Sabato 06 Settembre 2025 | 18:38

Sviluppo al Nord con manodopera del Sud, e il mare resta a destra

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Bari-Pescara, Amati: «Raddoppio binario ma i treni devono andare più lenti. Regione si prepari a impugnare»

In questo modo la Puglia in dieci anni ha perso quasi 140 mila giovani di meno di 34 anni. E la Basilicata oltre 22 mila.

Venerdì 08 Settembre 2023, 15:00

Non solo mare a sinistra, ma neanche più mare a destra. Non solo ritorno dal Nord di chi è stato costretto ad andarsene lungo la linea adriatica, ma mai più partenze di chi non vuole andarsene col treno per Bologna o Milano. Scusate, ma perché io non posso restare? Perché la mia terra non deve consentirmi di fare qualcosa dove sono nato e dove voglio cercare la mia felicità? Ha scritto di recente il romanziere Nicola Bottiglieri: «Che diavolo è successo negli ultimi cinquant’anni perché non si riesce a vivere insieme nonni, padri e figli? Perché ogni nido deve restare sempre vuoto, e le rondini devono andare sempre alla perenne ricerca di un luogo diverso da quello nel quale sono nate?».

È successo, e non solo negli ultimi cinquant’anni, che i governi italiani abbiano insistito sempre nello stesso ritornello: sviluppo al Nord e manodopera dal Sud. Quindi via se volete campare. E dallo sviluppo del Nord sgocciolerà qualcosa anche per voi («trickle-down», dicono gli inglesi). E già li sentiamo, meridionali (ignorantissimi) soprattutto: e basta con questo Nord e Sud. Non disturbare il guidatore.

In questo modo la Puglia (tanto per non divagare e non disturbare) in dieci anni ha perso quasi 140 mila giovani di meno di 34 anni. E la Basilicata oltre 22 mila. Aggiungici i bambini che non nascono, perché vai a farli nascere al Sud e, se nascono, nascono al Nord dove i possibili genitori sono. Nelle nostre città restano i vecchi. E gli immigrati? No, quelli ci tolgono il lavoro (ma quando mai). Come se non possa cambiare mai niente, cari meridionali (ignorantissimi e inermi). Negli ultimi vent’anni tutto questo è costato al Sud 138 miliardi di euro, spesi per istruire i propri ragazzi (460 mila laureati) poi regalati chiavi in mano agli altri. Tiè, gratis. A parte quelli all’estero (stavolta anche dal Nord) dove non ti pagano una miseria come qui. Ma se vai sui social, dove ogni scappato di casa può dire la sua, leggi (leggi anche, per fortuna) commenti di chi sembra atterrito alla sola idea di reagire: basta con questo Nord e Sud.

Si è svolto a fine agosto a Campobello di Licata (Agrigento) il primo Festival italiano per il diritto di restare («Questa è la mia terra e io la difendo»). Nome che si ispira al blog di un ragazzo che nella sua Sicilia voleva rimanere, Giuseppe Gatì, pastore di capre per l’azienda familiare lì morto a soli 23 anni per un incidente sul lavoro. Diceva: «Perché devo andare via dal Sud, quando la povertà l’hanno portata altri, la mafia e il malaffare?». Un movimento si crea attorno e nasce il Festival a basso costo alla meridionale: aiuto di mamme, nonni, vicini, raccolta di 20 mila euro. Grande partecipazione, alla faccia di chi «non c’è più niente da fare». Nella Sicilia in cui, a cavallo del Covid, era già nato il South Working, decine di migliaia di giovani tornati grazie al lavoro a distanza.

Si ripeterà tutto l’anno prossimo. Prima richiesta: puntare sugli Its per la formazione, gli istituti di alta formazione post-diploma di cui la Puglia è ben dotata, dall’aerospazio, all’enogastronomico, al meccatronico. E certo, questo non può continuare a essere il Paese con tanti più disoccupati quanti più sono i lavoratori adatti che non si trovano. Col 48 per cento dei posti vacanti. Solo in Puglia, delle 25 mila assunzioni previste, manca il 44,2 per cento delle figure richieste. E poi, questa storia degli insegnanti del Sud che devono andare al Nord per garantire il tempo pieno che lì lo Stato assicura mentre al Sud si deve uscire di aula alle 13 e povera formazione e povere famiglie. Ma così vuolsi con uno Stato matrigno che tratta in maniera differente secondo il luogo di nascita. Lavoratori trasferiti come pacchi postali mentre tutto il mondo torna a casa dai furori della globalizzazione. «Go home», lo sviluppo è lì, tranne che per decreto dal Molise in giù.

Eppure il mare a sinistra è molto più a sinistra di quanto si creda. Non solo con un programma della Regione Puglia per far tornare le rondini. A decine ormai infermieri meridionali si dimettono dagli ospedali del Nord: costo della vita troppo alto, con 1400 euro come fai? Meglio a casa dove non guadagni di più ma almeno c’è la famiglia che non ti costringe alla baby sitter per tenersi i bambini (per i quali, ovvio, il detto Stato matrigno non dà gli stessi asili nido di altrove). E così tanti altri, una migliore vita anche a costo della rinuncia a un contratto a tempo indeterminato. La piccola silenziosa rivolta contro la Grande Diaspora è la notizia. La scoperta che il vero deserto spesso è nella convinzione che al Sud nulla si possa tranne che prendere un treno.

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