il racconto
La nostra Frida, scoperta a Modugno
Tommaso Di Ciaula e le isole magiche di Maria Trentadue
Tommaso Di Ciaula, l’operaio poeta, l’acchiappamosche, il perditempo per i più, che diserta la fabbrica per girovagare nelle campagne pugliesi alla ricerca del bello nella natura e nei volti dei contadini, resta un giorno incantato davanti alla magia di un dipinto scoperto per caso in un sottano nel centro storico di Modugno. Nel pomeriggio di una calda estate, dietro una porta socchiusa, Tommaso scorge una vecchietta Maria Trentadue che dipinge su di una vecchia brocca di terracotta paesaggi e volti incantevoli a colori vivacissimi.
Da quel giorno Tommaso comincia ad andare quotidianamente in pellegrinaggio da Maria per salutarla, chiacchierare, gustare taralli sciroppati da lei preparati accompagnati da un rosolio fatto in casa. Maria Trentadue dipinge su qualsiasi oggetto le capiti tra le mani, alcune anche materiali recuperati tra i rifiuti che trasforma in opere pittoriche impreziosite da immagini “di canditi, di torrone, di vaniglia, proprio come nella fiaba di Hansel e Gretel. Pastorelle graziose nella loro solitudine di bambole, isole magiche coloratissime sospese tra mare e cielo rette da mazzi di fiori giganti ai lati, bambine assorte in un sogno senza tempo, fiumi, che piovano dal cielo, fachiri che incantano ciuchi… Usa i colori a smalto e dipinge su tutto: su brocche, su bottiglie, su damigiane, sui ferri da stiro, su lastre per raggi X, sui pezzi di vetro, su cartone, certi vecchi cartoni spiegazzati, piegati in due, alla piega per farli mantenere rigidi ci cola la cera della candela…“ (da Tuta blu Franchi Narratori – Feltrinelli 1978). Così Tommaso racconta di Maria Trentadue nel romanzo. “Aspettami Nico fammi verificare una cosa e ti faccio vedere il paradiso…”. Io attendo Tommaso in auto posteggiata davanti ad un vecchio palazzo nel centro storico di Adelfia. Dopo qualche minuto mi invita a scendere dall’auto e seguirlo in una cantina sottostante il palazzo. Mi sento Ali ba bà all’apertura di Sesamo. Incredibile quello che appare ai miei occhi: anfore, lastre radiografiche, cartoni, damigiane di vetro, ferri da stiro che illuminano l’oscura cantina per i colori sgargianti dei dipinti di Maria Trentadue che oscurano le botti di vino.
“Sai ogni volta che passo dalla casa di Maria Trentadue non posso fare a meno di darle dei soldi e acquistare il suo ultimo lavoro…” Tutto è iniziato per rendere omaggio alle sue opere ignorate da tutti i paesani e dai camionisti che passano rabbiosi diretti alla vicina zona industriale. Le opere appena ultimate sono quotidianamente esposte, appoggiate al muro fuori casa per asciugare al sole, “un sole che sa di nafta bruciata, di zolfo, ma essi non se ne curano”. Istintiva la mia reazione “Tommaso questi capolavori non possono stare all’umido della cantina, carichiamoli in macchina e portiamoli da qualsiasi altra parte. A casa tua, o dove vuoi e poi cerchiamo una sistemazione. Senza indugi cominciamo a caricare sulla mia Peugeout SW ogni singola opera proteggendola al meglio e insacchiamo il tutto riempiendo all’inverosimile il baule, il tettuccio e l’abitacolo infilando qualche dipinto persino fra le mie gambe al posto di guida.
Ci allontaniamo da Adelfia diretti verso Bari. “Idea, sai che facciamo portiamo tutto al Centro Sperimentale Universitario S. Teresa dei Maschi a Bari Vecchia!” In quel periodo, prima metà degli anni ’80 il centro universitario era fucina di idee, di confronto politico e culturale tra gli studenti universitari che vi operavano e i cittadini di Bari, vecchia e nuova, per lo più giovani che ne fruivano attraverso proiezioni di film, concerti, spettacoli e mostre. In quel periodo in particolare era stata avviata una rassegna periodica di arte varia Le quindicine di Santa Teresa Dei Maschi che rimaneggiava nel titolo antiche memorie ben illustrate nel film Amarcord sull’avvicendamento delle donnine di piacere che appunto arrivavano in città con la carrozza della nuova “quindicina”.
