Ci sono i primi nomi e spuntano anche alcune minacce. I nomi di alcuni brindisini che, in occasione delle ultime elezioni amministrative, nel maggio 2023, dopo aver votato hanno fotografato la scheda per mostrare la preferenza, come prova necessaria per ottenere il compenso pari a 30 euro. E le minacce legate alla “perdita” dell’auto per aver mandato tre volte la foto relativa allo stesso voto.
Le generalità di quegli elettori sono finite agli atti dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Brindisi su una serie di furti d’auto, avvenuti in città nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2023. L’inchiesta lo scorso 17 settembre è sfociata nell’esecuzione, da parte dei carabinieri, di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dalla giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brindisi, Barbara Nestore, su richiesta del pubblico ministero Mauron Gallone.
Ruolo di primo piano è stato contestato a Vincenzo Corsano, 53 anni, conosciuto con il soprannome di Chiavolla: è accusato di aver promosso e guidato un’associazione per delinquere con base a Brindisi, specializzata nei furti d’auto, sia per recuperare pezzi di ricambio da vendere sul mercato in nero, che a fini estorsioni, secondo la tecnica del “cavallo di ritorno”, che prevede un contatto con il proprietario del mezzo, in modo da chiedere il pagamento di una somma per la restituzione.
Fin qui la contestazione. Ma dal provvedimento emerge altro sul conto di Corsano perché - si legge - nel corso delle indagini è emerso che lo stesso «ha dimostrato un forte e inquietante ascendente esercitato nella zona del rione Sant’Elia, tale da permettergli di interferire anche nel libero esercizio del voto, a dimostrazione della sua personalità negativa».
Sarebbe stato un procacciatore di voti, per conto di “esponenti politici locali” in cambio di 30 euro, da versare a chi documentava di aver dato la propria preferenza con una foto. Gli esponenti politici brindisini sono rimasti al momento senza nome. Hanno, invece, un nome alcuni elettori, identificati partendo dall’ascolto in ambientale di una telefonata fatta da Corsano, il pomeriggio del 30 maggio 2023, il giorno dopo la chiusura del turno di ballottaggio con la sfida tra il candidato del centrodestra, Giuseppe Machionna, e quello espressione dell’intesa tra CinqueStelle e Pd, Roberto Fusco.
Corsano è in auto e contatta una nipote per avere spiegazioni dopo essersi accorto di aver ricevuto tre volte la stessa foto relativa a una scheda elettorale in cui si vede la preferenza a un candidato. La parente a quel punto spiega cosa sarebbe accaduto e menziona le persone che sono andate a votare. Un uomo e una donna. Ma Corsano non accetta giustificazioni, tanto da recapitare minacce verbali nel caso in cui non avesse avuto la restituzione delle somme date per i voti. Minacce legate al fatto che avrebbe fatto in modo di prendersi le loro auto. «Li lascio senza macchina». Le persone in auto con Corsano parlano della paura di entrare nella cabina elettorale con il telefonino. Il rischio sarebbe stato quello di essere scoperti e denunciati.