BARI - Luca David Antonio De Meo è nato a Milano il 13 giugno 1967, ha vissuto in una decina di Paesi nel mondo ma se gli chiedete di dov’è risponderà: «Sono pugliese, vengo dalla Valle dei Trulli, e questo lo dicono anche i miei figli». Parole pronunciate nel luglio del 2018, quando a Locorotondo gli venne conferita la cittadinanza onoraria. A conferma del fortissimo legame con il Comune che ha dato i natali alla madre, Giovanna Gianfrate.
Da allora, l’ex enfant prodige dell’automotive, il già pupillo di Sergio Marchionne, da cui si separò per seguire una strada più personale, ha aggiunto altri tasselli alla sua carriera di «mago» del settore dell’industria automobilistica. Oggi vive a Parigi, dove dal luglio 2020 dirige, primo non francese in 122 anni di storia del gruppo, la Renault. Sotto la sua guida la casa francese ha risalito la china, tornando in attivo con incrementi dei ricavi del 6,3% sul 2020 e del 16,8% sul 2019.
Del resto, l’ex bocconiano aveva già dato prova delle sue qualità di manager dal 2015 al 2020 come amministratore delegato di Seat, riportandola in profitto e sviluppando il segmento Suv con i modelli Ateca, Arona e Tarraco. E ancora prima si era distinto in Fiat, dove era entrato nel 2002, come vice presidente esecutivo del marchio Lancia prima (a lui è legato il varo di Ypsilon e Musa) e poi come ad di Fiat Automobiles Spa (c’è il suo imprimatur nello sviluppo e nella promozione della nuova 500).
L’onorificenza di Cavaliere del lavoro, conferitagli da italiano all’estero, è un traguardo che premia una carriera di altissimo livello e un viatico per ulteriori affermazioni. De Meo non trattiene un pizzico di emozione, perché per lui, che si definisce «un emigrante», «certi segnali che arrivano dalle autorità e dalle istituzioni del proprio Paese valgono doppio». «Considero un grande onore ricevere questa onorificenza dalla presidenza della Repubblica - sottolinea il numero 1 di Renault - rappresenta un riconoscimento importante per me e per tutti coloro che tengono alta nel mondo la bandiera dell’Italia. È un premio all’italianità, considerata quale complesso del nostro stile, delle nostre competenze, dei nostri valori, capaci di superare i confini nazionali ed essere riconosciuti universalmente».
Le radici italiane, pugliesi, di Locorotondo, come valore aggiunto per vincere le sfide professionali. Una testimonianza che può essere un esempio per i giovani del Sud. Ma quali sono i consigli che Luca De Meo, forte della sua esperienza, può dare?
«La prima indicazione per i nostri giovani - risponde - è cercare la propria passione, coltivare il proprio talento, perché è la vocazione a fare la differenza. La mia era per l’automotive. L’altra indicazione è che il successo è sempre frutto di un grande lavoro. Non si va in finale di Champions League se non ci si allena e si suda ogni giorno».
Per realizzare i loro sogni i giovani, specie quelli del Sud Italia, devono lasciare la loro terra? «Il lavoro e l’impegno possono portare ai risultati sperati indipendentemente dal luogo in cui si opera. Personalmente, sono andato a cercare fortuna in giro per il mondo, ma non è detto che non la si possa trovare dietro l’angolo di casa, se si è capaci di sacrificarsi, di lavorare duro per qualcosa che ti appassiona».
«Un riconoscimento al credito cooperativo»
È nato 63 anni fa a Bari «per occasione», dice, ma si sente «castellanesissimo». Sottolineatura che illumina subito il carattere dell’uomo e ne testimonia il legame profondo con il territorio. Vito Lorenzo Augusto dell’Erba si sente espressione della migliore provincia, quella da cui è partito, in cui opera tuttora e che gli ha permesso di diventare una delle personalità più apprezzate nel mondo del credito italiano.
La nomina a Cavaliere del lavoro suggella un percorso che lo ha portato alla guida di Federcasse, la Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo (riunisce 238 banche di credito cooperativo, casse rurali e casse Raiffeisen dell'Alto Adige, 4.155 sportelli in 698 comuni italiani). Dell'Erba è anche presidente delle Bcc di Puglia e Basilicata e, dal 1996, della Cassa rurale e artigiana di Castellana Grotte. Sotto la sua egida l’istituto ha conosciuto una costante crescita della raccolta e degli impieghi a sostegno del tessuto economico, arrivando a registrare un «Total capital ratio», principale indicatore europeo sulla solidità delle banche, del 28,75% rispetto alla media di settore del 16,60%. Gli sportelli sono passati dagli iniziali quattro agli attuali 13, dislocati nel Sudest barese con i dipendenti diventati 115.
L’onorificenza, che riceverà dalle mani di Mattarella, per Augusto dell’Erba rappresenta un doppio motivo di orgoglio e soddisfazione. «A titolo personale - rimarca - è il riconoscimento del lavoro svolto negli anni. C’è poi un altro aspetto legato al mio ruolo. È molto significativo che il riconoscimento sia anche per il credito cooperativo in generale e, in particolare, pugliese e lucano».
Quali meriti si attribuisce?
«Avere sempre lavorato per valorizzare il sistema del credito cooperativo, fatto di banche autenticamente cooperative, caratterizzate da un particolare modello di impresa che non ha eguali in Europa e frutto di una sedimentazione normativa i cui principi sono affermati già nella Carta costituzionale. Un sistema unico, figlio ed espressione delle comunità in cui opera».
E dire che negli anni si è provato a metterlo in discussione, fino alla riforma del 2016 che ha messo un punto fermo.
«La riforma è stata praticata e declinata al meglio. Tutte le banche tutte hanno superato brillantemente la crisi congiunturale del credito e oggi abbiamo un sistema in buona salute. E senza che si sia reso necessario il ricorso al sostegno dello Stato».