Sabato 06 Settembre 2025 | 23:35

Cadono i «freni» dell’emergenza, il Covid è libero

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

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Foto Luca Turi

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Sabato 02 Aprile 2022, 14:19

«La variante Omicron, specie la sottovariante 2, sta correndo. Bisogna continuare a essere prudenti, usare le mascherine al chiuso e, in caso di assembramenti, anche all’aperto». Un consiglio da non prendere sotto gamba, in virtù del curriculum dell’autore del suggerimento: Massimo Ciccozzi, tra i massimi esperti di epidemiologia a livello internazionale.

Sembra un lugubre primo d’aprile, quello che invece segna la caduta di ogni tabù in tema di prevenzione da un virus che falcia ancora migliaia di persone al giorno, accompagnandone nella tomba parecchie decine. Vittime di cui non si parla più, preferendo ora i trattati militareschi sulle bombe di Kharkiv e Mariupol. Mentre a Roma, e negli ospedali italiani - in ginocchio per l’alto numero di infetti tra medici e infermieri - regna la confusione totale. Prendiamo Speranza, uno che in questo Paese fa il ministro di una Sanità pubblica disastrata quando si è infilata nella pandemia e altrettanto, se non di più, disastrata ora che in linea di massima e con molto ottimismo, dovremmo uscirne. Prendiamo Speranza che ci spiega che siamo alla fine dell’emergenza, ma al contempo prevede la quarta dose di vaccino per anziani e fragili (alla fine la faremo tutti), un autentico capolavoro di contraddizione in termini. Prendiamo i dati più recenti, con il tasso di occupazione in terapia intensiva al 4,7%, ovvero salito dello 0,2% in ventiquattr’ore. E quello in area medica al 15,2% (era al 13,9). Prendiamo l’Rt medio pari a 1,24%, cioè mai così alto dalla fine di dicembre, quando eravamo in un falsissimo semi-lockdown.

Tutto ciò oggi, ieri, mentre fuori dilagano, con la massima tolleranza, assembramenti e inosservanza delle più elementari norme di tutela dal contagio, con il seguito di manifestazioni che hanno al centro addirittura la parola «libertà». Siamo vittime e carnefici, assieme a chi ci governa, di un gioco perverso e stupido, che non si fa scrupolo di spalmare sugli italiani il prezzo di strategie e decisioni incomprensibili e intollerabili. Un gioco reso possibile dalle ambiguità di un sistema che brilla solo per la sua incapacità di assumere responsabilmente iniziative che davvero tutelino tutti, a partire da quelli, ormai pochi, che alle regole si attengono scrupolosamente. È così che il cerino passa – in una sorta di arcinoto deja vu - di mano in mano.

Ma noi esultiamo belanti, senza i freni dell’emergenza dopo due anni di trincea e chi se ne frega se dai liberatori ci viene chiesta almeno quella prova di maturità che serve a ripulire coscienze putride. La chiedessero agli altri, non a noi che ci baciamo, abbracciamo, esultiamo negli stadi quando e quanto vogliamo. Balliamo e saltiamo, sputacchiandoci addosso un virus purulento come quello del morbillo, con la mascherina che, quando c’è, in nove casi su dieci casca sotto il nasone.
A nulla sono servite le tante (troppe) morti, tutte italianamente insabbiate perché ora arrivano i turisti di Pasqua, perché i teatranti devono riempire le platee, perché il circuito delle feste patronali ha necessità di rimacinare euro, perché ci sono le sanzioni alla Russia e i 5Stelle che fanno moina sulle inutilissime spese militari.

A pochi ormai interessano l’abbandono e la solitudine di migliaia di persone che hanno persino dimenticato come si fa a sorridere o come dare e ricevere una carezza. Tanto, ormai è il verbo, la variante «Omicron 2» ce la prenderemo tutti. E racconteremo, chi «ho avuto un po’ di tosse», chi «anche la febbre, ma passa», chi «i dolori alle ossa e ai polmoni». Qualcuno purtroppo non potrà raccontarlo.

Siamo liberi da ogni vincolo, lo eravamo da mesi, ma ora c’è il bollo tondo di chi governa e di esperti che, malgrado le troppe perplessità, devono stare al gioco: finita l’emergenza, Figliuolo che passa ad altro incarico, i centri-tampone che si smantellano, il Cts che si scioglie.

«Ma siate prudenti» e soprattutto non vi fidate di un deleterio sistema che ad oggi privilegia il primato dell’ambiguità. Esattamente come due anni fa.

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