Il politico nel pallone
«Emiliano e Conte? Coppia alla Rossi-Boniek. Decaro vero numero 10»
Passione calcio, parla l'onorevole Claudio Stefanazzi (Pd)
Onorevole Claudio Stefanazzi, questa estate avrebbe mai immaginato di guardare la classifica della serie A e vedere il Lecce a pari punti con la Juventus?
«Da tifoso giallorosso sfegatato e sostenitore della Vecchia Signora, vivo una contraddizione interna fortissima: da un lato c’è la gioia per i ragazzi di Marco Baroni che consolidano la posizione nella massima serie, ma dall’altra non nascondo il dispiacere per la squadra che ho amato fin da bambino e ora attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia».
Qual è il segreto della stagione dei salentini?
«Il mix curioso tra l’aplomb di Saverio Sticchi Damiani e la veracità di Pantaleo Corvino: un professore universitario affiancato da un grande conoscitore del calcio, che fa della spontaneità la sua forza. Poi ci sono le prodezze di Strefezza come a Cremona…».
Che rapporto ha con lo stadio di Via del Mare? Ricorda la prima volta sulle gradinate?
«Ci vado da sempre, come da tradizione famigliare: prima mi portava mio padre con i suoi amici in curva, poi ai distinti, e ora con i miei due figli e mio cognato nella tribuna centrale».
Il suo campione giallorosso preferito?
«Ne vorrei celebrare due: ricordo un barese che mi è rimasto nel cuore, Michele Lorusso, scomparso prematuramente, ma di diritto nella storia del club. E’ per me il vero capitano, l’uomo delle battaglie sul campo e del popolo. L’altro fuoriclasse indimenticabile è Ernesto Chevanton perché ci ha fatto sognare con le sue prodezze sudamericane».
Ha giocato a calcio da ragazzo?
«Sì, quando si poteva giocare in strada. Ero un discreto attaccante, facevo il centravanti di manovra».
Come nasce la super passione per la Juventus?
«Ero innamorato di Michele Platini, “Le Roi”. Il suo è stato l’unico poster che ho avuto nella mia stanzetta».
Da capo di gabinetto del governatore pugliese a deputato: con un paragone sportivo, come descriverebbe l’evoluzione dei suoi incarichi?
«Da mediano alla Oriali, quello della canzone di Ligabue, sono alla Camera un onesto centrocampista. Tocco meno palloni e corro di meno ma gioco le partite più delicate in Commissione Finanze».
Ha visto qualche derby Bari-Lecce con Michele Emiliano allo stadio?
«Ero accanto al presidente, in tribuna al San Nicola, a vedere il famoso derby del calcioscommesse, il 12 maggio del 2011. Esultai ma poi scoprimmo tutti l’amaro retroscena di quella partita…».
In Puglia nella giunta regionale governano insieme Emiliano e i 5S di Giuseppe Conte: a che coppia gol paragonerebbe i due leader?
«Assomigliano molto a Zibì Boniek e Paolo Rossi: il presidente è un attaccante di grande altruismo, l’ex premier uno furbo che non tocca tanti palloni in area, ma ha senso della posizione».
Per il prossimo mandato da presidente regionale si è alzato “per il riscaldamento” il sindaco Antonio Decaro. Sa che in gioventù era un centravanti, con l’età è arretrato e ora gioca da centromediano…
«In questo momento è il numero dieci del Pd pugliese. A lui sono affidate tutte le speranze del nostro territorio. Quando si ha un fuoriclasse a cui passare la palla, bisogna anche sapere che il suo ruolo è molto delicato per gli equilibri della squadra, che qui vince senza intoppi da anni».
Il Pd nazionale sta vivendo in queste ore la complicata stagione congressuale. Come può cambiare registro?
«Dobbiamo tornare a far appassionare gli sportivi-elettori al Pd. Serve un gioco generoso. E ho sempre pensato che la generosità passa dall’andare all’attacco, pur con qualche rischio per difesa. La filosofia nuova deve essere provare a vincerle tutte, divertendosi e trasmettendo emozioni e identità anche ai nostri sostenitori».