PUGLIA - L’economia della Puglia sta andando in picchiata. Sono negativi praticamente tutti i parametri dell’aggiornamento congiunturale «L’economia della Puglia», elaborato e redatto dalla sede di Bari della Banca d’Italia. Per dirla con le parole scelte dal direttore della sede, Sergio Magarelli (professionista sempre molto misurato e affatto incline al pessimismo): la piccola Ferrari che è la Puglia sta rallentando, non è ancora ferma e non è in panne, ma occorre un intervento sinergico di forze finanziarie, di produzione, delle famiglie e forse anche della nostra cultura d’impresa, di vita, di produzione.
Durante la conferenza il direttore - supportato dai suoi economisti della Divisione analisi e ricerca economica territoriale, Vincenzo Mariani e Antonio Veronico - ha illustrato i dati principali, i dati “sentinella” del fatto che le cose non stanno girando per il verso giusto. Il primo, una sorta di super-sintesi della situazione, è l’Iter-Indicatore trimestrale delle economie regionali che mostra come, dalla fine del 2021, la ricchezza regionale stia continuando a declinare. Nel primo semestre del 2023, Iter si è attestato al +1,2% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, in rallentamento rispetto alla media del 2022 (-3,3 per cento) ed è atteso un ulteriore peggioramento nel terzo trimestre, quando la crescita «potrebbe essere quasi nulla», è stato spiegato.
Il manifatturiero pugliese? «L’andamento dell’attività del settore industriale ha continuato a risultare debole, risentendo anche del peggioramento dell’economia globale». E non è servito neppure «l’affievolirsi delle problematiche connesse con l’approvvigionamento degli input produttivi e del calo dei prezzi dei beni energetici». Male anche le vendite all’estero: un calo dell’1,4% a valori correnti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il Mezzogiorno ha fatto un +1,3% e l’Italia addirittura un +4,2%. Alla riduzione delle vendite all’estero - si legge nel dossier - hanno contribuito soprattutto il comparto chimico e il siderurgico, che risente dei bassi livelli di produzione dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
Con l’inflazione di questi mesi (a settembre era il 5,4%) non sorprende che siano calati i consumi, trascinando giù anche i servizi. In pratica, ha retto soltanto il Turismo e solo grazie ai visitatori stranieri. Con flussi che (in base ai dati provvisori di PugliaPromozione) sono andati bene «nei mesi invernali e primaverili» e sono calati in estate fino ad andare “a meno” in agosto.
Forse anche a causa del fatto che si è chiuso il capitolo dei precedenti sostegni (come il Reddito di cittadinanza) e che si stanno esaurendo gli strumenti di integrazione salariale (la Cig è diminuita di due quinti rispetto all’anno scorso), i pugliesi si sono messi con maggior lena a caccia di un lavoro. Ciò vale anche per quelli che avevano smesso di cercare un’occupazione e che, quindi, hanno fatto gonfiare il tasso di disoccupazione regionale fino al +12,5%. Ciò nonostante ci sia una tiepida ripresa del mercato del lavoro (+3,4% nel primo semestre) e in special modo del lavoro dipendente e di quello femminile in particolare. Il che rappresenta una delle poche novità positive.
Le famiglie stringono la cinghia, non riescono a risparmiare (i depositi bancari sono in calo del 2,2% su base annua, ma ciò vale purtroppo anche per le imprese) e aumentano il ricorso al credito al consumo (+5,6% a giungo). Si tratta di prestiti per le spese correnti giacché solo una piccola parte rappresenta i «prestiti finalizzati», come quelli per l’acquisto dell’auto.
Questo rallentamento generale - è stato spiegato nella sede barese di Bankitalia - deriva anche da quello che sta accadendo nell’edilizia privata con il crollo sia del ricorso agli incentivi fiscali come il superbonus (anche per via delle rapide evoluzioni normative), sia delle compravendite di abitazioni, precipitate del -14,5% (anche a causa del caro-mutui, +4,4% nel secondo trimestre 2022).
«Respira» invece l’edilizia pubblica, con quasi un terzo delle imprese interrogate da Bankitalia che ha dichiarato un aumento delle commesse legate al Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza. E qui il tema è tanto importante da meritare un minimo di approfondimento. Ieri, un’altra persona “costituzionalmente” ottimista, il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, ha commentato l’aggiornamento congiunturale dell’economia pugliese elaborato dalla Banca d’Italia. Le sue parole esprimono appieno la gravità del momento: queste stime, a suo avviso, «vanno lette con particolare attenzione e con adeguata preoccupazione, in considerazione della frenata della manifattura, dovuta all’impennata dei prezzi energetici e alle strozzature nelle catene di fornitura degli anni scorsi, acuite dai mutati equilibri geopolitici, dal conflitto in Ucraina prima e in Medio Oriente oggi». Per Fontana, l’evidenziato «rallentamento dell’attività economica con indicatori negativi per quasi tutti i principali comparti», ha un’«ancora di salvezza per cambiare rotta» che è «rappresentata dalle risorse del Pnrr e del Fondo sociale europeo. Solo se riusciremo a spenderemo tutti e bene i finanziamenti europei potremo far ripartire i lavori pubblici e con essi le imprese, l’occupazione e l’economia». Stando a Bankitalia, però, gli enti locali pugliesi, sono in difficoltà, sono in serio ritardo. «Fino a giugno 2023 - riporta il dossier - le Amministrazioni pubbliche avevano bandito procedure per un importo stimato di circa 2,6 miliardi per interventi in Puglia, pari a circa il 35 per cento degli importi che necessitano di una gara», un dato che va messo a fronte del «44 per cento nella media nazionale». Vuol dire una forbice di quasi il 10%. Mariani, inoltre, ha spiegato che «sono soprattutto i comuni in affanno», anche se emerge una «lentezza un po’ di tutti, salvo che della Regione».
Anche per questo il rappresentante degli industriali pugliesi afferma che, alla luce dei dati di Banca d’Italia, «accelerare diventa un’urgenza», «così come è urgente una politica industriale ed energetica europee anche in vista delle transizioni green e digitale».
Il direttore Magarelli, a conclusione dell’incontro, ha voluto sottolineare un paio di questioni che giacciono solo apparentemente sullo sfondo di tutti i dati puntuali fin qui analizzati e cioè il fatto che quello pugliese è un territorio a rischio di infiltrazioni criminali, che si sprecano risorse preziose («La metà della popolazione locale in età di lavoro non è impiegata») e che - ha detto - abbiamo di fronte due baratri, il deterioramento dell’ambiente e l’inverno demografico che attanaglia la regione.