».