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Addio a Jack Marchal «l’Andrea Pazienza» degli irregolari di destra

 
michele de feudis

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michele de feudis

Addio a Jack Marchal «l’Andrea Pazienza» degli irregolari di destra

Jack Marchal, artista francese scomparso il primo settembre dopo una lunga malattia che non ne aveva fiaccato l’animo ribelle

Sabato 03 Settembre 2022, 14:56

15:58

La politica e l’immaginario giovanile sono (anche) questione di topi: accanto al Topolino reazionario del primo Walt Disney, a quello sognatore chiamato Remy e protagonista di Ratatouille, ha uno spazio nella storia del fumetto europeo il «Rat noir» di Jack Marchal, artista francese scomparso il primo settembre dopo una lunga malattia che non ne aveva fiaccato l’animo ribelle. Originale figura di artista a tutto tondo, una sorta di «Andrea Pazienza» dei nazionalisti europei, secondo lo storico Franco Cardini «a partire dagli anni settanta fu protagonista di un tentativo di trovare nuove strade espressive a destra. E a lui si deve l'emersione di un lato punk tra le file dei giovani patrioti francesi e italiani». Espressione di un antiborghesismo libertario «tra Céline, rock, donne e feste», Marchal è stato la figura di collegamento tra le esperienze più originali della Nuova Destra francese e quelle del mondo giovanile che orbitava intorno al Msi: da questo incontro di irrequietezze mai prevedibili nacque la rivista italiana «La voce della fogna», che aveva nella testata proprio il «topo nero» di Marchal.

Racconta Marco Tarchi, politologo dell'Università di Firenze, e animatore negli anni settanta della fanzine che rivoluzionò l’immaginario dei postfascisti: «Il topo di Jack? Voleva essere uno sberleffo nei confronti di attaccava i rivali chiamandoli topi di fogna: era un modo per fare propria questa diversità e ritorcerla contro i benpensanti.

Il topo di Marchal, infatti, è un animale positivo che affrescava il reietto della società fuori dagli stereotipi dominanti». L’origine del topo è anti-totalitaria: «Marchal - ricorda Tarchi - lo disegnò in gioventù su qualche foglio anarchico anti-colonialista al tempo della guerra d’Algeria». Nelle strisce intitolate «Sarà capitato anche a voi» criticava con linguaggio innovativo e disegni modernissimi l’evoluzione delle nuove generazioni verso consumismo e individualismo.

Marchal fu anche un musicista tra i pionieri del rock identitario ma soprattutto uno straordinario esploratore di mondi che divennero la traccia di una grafica - in Italia ripresa anche dal periodico «Alternativa» su cui si esercitava con i pennarelli il musicista Sergio Caputo - in grado di archiviare per sempre la tetra comunicazione figlia del nostalgismo. In una intervista concessa allo scrittore Roberto Alfatti Appetiti, Marchal spiegò così la sua avventura creativa, durata tutta una vita (una delle ultime esibizioni italiane è stata nel 2017 a Montesarchio per il 40ennale dei Campi Hobbit): «Detesto per principio di idealizzare il passato. Noi siamo stati creativi in quel preciso momento, è vero, ma per necessità e forse senza averne piena coscienza. Perché lo facevamo? Volevamo far sentire musica a chi non la conosceva o parlare di ecologia a gente che se ne fregava». Tutto questo grazie al genio creativo e alle avventure con le nuvolette di un imprevedibile topo nero.

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