Sabato 06 Settembre 2025 | 12:30

Calcio, Lorenzo Minotti carica il Bari: «Rinforzi ed è da serie A»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Calcio, Lorenzo Minotti carica il Bari: «Rinforzi ed è da serie A»

«Mi è piaciuto molto Sibilli e anche Diaw che, pur in poco tempo, ha mostrato tante qualità. Troppe ingenuità contro il Palermo»

Lunedì 21 Agosto 2023, 09:42

BARI «Se il Bari completerà la rosa a dovere, potrà essere un’assoluta protagonista della B». Non ha dubbi, Lorenzo Minotti. L’ex bandiera del Parma dei miracoli targato Nevio Scala, nonché vicecampione del mondo nel 1994, è tra i più apprezzati talent di Sky (che trasmetterà l’intera stagione cadetta) e ha commentato l’esordio in campionato contro il Palermo. E allora, ecco la sua analisi a 360 gradi tra aspetti già convincenti, le necessità di migliorare, ciò che ancora manca sul mercato.

Lorenzo Minotti, quali impressioni ha ricavato dal debutto del Bari?

«La fase del match attendibile è ovviamente il primo tempo, giocato in parità numerica. Nella prima frazione, il Bari mi è piaciuto moltissimo: ha rischiato poco e costruito azioni con grande fluidità di manovra, sfiorando il gol in almeno tre circostanze piuttosto clamorose. Della ripresa si può sottolineare soprattutto il carattere, la voglia di portare a casa il risultato malgrado una situazione disperata come la doppia inferiorità numerica. Bisogna va difendersi e i Galletti lo hanno fatto con estrema lucidità, limitando per quanto possibile le sofferenze. Ebbene, se queste sono le premesse, la formazione pugliese andrà seguita con estrema attenzione non appena la rosa sarà completata con quei quattro elementi di cui si parla».

Quali sono gli aspetti che più l’hanno convinta e quali quelli migliorabili?

«Sicuramente l’identità tattica: con il 4-3-1-2, il Bari si trova ad occhi chiusi. Anche i nuovi sembrano perfettamente calati in tale sistema di gioco. Penso a Sibilli che ha interpretato con brillantezza e spunto un ruolo complicato come il trequartista. Così come mi ha colpito l’intesa già efficace tra i due attaccanti: l’uscita di Diaw dopo soli 15’ è stato un bel vantaggio per la difesa del Palermo che faceva fatica a leggere i movimenti delle punte di Mignani. Mi è piaciuto meno l’aspetto psicologico: è vero che la squadra veniva dal trauma della finale persa ai playoff, nonché dalla sconfitta in Coppa Italia contro il Parma, ma ho avuto la sensazione che il gruppo sentisse particolarmente l’impegno. Da calciatori esperti come Maita e Di Cesare, è raro aspettarsi ingenuità tali da poter compromettere una gara».

Dove interverrebbe per rendere il Bari una vera big?

«Al momento è difficile stabilire quali saranno le candidate alla promozione. Sulla carta, anche il Palermo punta a salire di categoria, eppure, sul piano della creatività e della pericolosità, mi sembra che ci sia ancora da lavorare. Le lacune da comare nel Bari riguardano un’alternativa sulla corsia sinistra dove c’è il solo Ricci, nonché ampliare con almeno due ingressi importanti il reparto offensivo che mi sembra un pochino “corto” a livello di alternative. Ma sono sicuro che la società ed un direttore sportivo abile come Polito riusciranno a completare il lavoro al meglio. D’altra parte, una piazza del genere non può non concorrere per la serie A. Con innesti mirati, soprattutto in attacco, sono sicuro che il Bari entrerà nel lotto di chi si giocherà la promozione diretta e le più alte posizioni dei playoff, così come varrà per Sampdoria, Cremonese, Spezia, Parma, solo per citare le formazioni più attrezzate».

A proposito del pubblico, è sempre viva la magia del San Nicola vissuto dal vivo?

«Eccome! Un’altra città avrebbe impiegato molto più tempo per superare la cocente delusione della serie A sfumata per soli 120’. Invece, in pieno agosto, c’erano quasi 23mila spettatori che, nel momento più delicato del match, ha sostenuto i colori in modo commovente. Sono convinto che quel tifo trascinante abbia moltiplicato le forze dei calciatori in campo. Certo, c’è un altro lato della medaglia: aspettative così alte possono anche indurre un eccessivo senso di responsabilità. Non è un caso che nella passata stagione il Bari abbia reso più in trasferta che in casa. Tuttavia, se si vuole diventare calciatori di alto livello, si deve anche possedere la responsabilità di gestire le pressioni derivanti da una città da serie A».

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