A Santa Teresa Dei Maschi Le quindicine erano cominciate con la rassegna “Cinema e tv nel meridione” che aveva visto tra i protagonisti un giovanissimo Peppuccio Tornatore che venne a presentare la sua opera prima in Super 8 mm Il carretto. Grande successo. La seguente “quindicina” vide allestita la mostra inedita “Relittografie e inquinaif” di e con Herbert Pagani che con grande piacere illustrò la sua opera. Immediatamente dopo organizzammo una mostra delle operi di Maria Trentadue: successo clamoroso di pubblico e critica. Non paghi, chiediamo e otteniamo dalla direzione della Fiera del Levante uno spazio adeguato nell’ambito del prossimo Expo Arte per allestire una più ampia mostra con tutte le 68 opere di Maria Trentadue custodite da Tommaso, così nella torre di destra dell’ingresso monumentale della Fiera Del Levante, proprio accanto al cancello da cui erano passati fin dal 1932 re, capi di Governo e tanti altri autorevoli personaggi viene allestita una grandiosa mostra suddivisa in due sezioni: da un lato le operi di Maria Trentadue e dall’altro quelle di Angelo Saponara sulla settimana santa dallo stesso narrata in fotografia.
Un successo incredibile. Nel 1985 con il sostegno di Paolo Colavecchio Direttore del Centro Studi “Le Volte”, la città di Modugno dedica finalmente per la prima volta una mostra, completa di catalogo, su Maria Trentadue. Comunque quei capolavori non trovano pace, non hanno ancora una sede adeguata, sono provvisoriamente appoggiati tra l’abitazione di Tommaso, il centro Universitario e casa mia. Finalmente la Pinacoteca della provincia di Bari organizza dal 7 di aprile al 13 maggio 1990 la mostra “Una naive pugliese Maria Trentadue” rendendo il doveroso omaggio all’artista di Modugno. Viene pubblicato un secondo catalogo curato da Clara Gelao.
La Provincia acquisisce al suo patrimonio le opere della Trentadue impegnandosi così a custodirle adeguatamente. Qualche anno dopo le opere furono esposte anche a Roma durante gli eventi estivi sul Lungotevere. La scorsa estate la Sala Murat a Bari ha riaperto al pubblico i suoi spazi proprio con le opere di Maria Trentadue. Questa storia sarebbe degna di un racconto cinematografico sulla straordinaria figura dell’artista Modugnese e ancor più dello straordinario intuito poetico di Tommaso Di Ciaula. Dopo l’avventuroso viaggio per realizzare Odore di pioggia con Tommaso abbiamo avuto un lungo momento di pausa. La mia avventura cinematografica è proseguita con il mio amico pittore e scenografo Elia Canestrari e con il poeta lucano Vito Riviello, conosciuto tramite Riccardo Cucciolla che lo propose come voce narrante in Odore di pioggia. Scrivo e completo Da do da e nel frattempo ho lunghe chiacchierate telefoniche con Tommaso, intenti per fare un nuovo film insieme, ma nulla di fatto. Rivedo Tommaso a Bari nel 1995 nell’ambito di un evento organizzato da Time Zones al nuovo cinema Palazzo e successivamente in un incontro con Carmelo Bene che si tiene alla libreria Laterza. Abbiamo ripreso contatti e ci siamo sentiti più volte per telefono. Lui vive a Bitetto, è un ex operaio, sempre alla ricerca di uno stato d’animo sereno che possa compensare il suo desiderio di salvaguardare la campagna, i paesaggi, gli orizzonti, la natura contro ogni speculazione privata.
Grazie al sostegno di amici come Franco Scolamacchia, Maristella Buonsante, Maria Celeste Nardini, Tommaso ottiene nel 2009 un sostegno dal Consiglio dei Ministri che gli riconosce il vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli. In rete e negli ultimi scritti da lui appuntati su foglietti sparsi in casa, l’urlo di Tommaso è ancora forte e vibrante e naviga sorprendentemente nell’aria.