BARI - Se si parla di Coppa Italia e Bari, il pensiero corre veloce al 1983-84. Quando i biancorossi dalla serie C si arrampicarono fino alle semifinali del torneo sancendo un record che ha resistito per 32 anni, quando un’altra compagine di Lea Pro, l’Alessandria, eguagliò il traguardo raggiungendo il penultimo atto della competizione. Il cammino dei Galletti fu esaltante: superarono il girone giungendo a parti punti con la Juventus ed eliminando Lazio, Catanzaro, Perugia e Taranto, quindi fecero fuori proprio la Juventus agli ottavi (vittoria 2-1 a Torino, pareggio 2-2 al Della Vittoria) e la Fiorentina ai quarti (doppio successo per 2-1), per arrendersi soltanto al Verona (1-2 e 1-3). Antonio «Totò» Lopez (regista barese, 88 presenze e sei reti in biancorosso), era il capitano di quella squadra. Ed oggi spinge il Bari a sognare ancora.
Totò Lopez, il fascino della Coppa Italia è ancora immutato?
«La competizione è molto cambiata. Prima era un trofeo ambito, le grandi squadre non risparmiavano i loro campioni, gli stadi erano stracolmi. Da diversi anni, invece, l’atmosfera sale di tono soltanto quando si arriva alle fasi conclusive. Tuttavia, per il Bari è un’occasione di enorme prestigio».
Il gruppo di Mignani come dovrebbe interpretare la sfida al Parma?
«Con entusiasmo e furore di ottenere il risultato. Passare il turno metterebbe immediatamente alle spalle l’inatteso stop con l’Ascoli e regalerebbe alla città una sfida magica all’Inter. In fondo, la mia squadra è un meraviglioso esempio da emulare».
Mignani vuol dare spazio a qualche elemento meno utilizzato: giusto così?
«Le rose sono vaste, è giusto coinvolgere tutti. Se Mignani opterà per tale strategia, significherà che alcuni giocatori avranno la chance di mettersi in mostra e sovvertire le attuali gerarchie. Negli anni ‘80 gli organici contavano circa sedici elementi, eppure qualche variazione si operava anche allora. Nel mio Bari, ad esempio, Bolchi in Coppa dava spazio a Onofrio Loseto che magari in campionato era meno utilizzato e lui rispondeva alla grande. Perché ad essere fondamentali sono sempre le motivazioni».
Il campionato, però, incombe. Può rappresentare un freno?
«Non scherziamo. Il Bari dalla Coppa Italia ha tutto da guadagnare. La squadra sta vivendo un bel momento: deve sfruttarlo e assaporare la magia di una competizione di grande tradizione. Noi avevamo pressioni incredibili in campionato: non potevamo fallire la promozione. Eppure, in Coppa siamo arrivati in fondo».
Fuori un ricordo di quell’impresa.
«Sarebbe facile parlare dei gol alla Juventus al 90’ nel doppio confronto degli ottavi. E invece scelgo le urla di Trapattoni, la furia di Platini o quella di Passarella. Venivamo dalla C, ad ogni turno ci davano perdenti. Beh, abbiamo fatto incavolare il meglio del calcio italiano dell’epoca…»