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Caro occidente, la democrazia non è un difetto

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Caro occidente, la democrazia non è un difetto

Putin, simbolo del «machismo» di regime

L'Ovest si vergogna anche dei suoi valori sani, come se essere democratici fosse una debolezza rispetto al «machismo» di regime

Venerdì 22 Aprile 2022, 14:27

Ma cosa c’entra Hollywood con la guerra in Ucraina? L’ultimo Oscar è stato vinto da un film di seconda categoria. Come mai? Era comunque interpretato da due attori muti, quindi era in linea con le regole che la Mecca del cinema si è data: candidabili solo produzioni con valori sociali. Come se tutto il resto fosse il diavolo. Effetto della nuova sindrome americana (e occidentale): vergognarsi tanto di se stessi, da cercare riabilitazioni solo nella pur giusta esaltazione delle minoranze. O delle diverse abilità. Con una collaterale mortificazione di tutto ciò che, essendo comunque maggioranza o cosiddetta «normalità», sarebbe potere. Fino al punto che Putin si è vantato della sua guerra macha contro la quale l’Occidente «effeminato» non avrebbe saputo opporre nulla.

Ma l’Occidente non si vergogna solo di questo. L’Occidente si vergogna anche dei suoi valori democratici. Come se essere democrazia fosse una debolezza rispetto al «machismo» (rieccolo) dei regimi autoritari, che quelli sì che sanno come si fa.
Questa libertà che si traduce in libertinismo, questo rispetto del voto che si traduce in impotenza, queste garanzie per le opposizioni che si traducono in paralisi, questa eguaglianza di genere che si traduce in equivoco. Meglio una democrazia calata dall’alto. Magari dall’uomo forte russo che, guarda caso, viene dalle arti marziali. O come il cinese Xi, dalla sacralità della presidenza a vita. Anzi dalla spiritualità, mentre ora anche un papa si dimette. Ma che roba decadente. È stato un premio Nobel per l’economia come Paul Krugman a evocare, irridendolo, il convincimento che l’impero romano cadde per le orge. Ma per altri secoli tenne a bada i barbari tanto quanto mantenne integro il suo territorio. Cadde più tardi perché non credette più alle sue norme, erose dal tempo e, appunto, dalla perduta fede in loro. L’Occidente sarebbe l’impero romano di oggi. Con la disillusione di Putin quando lo ha scoperto compatto anche per merito suo, riuscito nell’impresa più di quanto l’Occidente stesso sarebbe riuscito di proprio. Almeno in questo, la guerra ha avuto un esito opposto.

Ma c’è altro. Al contrario di quanto si possa credere, più di mezzo mondo è con la Russia, e non solo non applicandole sanzioni. La maggior parte di Asia, Africa, America latina, Medio Oriente. Un po’ la Russia era con Brasile, India, Cina, Sudafrica nel club dei Paesi definiti emergenti. Un po’ perché il mondo occidentale si porta appresso un retaggio di colonialismo che anima il risentimento molto più di quanto sarebbe accettabile. Tanto da far passare l’imperialismo dell’aggressore anti-occidentale come più legittimo del diritto all’esistenza dell’aggredito. Quasi che il Sud del mondo in questo caso non fosse l’Ucraina ma chi vuole sottometterla. E siccome bisogna trovare le colpe dell’Occidente anche in questo caso, ecco lì gli scheletri nell’armadio. Ma che parla un Occidente che ha bombardato la Serbia? Che parla un Occidente che ha attaccato l’Iraq? Come se, avendolo fatto gli altri, ciò che avviene ora fosse non solo non censurabile, ma si trasformasse da male in bene. Una equidistanza che assolve i crimini di Putin. La stessa che anima tanto pacifismo nostrano che se la cava col «né con la Russia, né con l’Ucraina». Un «proprio voi parlate» che è un alibi per un regime illiberale come quello di Mosca. Ed è un alibi per tante altre dittature terzomondiste primatiste di corruzione e di violazione di ogni diritto umano. E che si trincerano dietro l’anti-colonialismo per fare di peggio.

Per il mondo libero (libero checché se ne dica) non è sufficiente non essere rimasto a guardare come aveva scommesso Putin. Le sue colpe per il colonialismo (e per la colonialità psicologica successiva) sono molte e diventate storia. Ma la vera decadenza non è negli omosessuali o nei matrimoni misti o nella droga che sono decadenza anzitutto per chi ne è convinto. Di tutto questo si può sempre discutere. La vera decadenza è considerare la propria democrazia un difetto non un virtù. Qualcosa da farsi perdonare più che vantare. Qualcosa da mettere in discussione di fronte al funzionamento di altri Paesi che non è che stiano a perdere tempo con Parlamenti legalmente eletti quanto illegalmente trattati. Di sicuro è encomiabile l’umanità di definire «non udente» più che sordo chi con ci sente. Ma il «politicamente corretto» non può spingersi a dire che l’Ucraina se l’è andata a cercare. E che Putin, più che un criminale di guerra, è un monaco trappista. Per l’Occidente sarebbe un inizio della fine che per ora avrebbe solo ritardato.

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