La madre di tutte le partite. Bari-Parma, purtroppo, è diventata una sfidaa senza ritorno. Ovviamente per i biancorossi, perché il Parma ha giocato un campionato a parte, in vetta dalla prima giornata e con un piede e trequarti in serie A. Ma questo è un discorso che purtroppo non ci interessa. Troppe le promesse mancate, le scommesse perse, troppe le «cose» che sono successe nell’arco di questo campionato. Anzi, calvario.
Sono stati giorni intensi da queste parti. L’esonero di Iachini, con il congruo ingaggio da versare nelle tasche del tecnico anche per la prossima stagione, i risvolti non del tutto chiari dello stesso licenziameto del tecnico marchigiano, la panchina virtuale consegnata a Giampaolo, la smania di riscatto della squadra, puntualmente caduta sotto i colpi, quattro, di un Cosenza tutt’altro che stellare. E il ritiro, confortato dal silenzio di presidente, direttore sportivo e squadra. Ah, in mezzo a tutto questo, una città impietrita, sull’orlo di una crisi di nervi, con lo spettro della C dietro l’angolo. Ma con la voglia di continuare a sostenere la «maglia biancorossa» perché al tifo, giustamente, non si comanda.
Bari-Parma, dunque. Tutto praticamente ruota attorno a questa sfida che nasce impari per classifica, valori tecnici e chi più ne ha più ne metta. Dopo la sfida del San Nicola, ore 18, nulla sarà più come prima, in un modo o nell’altro. Se non è un’ultima spiaggia per il Bari, poco ci manca, siamo lì vicini. C’è una stagione da salvare, una dignità da mantenere a galla prima di salutarsi, ognuno per le proprie strade. La classifica racconta di un terz’ultimo posto da film horror e di un gruppetto di squadre a un solo punto. Ternana, Ascoli e Spezia, sono lì insomma. Un distacco irrisorio, ma abissale se a scendere in campo dovesse essere ancora una volta il Bari visto a Cosenza ed in parte contro il Pisa.
Direte: ma chi fermerà la squadra che ha vinto più di tutte (21 volte), ha perso meno di tutte (4), segnato 63 gol (secondo attacco, dopo il Venezia) e preso 32 reti (difesa più forte, meno di un gol a giornata)? Domanda lecita, chi la fermerà questa macchina quasi perfetta che Pecchia sta guidando in serie A?
Dovrà farlo il Bari, tirando fuori il carattere, l’orgoglio, la grinta, il desiderio di resuscitare da questa morte apparente che sta producendo un risultato inquietante, inaspettato. Ma figlio legittimo di una serie di scelte sbagliate, di un improvvisato progetto tecnico (bastano quattro allenatori e tante incognite in campo a testimoniarlo o tutto è solo figlio del caso?) e di mille parole gettate via come coriandoli a Carnevale.
Tornano in mente alcune nozioni ingoiate nei giorni del liceo, quando il Sommo Poeta riempiva, d’ansia, i pomeriggi di studio: «O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate». In un senso più generico, traslando la frase al calcio e chiedendo scusa alla sapienza di Dante Alighieri, l’espressione - diventata proverbiale - può essere resa con «qui sarà messo alla prova il tuo valore», si vedrà di cosa sei capace, insomma. Al San Nicola, oggi, alle 18. Bari-Parma. Avanti tutta. Speriamo bene.