In merito all’ammonimento del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, non l’unico, nei riguardi della preside prof.ssa Annalisa Savino, Liceo Michelangelo di Firenze, è opportuno dire, non schierarsi come di consueto si opera in Italia depauperando il dibattito pubblico semmai palesare delle considerazioni che devono richiamare la democrazia e la Costituzione italiana, che mirano a salvaguardare i diritti e a indicare i doveri di ciascun cittadino che crede nello Stato italiano, perché la fiducia è doverosa in politica se non si vuole che la società si sgretoli.
Ecco. Continuando a manifestare atteggiamenti che non sono nitidamente riprovevoli nei riguardi di atti di violenza non solo è moralmente inaccettabile, ma provoca una demolizione della fiducia, nonché di smarrimento se addirittura si appongono distinzioni sugli esecutori della violenza: di estrema destra o sinistra. Chi ha fatto cosa…!?!
Occorre onestà intellettuale. Necessita fare appello alla prevenzione di tali atti di violenza, non solo reprimere, punire le violenze, e destare le menti così come ha fatto la preside del Liceo, così come ogni preside e ciascun insegnante dovrebbe educare e formare affinché siano tutelati i princìpi democratici e non si approdi invece a una «democrazia autoritaria» (R. Sennet). La ragion d’essere di ogni insegnante è insegnare ai princìpi di libertà e di responsabilità, far comprendere le verità e soprattutto non mostrarsi mai indifferenti. Non essere indifferenti alla storia, al passato, a un presente caotico, spersonalizzato e disorientato. Non dichiararsi tolleranti alle violenze perché come si legge nelle parole della preside: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato col suo nome, combattuto con le idee e la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene, 100 anni fa, ma non è andata così».
Sembrano echeggiare le considerazioni di Hannah Arendt che incontriamo nel testo Le origini del totalitarismo: ovunque il totalitarismo sia giunto al potere «ha distrutto tutte le tradizioni sociali, politiche e giuridiche del paese. A prescindere dalla specifica matrice nazionale e dalla particolare fonte ideologica, ha trasformato le classi in masse, sostituito il sistema dei partiti non con la dittatura del partito, ma con un movimento di massa, trasferito il centro del potere dall’esercito alla polizia e perseguito una politica estera apertamente diretta al dominio del mondo». E così è accaduto che i «sistemi monopartitici» hanno abbandonato radicalmente «le categorie tradizionali giuridiche, morali o del buon senso», agendo secondo una loro scala di valori che non poteva essere più giudicata.
Ogni cittadino di buon senso ha il dovere morale di non restare passivo. Di non essere indifferente. E soprattutto si eviti di modificare sistematicamente verità raccontando menzogne, spostando gli obiettivi e mirando a soggetti la cui unica arma che possiedono e usano è la cultura, che formano i loro allievi a diventare cittadini liberi, responsabili, che con onestà e rettitudine debbano appalesare senza paure i valori della Costituzione perché la democrazia non può essere sovranista, autoritaria, ideologica, non ha bisogno di ergersi su appigli fallaci, e il potere che la regge non dovrebbe dimostrarsi opaco: «l’opacità del potere è la negazione della democrazia» (N. Bobbio). La democrazia ha già in sé tutto ciò che è indispensabile per una pluralità che goda del suo spazio pubblico con “critica” e “utopia” (R. Mordacci), ovvero servendosi di un pensiero critico, imparando a risolvere le contraddizioni, ad attuare con convinzione e consapevolezza una metamorfosi concreta della società e con l’utopia, ovvero il desiderio, il sogno, si proietti il pensiero e l’agire individuale alle relazioni, alle reciprocità, a un’etica della comunicazione, alla giusta misura o aurea mediocritas.