BARI - Due giornate rappresentano troppo poco per considerare la terza alla stregua di una prova del nove. La serie B, poi, è questa. Da sempre. Non esistono partite facili. E tutte, proprio tutte, hanno un peso specifico non trascurabile. Con la continuità che rappresenta uno dei punti chiave. Forse il più importante. Conta, insomma. Eccome se conta. Anche ad agosto, anche con pochissimi minuti nelle gambe.
«Il Bari punta ai playoff», il De Laurentiis pensiero all’alba di una stagione che, invece, i baresi attendono come quello del salto di qualità. Dal ruolo di sorpresa a quello di realtà conclamata. Qui nessuno ha voglia di precarietà, a nessuno vien voglia di invocare la fortuna. L’ambizione deve essere una compagna di viaggio fedele, non il frutto di tante casualità. Qui, a Bari, la gente ha voglia di vincere. Qui, a Bari, c’è un popolo che pensa in grande. E che pensa alla serie B come a un abito strettissimo.
Il campo e il mercato. Una delle grandi pazzie del calcio. Si gioca e si mercanteggia calciatori. Poveri allenatori, davvero. Oggi il Cittadella, poi fino a venerdì sera un occhio al potenziamento della rosa. Polito ha già indossato i guantoni del pugile disposto a dare cazzotti pur di arrivare alla meta. Sceglie strade impervie, a volte. Costretto com’è a fare i conti con un rigore finanziario che gli impone prudenza. Il Bari non ha il «fuoco» per permettersi tutto ciò che, magari, si ritiene fondamentale per alzare il livello della squadra. Polito deve continuare a battere la strada delle idee. Ci sa fare, il direttore sportivo. Ma pensare che possa fare sempre «bingo» è un esercizio acrobatico. Nessuno pretende follie, la salute del club resta una condizione essenziale. Ma provare a fare qualcosa di «forte» è l’unica strada percorribile quando ti chiami Bari e alle spalle hai una città così «rumorosa» e presente.
Al «San Nicola» arriva il Cittadella, un classico della B. Squadra profondamente rinnovata, storicamente insidiosa per quella splendida leggerezza con cui affronta un campionato complicatissimo. È la prima volta in cui il Bari non avrà alternative alla vittoria. Al Bari toccherà l’onere di fare la partita, è il Bari che ha i mezzi per determinarla. Senza ansie e stress, ci mancherebbe. Ma con la personalità di chi conosce obiettivi e aspettative.
Per fortuna c’è Mignani l’equilibratore. A lui riesce benissimo rimettere le cose a posto. La sconfitta in Coppa Italia? Mugugni e primi spifferi di veleno. Ma il mister non ha paura. Lavora per trovare soluzioni e, qui a Bari, finora le ha sempre trovate. S’è cambiato tanto in questa sessione di mercato, sono andati via pilastri della squadra che è arrivata a un passo da un sogno chiamato serie A. Un Bari che ha cambiato pelle, e quindi caratteristiche, ma che sul piano della sostanza è rimasto identico. Giocarci contro è come andare dal «dentista», batterlo una piccola grande impresa. Tosto, granitico. Bravissimo Mignani, insomma. Squadra ancora incompleta ma già competitiva. Equilibrio, prima di tutto. In campo e fuori, con un mister così.