Sabato 06 Settembre 2025 | 18:42

Lui come Diabolik, ma non si può fuggire per sempre

 
Enzo Verrengia

Reporter:

Enzo Verrengia

Lui come Diabolik, ma non si può fuggire per sempre

La cattura di Matteo Messina Denaro, come a suo tempo quelle di Totò Riina, Bernardo Provenzano e, più a nord, Renato Vallanzasca, porta nel concreto una mitologia immaginaria

Mercoledì 18 Gennaio 2023, 13:23

Non si può latitare per sempre. Neanche se la rete di protezione è così ampia da permettere di andare a Barcellona per subire un’operazione oculistica o recarsi in una clinica privata di Palermo a fruire di una terapia antitumorale. La cattura di Matteo Messina Denaro, come a suo tempo quelle di Totò Riina, Bernardo Provenzano e, più a nord, Renato Vallanzasca, porta nel concreto una mitologia immaginaria.

Spesso il criminale, al pari che nella cronaca, si nasconde in un rifugio sotterraneo. Il dottor Fu Manchu, di Sax Rohmer, è circondato da fiabeschi ambienti di roccia. Analogamente al Fantomas parodistico dei film girati verso la metà degli anni ‘60 da André Hunebelle, fra grotte immense che risuonano di un organo da giudizio universale.

In Licenza di uccidere, il Dottor No minaccia il mondo dalla sua centrale situata nelle profondità dell’isola caraibica di Crab Key. Verrà ricalcato da altri film di 007, come Si vive solo due volte.

Il latitante per eccellenza è Diabolik, al quale non per caso ha usato e osato raffrontarsi lo stesso Messina Denaro.

Il Re del Terrore, creato nel 1962 dalle sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani, ha da oltre 60 anni un successo di pubblico mai appannato. Di recente viene rinfocolato dai due film dedicatigli dai Manetti Bros. Sfugge all’ispettore Ginko e ogni volta torna con l’inseparabile Eva Kant in rifugi sfarzosi, dotati di ogni comfort, dove preparare nuovi colpi con l’utilizzo delle sue incredibili maschere.

Nella versione cinematografica camp datata 1968, diretta dal grande Mario Bava, un’autostrada sotterranea porta diritta ad una monumentale suite scavata sotto una montagna, di gran lunga più scenografica di quelle che appaiono sulle tavole disegnate.

Il modello di riferimento è il feuilleton, di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel proverbiale I misteri di Parigi, di Eugène Sue, il sottosuolo vi gioca un ruolo determinante. Tanto da scatenare imitazioni peninsulari, tra cui Il ventre di Napoli, di Matilde Serao, e I misteri di Napoli, di Francesco Mastriani. Entrambi incentrati sul binomio cattivi-caverne. Anche Jules Verne relegò il morente Capitano Nemo, inseguito da tutte le marine militari dell’epoca, in una grotta sottomarina, da dove aiuta i naufraghi de L’isola misteriosa.

Gaston Leroux sceglie per lo sfigurato Erik le fondamenta di un teatro destinato a far rabbrividire generazioni, quello de Il fantasma dell’opera. Il parente stretto di un altro fantasma, quello del Louvre, il Belfagor di Arthur Bernède.

C’era poi un celebre latitante allo scoperto, con le forze dell’ordine alle calcagna. Si trattava de Il fuggiasco, in una serie di 120 episodi trasmessi dal 1963 al 1967, che consacrarono al culto David Janssen che interpretava il Dottor Richard Kimble, braccato per un delitto mai commesso.

Fu ripreso nel 1993 da Harrison Ford con Il fuggitivo, regia di Andrew Lewis. Kimble era innocente, Messina Denaro no, e con lui gli altri che, una volta acciuffati, fanno sentire i cittadini più al sicuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)