Lecce - «Io stasera vorrei / Tornare indietro nel tempo / E ritornare al tempo che c’eri tu / Per abbracciarti e non pensarci più su». Il Salento torna indietro nel tempo per riabbracciare Raffaella Carrà. Quello tra il Salento e Raffaella Carrà è un rapporto di «batticuore» che si consuma da decenni. E c’è il paroliere Guido Maria Ferilli, originario di Presicce, che per Carrà ha scritto varie canzoni, come Abbracciami, Resta insieme a noi, Che meraviglia che sei e naturalmente la succitata Rumore.
«Mi hanno detto: c’è un’artista che canta e che balla. Ho pensato a lei ed è così che è nata “Rumore” - racconta Ferilli ricordando Carrà - Noi autori traiamo spesso ispirazione da chi dovrà cantare un brano e fu quello che accadde in questo caso. “Rumore” era orecchiabile e Raffaella l’ha amato moltissimo. Quando ho saputo della sua morte, ho provato un grande dispiacere, perché per me era come una sorella. Quando aveva voglia di fare musica, mi invitava a casa sua o facevamo una passeggiata. Ci teneva tanto alla mia musica, frequentavo Roma anche solo per andare a darle un saluto. Non me l’aspettavo che ci avrebbe lasciati, pensavo che presto sarebbe stata meglio».
Il legame di amicizia tra Ferilli e Carrà non è il solo filo che unisce la scomparsa artista al Salento. Negli anni ‘70, Raffaella era stata ospite in un locale dell’allora movida gallipolina - quando ancora non si chiamava movida - e nel 1975 si esibì durante la festa patronale di santa Domenica a Scorrano. Ne riporta testimonianza uno scatto, all’archivio della famiglia Mariano, lunga genìa di luminaristi scorranesi, che mostra l’antenato Salvatore con Raffaella sul palco della santa: dietro la foto una data, 7 luglio 1975. In quel periodo Mariano faceva parte del comitato festa, ma si occupava di cultura a 360 gradi, oltre a rivestire vari ruoli nella politica cittadina. Figlio a propria volta di un luminarista, ne condivise le idee nuove, dapprima seguendo bambino il padre nel lavoro e poi organizzando la riapertura dell’azienda di famiglia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, inventando soluzioni e suggestioni e avvalendosi di tecniche mutuate all’architettura.
Fu Salvatore Mariano a occuparsi degli spostamenti di Carrà in occasione di santa Domenica del ‘75: la andò a prendere a Otranto, dov’era ospite in hotel, e quando furono sulla Maglie-Scorrano, gremita dai fan che tamburellavano sui vetri dell’auto, lui le chiese uno spettacolo che nessuno avrebbe dimenticato. «Mi tiri fuori da questo inferno e le farò un bellissimo show», è stata, forse non esattamente con queste parole perché la narrazione si perde nella leggenda, la risposta di Raffaella. Salvatore ne apprezzò l’umiltà e la disponibilità: si metteva spesso in contatto con la agenzie artistiche, e portò a Scorrano, nel tempo, per la festa patronale anche Domenico Modugno, Claudio Villa, Milva e Little Tony. E in quel tripudio di «colori, sapori, gioia e devozione», racconta la famiglia Mariano, il loro padre presentò Raffaella sul palco, come si vede dallo scatto a perenne memoria. Il resto è infatti storia.