L'analisi
La sanità disumana è l’emblema di un Paese disumano
Da dieci giorni era ricoverata in attesa, pare, di una gastroscopia e di una colonscopia per sospetta diverticolite. Forse non è andata così, ma intanto sono indagati due chirurghi
Non avremmo mai dovuto arrivarci. Sanità: mai avremmo dovuto leggere certi commenti sul sito della «Gazzetta». L’occasione è stata la morte (penoso anche scriverlo) di una insegnante di 62 anni a Lecce. Da dieci giorni era ricoverata in attesa, pare, di una gastroscopia e di una colonscopia per sospetta diverticolite. Forse non è andata così, ma intanto sono indagati due chirurghi. Le indagini accerteranno i fatti. Però fra le centinaia di interventi su Facebook, sono balenati quelli tipo: poi si lamentano se qualcuno spacca tutto. Diciamo: se qualcuno picchia. La violenza rivela la fine di ogni ragione e di ogni sopportazione.
Ci sono, è vero, i soliti «leoni da tastiera». Ma la verità è che in questa emergenza sociale della sanità che non funziona, siamo tutti vittime: i pazienti come i medici. La dice lunga che non ci sia medico oggi che non si assicuri sui rischi del suo lavoro. La dice lunga la crescita di una nuova specializzazione: la medicina difensiva. Quella che si preoccupa tanto di curare quanto di rispondere alle accuse di non curare bene. E la dice lunga che il giudizio popolare sui medici sia oggi così critico.
Sorprende piuttosto che il cinema non abbia ancora adottato uno scenario purtroppo ideale per ogni dramma: i pronto soccorso. Sorta di inferno ovunque, al Nord come al Sud. La peggiore unità d’Italia nel Paese più disunito d’Europa. E specchio impietoso della morte della pietà.
Ha un bel dire il ministro della salute, Schillaci, quando mal dice che l’80 per cento degli accessi in questi pronto soccorso è evitabile. Nel senso che è quasi sempre sbagliato bussare lì per tutto. E che su 14,5 milioni di pazienti, quasi dieci sono da codice verde o bianco. Magari un ministro deve chiedersi perché e intervenire, invece di sibilare condanne e amen. Perché è dubbio che a qualcuno piaccia non solo stare lì ore in attesa, ma spesso senza una spiegazione. Ciò che sempre più frequentemente anima la mano di parenti esasperati. Si è invocata più polizia nel reparto, addirittura l’esercito. Sistema rapido per (giustamente) reprimere ma non risolvere alcunché.
Si parla da decenni di presidi di territorio, primo approdo invece di finire nella fossa comune. Si parla. Anzi per ora il governo riduce la spesa sanitaria a meno di prima del Covid.
E le liste d’attesa, più disperanti al Sud ma diffuse ovunque. Un anno per una mammografia. E la manfrina dei soli due giorni se la fai privatamente. In Puglia 200mila malati che aspettano un esame. Si può curare solo chi ha i soldi, è la convinzione. Più soldi se vuoi la fattura, meno se rinunci chiudendo un occhio sull’evasore. In una sanità pubblica italiana che sarebbe fra le migliori del mondo proprio perché aperta a tutti e gratuita. Ma nella quale, se è sempre più diffusa quella privata, un motivo ci deve essere. Come ci deve essere se è diventata il business preferito dei più spregiudicati investitori internazionali. Arricchirsi sulla sofferenza.
E i viaggi della speranza dal Sud verso il Nord, anche questi bocciati da assessori vari come non sempre giustificati. Ma allora perché la sfiducia verso casa propria? Se è cattiva informazione, si rimedi su questo invece di far sentire gabbati e mazziati. Solo in Puglia con quanto speso in quattro anni si potevano costruire almeno due nuovi ospedali. Solo un po’ meglio la Basilicata. Mentre fiorisce un mercato dei pazienti con le cliniche private del Nord che mandano pulmini a reclutare pazienti, venghino signori, c’è sempre un posto letto per voi. La concorrenza della vergogna.
Perché se l’Italia sarebbe tutta eguale, sempre meno eguale è il Sud. Penalizzato da una spesa pubblica sanitaria che avvantaggia le regioni del Centro Nord perché avrebbero più anziani (quindi più bisognosi di cure). Non tenendo conto che comunque stanno peggio gli anziani del Sud perché più poveri. Tanto che ormai il dieci per cento non si cura più (non può curarsi più). Anzi al Sud per questo si muore tre anni prima. Puglia che per esempio ha migliaia di medici e infermieri in meno rispetto ad altre regioni centrosettentrionali di pari peso. Ma è anche responsabile di tanta disorganizzazione (e mancanza di cortesia) non dipendente dai fondi. Ci spiegate perché un reparto funziona e uno meno?
In questo scenario da film dell’orrore, migliaia di medici fuggono dall’Italia. Non si trovano medici e le facoltà di medicina hanno il numero chiuso. La sanità disumana è l’emblema di un Paese disumano. Specie quando discrimina fra i suoi cittadini. Come potrebbe ancora di più avvenire con quella follia dell’autonomia differenziata, regioni deluxe e regioni discount. Ha scritto uno su Facebook: «Questo Paese fa schifo».