Dall'Inghilterra

Ma la regina consorte Camilla non è una Circe: troppa misoginia contro di lei

Stella Fanelli

Nonostante siano trascorse settimane dall’incoronazione di Carlo III ancora copertine di riviste, quotidiani e i social continuano a esibire titoli e articoli di una ferocia morale contro una regina, e quindi contro una donna, che dovrebbe indignarci

Nonostante siano trascorse settimane dall’incoronazione di Carlo III ancora copertine di riviste, quotidiani e i social continuano a esibire titoli e articoli di una ferocia morale contro una regina, e quindi contro una donna, che dovrebbe indignarci. Marcel Proust diceva che «Si diventa morali non appena si è infelici» ed è chiaro come il personaggio Camilla e la sua storia ancora non vengano giudicati serenamente e con lo scrupolo di chi cerca nelle cose e nelle vite la Verità, ma, pur dopo così tanti anni, generino odio e coagulino frustrazione e malanimo in chi, con una evidente immaturità emotiva e culturale, si identifica nella moglie tradita, nella donna a cui è stato rubato il marito, il ruolo e la corona e a cui spetta di diritto la distruzione della nemica, l’attesa della sua rovina.

Camilla invece con il suo matrimonio prima e con l’incoronazione poi, pare aver inflitto una seconda e più dura sconfitta a chi ha coltivato aspettative di vendetta, a chi si sente offeso dalla sua felicità, dall’amore che riceve, da quello che appare il definitivo suo trionfo. Una società denuncia tutta la sua arretratezza, il suo sottosviluppo morale quando vede nella donna ancora Circe, Eva tentatrice e le riserva infamia, disprezzo. È misoginia, una violenza che non può lasciarci indifferenti!

Carlo e Camilla si conoscono nel 1970 a una partita di polo: 23 anni lei, 22 lui. Affinità elettive profonde stringono subito due giovani che però devono essere allontanati, ma non è il Destino a separarli bensì le logiche per cui hanno resistito e resistono le monarchie. Carlo è l’erede al trono di una delle famiglie più antiche d’Europa: la sua futura sposa deve pertanto incarnare agli occhi del popolo un modello: Camilla non può sposare un uomo che deve diventare re, altre erano le candidate e tra queste, Diana Spencer, giovanissima e senza un passato, è la prescelta da Elisabetta che dirige la regia di eventi che però come sappiamo sfuggirono al suo controllo. Perché una madre anche se è la regina d’Inghilterra può importi di sposare una donna diversa da quella che ami, ma non ha alcun potere sui tuoi sentimenti...

E Carlo dunque ubbidisce e rispetta le regole perché vuole essere re ma non smette di cercare, trovandolo, in Camilla, accudente, solida, dal primo incontro a Cambridge, il suo punto di riferimento, la ragione della sua forza. Quel sentimento che non possono vivere alla luce, lo coltiveranno nel silenzio e contro tutti per lunghissimi anni. Tutti sapevano e una ragazza come Diana la cui famiglia era di nobiltà più antica perfino di quella dei Windsor non può non aver dubitato che il suo potesse essere un matrimonio combinato, la sua ingenuità è stata forse colpevole se ha deciso di ignorare cosa può aver portato un uomo destinato a diventare il sovrano a sceglierla. Ancora più colpevole è il nostro esserci convinti e poi ostinati a credere in quella favola in cui mancava l’amore. Un matrimonio «affollato» non può durare e nel 1995 il divorzio toglie la possibilità di diventare regina a Diana che ha però conquistato i cuori del popolo inglese che alla sua prematura e tragica morte santifica la sua figura e la sua opera.

Cupa resta invece la luce che viene proiettata su Camilla nei confronti della quale molti di nuovo in queste settimane si arrogano il diritto e la superbia di giudicarla colpevole solo perché a una donna non può essere perdonato di amare un uomo sposato mentre il marito che tradisce va assolto! Carlo è stato infedele ma Camilla ha pagato il prezzo più caro per un amore che non riusciamo ad accettare neanche dopo cinquant’anni e tutte le prove e le tempeste che ha superato, per una storia a cui non concediamo la forza di cambiare i nostri pregiudizi. Ciò che scandalizza è constatare che siano state più le donne che gli uomini a incrudelire contro Camilla, ad aver riempito le proprie bacheche nei social con le provocatorie foto di Diana con cui esprimevano arrogante e sprezzante rifiuto della realtà! Forse in Camilla alcune hanno visto e vedono la donna contro cui loro hanno perso quella battaglia che non può essere considerata l’Amore.. ma non c’è dolore o ferita che giustifichi il disprezzo per una donna, che autorizzi la sola sua condanna quando a sbagliare è anche e più l’uomo.

Questa fierezza con cui si diffama una donna è solo il primo di molti passi che possono condurre alla violenza contro tutte le donne. Individuare infatti nella donna il male significa indicare all’uomo chi colpire, umiliare, uccidere e legittimare così la sua sopraffazione.

E una donna non può mai essere la complice di un atto di violenza contro un’altra donna! Forse antropologicamente non ci siamo allontanati da quel passato che conserva memoria e vergogna di ciò che abbiamo sempre inflitto alle donne se ci sentiamo nel giusto quando lapidiamo una donna! Cristo perdonò l’adultera non gli uomini e le donne con le pietre in mano! In troppi di noi, culturalmente poveri…, chiusi nel recinto della propria miseria intellettuale, impediscono alle società di cambiare, evolvere e affrancarsi da quella visione del mondo in cui il peccato è solo di Eva anche se a mangiare la mela fu pure Adamo! E così l’incoronazione di Carlo e Camilla ci ha detto qualcosa sul nostro conto e non può piacerci.

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