BRINDISI - Quella che si apre domani sarà una settimana bollente sul fronte della vertenza della centrale Enel di Brindisi. A dare il via alle proteste venerdì sono stati i dipendenti della Sir, 74 in tutto, licenziati senza appello. Con loro anche i lavoratori di altre ditte dell’indotto della centrale che vedono a rischio il posto di lavoro. In 4 si sono arrampicati sul nastro trasportatore dello zuccherificio a Costa Morena, nella zona industriale di Brindisi, per protestare contro il mancato accordo sulla revoca della procedura di licenziamento già avviata lo scorso 19 luglio dall’azienda Sir. Blocchi anche davanti alla centrale Federico II di Cerano. Ma si teme che domani la protesta riprenda con più forza.
I lavoratori si sono dati appuntamento per le 6 del mattino all’ingresso della centrale. Alcuni tra loro si sono detti pronti a occupare la statale, la stazione o addirittura l’aeroporto pur di non restare invisibili. Il confronto legato al processo di decarbonizzazione e alla dismissione della centrale è in atto da tempo, ma per ora resta senza nessuna prospettiva. La Uil di Brindisi invoca una Legge speciale per il territorio. Il coordinatore provinciale del sindacato, Fabrizio Caliolo se la prende con la politica e spiega di aver «denunciato in innumerevoli occasioni quanto il dramma della crisi sociale, economica e di prospettiva che si sta consumando a Brindisi sia favorito da una politica assente ed incapace che per mesi ed anni non ha fatto e non ha saputo fare nulla, supina alle volontà della Azienda, accettando come per buoni ed inevitabili i progettini evanescenti con cui Enel ha salutato Brindisi barattando per questi centinaia di lavoratori qualificati».
Solo prefetto e questore «hanno mostrato e mostrano ad ogni occasione o manifestazione di protesta da parte dei lavoratori esasperati la più grande comprensione e sensibilità, stimolando e promuovendo confronti e discussioni su un tema cruciale e vitale per Brindisi per il quale nessuno sembra oramai più disposto a spendersi»...