FASANO - Assolta con formula piena. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Taranto, Pompeo Carriere, ha accolto in toto le tesi del difensore della moglie del 38enne fasanese che il 18 aprile 2023 era stato bloccato dai poliziotti del commissariato di Martina Franca con un arsenale in auto. La donna - una fasanese di 32 anni, difesa dall’avvocato Francesco Gentile - non era a conoscenza del fatto che il marito trasportasse un borsone al cui interno c’erano due pistole e circa 400 proiettili, molti dei quali destinati a micidiali kalashnikov, mitragliette che hanno una forza di fuoco di 600 colpi al minuto. Di qui l’assoluzione. Nella decisione del giudice - la 32enne ha chiesto e ottenuto di essere giudicata con rito abbreviato - hanno influito (e non poco) le dichiarazioni rese in sede di udienza di convalida dell’arresto dal marito, che si «è assunto l’esclusiva responsabilità» dei reati contestati.
In sede di interrogatorio di garanzia, la 32enne fasanese aveva spiegato al giudice di essersi trovata a bordo dell’auto di famiglia per andare a cena, insieme al marito e alla figlia di pochi anni di età, in una braceria ubicata a Martina Franca.
«Alla partenza da Fasano - ha spiegato la 32enne - sicuramente all’interno del bagagliaio non vi era nulla di illecito, avendolo personalmente controllato per verificare se vi fosse il passeggino di mia figlia. La consegna delle armi - ha aggiunto - sarebbe avvenuta durante il viaggio, allorquando, in una contrada di Martina Franca, il marito prima superava un’auto in sosta e, fermandosi subito dopo, usciva dal veicolo trattenendosi con persone a me sconosciute per pochissimo tempo per poi aprire e chiudere il bagagliaio posteriore e ripartire».
Il resto è cronaca. La sera del 18 aprile di due anni fa, i poliziotti bloccarono l’auto guidata dal 38enne sulle colline tra Cisternino, Locorotondo e Martina Franca. Perquisendo la macchina condotta dal fasanese, gli agenti, che erano in abiti civili, trovarono un borsone con all’interno due pistole (una calibro 45 e una calibro 37) e circa 400 proiettili, molti dei quali destinati a mitragliette kalashnikov. Dopo la scoperta della santabarbara, il 37enne fasanese fu portato negli uffici del commissariato di Martina Franca, da dove fu poi trasferito nel carcere di Taranto. Il suo difensore riuscì prima a fargli ottenere i domiciliari e, in sede di processo, che si è svolto con rito abbreviato (questo ha dato la possibilità all’imputato di beneficiare dello sconto di pena previsto dal Codice per la scelta del rito speciale), di rimediare una condanna ad appena due anni di reclusione.
Sul lavoro investigativo che ha preceduto l’operazione del 18 aprile 2023 non si è mai saputo niente. L’ipotesi più verosimile resta quella che il fasanese stesse trasportando le armi e le munizioni per conto terzi quando è stato intercettato e bloccato dalla polizia. Chi gli aveva commissionato lo spostamento dell’arsenale aveva fatto affidamento sul fatto che, trattandosi di un incensurato, di un padre di famiglia che era in auto con moglie e figlioletta, non avrebbe destato alcun sospetto. Le cose, invece, andarono diversamente: a un certo punto l’auto guidata dal 38enne fasanese fu bloccata da due «civette» della polizia.