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L’impronta femminile che contrassegna la nuova «Gazzetta»

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

L’impronta femminile che contrassegna la nuova «Gazzetta»

Aurelia Maria Miccolis tra famiglia e impresa

Venerdì 16 Dicembre 2022, 10:43

13:33

Una voce femminile, si alza alle ore 20,00 nel parterre di spicco della prima serata di Parola mia, l’evento inaugurale e celebrativo dei 135 anni de La Gazzetta del Mezzogiorno.

La presenza di genere nell’apertura della serata sottolinea un cambio di voce di vibrante emozionalità, per la valorizzazione della diversità che l’essere donna porta con sé, inevitabilmente e soprattutto se impegnata a governare attraverso una gestione più umana e aperta verso il cambiamento e l’evoluzione delle strutture, considerandole prima di tutto luoghi di persone. Una sensibilità che La Gazzetta mostra anche nella composizione della sua redazione e nelle firme presenti ogni giorno sulla carta stampata.

Questo è stato il fulcro del discorso della nuova editrice e amministratrice Aurelia Maria Miccolis, ieri sera sul palco del Kursaal Santa Lucia di Bari, che tra le tante parole da scegliere, ha deciso di usare la parola famiglia. Non a caso. Non solo perché donna e il richiamo alla famiglia è connaturato alla sua essenza. Ma piuttosto perché lei nella famiglia ci crede davvero, sul versante privato, con tre figli e una dedizione che poche imprenditrici riescono ad avere e sia sul lato impresa, nel quale si impegna in prima persona a far vivere il clima di famiglia ai suoi dipendenti, orientando le scelte strategiche verso orizzonti di coesione e di benessere. Cita nel proprio intervento anche gli aspetti critici dell’essere famiglia, la tossicità tipica, che nonostante gli sforzi le organizzazioni come le famiglie vivono e, che non per questo comporta la rinuncia alla ricerca di salute, pace e armonia verso il cambiamento e il miglioramento continuo. La parola famiglia da contrapporre alla parola guerra, afferma la Miccolis, che spesso viene inflazionata anche al lavoro, nella sana ambizione di sfidare anche se stessi per eccellere, ma che orienta l’animo al conflitto di fondo insano e improduttivo. Una parola, famiglia, che al Sud Italia dovremmo conoscere bene, da prima che per ragioni politiche si ricorresse di frequente allo slogan famiglia, che richiama i momenti dei pranzi intorno alla tavola, delle festività sentite, che pur nelle contraddizioni delle famiglie numerose, restano gli ambienti di calore, da cui chi si allontana continua a sentire la mancanza negli anni. Lo spirito di famiglia che anche nelle organizzazioni è possibile stimolare, lontano dalla concezione del familismo amorale di Bevilacqua, vicino all’idea del supporto e della capacità strategica di essere uniti e coesi per affrontare le difficoltà e mantenere dritta la barra del timone.

Parole e affermazioni che sembrano valori, dichiarati anche per La Gazzetta, come mission che si staglia sullo sfondo del suo discorso istituzionale e anche personale, con un tono di voce chiaro, squillante e pieno di pathos, di chi non può e non vuole nascondere un’emozione che in realtà è positiva, perché la rende vera e autentica, di cui si scusa, mostrandosi umile e forte al contempo.

Sincerità che la contraddistingue come stile che difatti, afferma, di voler portare anche al giornale, che -dichiara- desidera rimanga libero e autorevole.

Una governance innovativa, dunque, guiderà la nuova Gazzetta, che sebbene voglia restare fuori dall’influenza dell’autonomia tecnico professionale delle scelte di contenuto, ne influenzerà inevitabilmente lo stile, il modo e il funzionamento, laddove nell’impresa, come in una famiglia i risultati arrivano solo se si guarda anche agli aspetti apparentemente meno rilevanti come la dolcezza, la gentilezza, la comunicazione efficace e le relazioni sane e armoniose. Uno stile di governance che non si impone con scelte calate dall’alto e fondate sul potere, che nel suo ruolo avrebbe, ma sulla gestione delle risorse umane e non, per l’identità del gruppo e perché il giornale abbia il maggior impatto mediatico e sociale, che risvegli coscienza critica e funzione educativa, di mediazione culturale, in accordo con quanto affermato in apertura dal direttore Oscar Iarussi.

Che questa Gazzetta possa ritornare come simbolo di pluralità e valorizzazione della diversità, di genere, di età e di punti di vista, rappresentando così la variegata composizione del sociale e dei lettori e scrittori che la realizzano.

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