BRINDISI - La Brindisi calcistica torna a sognare in grande ed è pronta domenica a stringersi attorno alla squadra per spingerla alla vittoria nel decisivo match con la Cavese. E per guidarla ad un traguardo - la serie C - che manca da tanto, troppo tempo e che adesso, dopo i risultati a sorpresa di domenica scorsa (che hanno reso i biancazzurri finalmente padroni del proprio destino), nessuno vuol farsi sfuggire. La rinascita del Brindisi Football Club ha un nome su tutti: il presidente Daniele Arigliano, da quasi due anni alla guida della società adriatica. In questa stagione ha costruito una squadra da vertice, conquistando a piano a piano la fiducia anche dei tifosi più scettici, in ossequio al suo progetto triennale di riportare la squadra su palcoscenici più adatti alla sua storia sportiva.
Presidente, come sta vivendo questa vigilia?
«Sono abbastanza tranquillo, perchè credo che il calcio dà e il calcio toglie. Abbiamo passato 7-8 mesi raccogliendo meno punti rispetto al gioco espresso, esattamente il contrario di quanto è accaduto alle nostre dirette concorrenti. Ora, il vento sembra soffiare a nostro vantaggio, per cui sono sereno e lo è la squadra perchè sa bene di avere le qualità per giocare al calcio».
Dopo una serie di presidenti «stranieri», finalmente un brindisino: la soddisfazione è dunque doppia?
«Diciamo che sono contento soprattutto di aver ridato credibilità al Brindisi calcio, soprattutto a beneficio di quei tifosi che ci hanno sempre seguito ovunque. Da sempre, inoltre, sono un tifoso della squadra della mia città e quindi la soddisfazione, sì è vero, è ancora più grande».
Lei ha sempre creduto nella possibilità di raggiungere la Cavese: scaramanzia o... un segno della sua tenacia e determinazione?
«Nessuna delle due. Ho sempre detto che il campionato è molto livellato: di solito, a questo punto ci sono almeno 5-6 squadre cuscinetto che non hanno più nulla da chiedere, mentre oggi, tranne Matera e Bitonto, tutte hanno un obiettivo ancora da raggiungere e la stessa vittoria del Martina a Cava non deve sorprendere, visto che gli ionici hanno vinto anche al Fanuzzi e a Barletta».
Capitolo tifosi: dalle stelle (i 6mila contro il Fasano) alle stalle (i 500-600 presenti contro il Molfetta). Cosa si aspetta per domenica?
«Domenica lo stadio quasi pieno è dato... a 1,01. Per me i veri tifosi del Brindisi sono i 200 ragazzi della Sud che ci seguono ovunque. Poi ci sono i tifosi occasionali che ora sono più vicini grazie ai risultati, ma anche - credo - perchè si sono resi conto della serietà della società».
Al di là di come andrà a finire, l’entusiasmo ricreato attorno alla squadra farà aprire, secondo lei, gli occhi agli amministratori per una adeguata impiantistica?
«I risultati della squadra possono far incuriosire un po’ di più chi sarà il prossimo sindaco, ma non deve essere il calcio a livelli importanti a far aprire gli occhi, deve essere, al contrario, il fatto che a Brindisi ci sono 5 campi di allenamento e oltre 30 società che fanno richiesta di uso. Meritiamo, tutti, più strutture a prescindere».
Un’ultima domanda: ha qualche rimpianto?
«No, rifarei tutto ciò che ho fatto. Ecco, forse l’unica cosa che non rifarei è prendere le quote di Vangone troppo tardi: ci saremmo salvati dalla serie D direttamente e non per ripescaggio. Quando ho preso il 25% di Giannelli dicevano che non contavo nulla e che ero solo il prestanome di Vangone: in realtà, quella mossa era finalizzata ad avere la prelazione nel momento in cui Vangone avesse deciso di lasciare le proprie quote del 50%».
E così è stato, con buona pace dei brindisini che possono tornare a sognare in grande.