La tragedia
Imprenditore morto nel crollo del capannone a Brindisi: Ferrarese a giudizio
L' attuale commissario del governo per i Giochi del Mediterraneo di Taranto è amministratore unico della impresa appaltatrice. I legali: «Una perizia lo avrebbe scagionato»
BRINDISI - Finiscono in quattro a processo per il crollo del solaio del capannone. La gup del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, ha rinviato a giudizio quattro persone con l’accusa di omicidio colposo e lesioni personali colpose.
La decisione arriva al termine dell'inchiesta sul crollo della struttura, avvenuto il 26 gennaio del 2021 a San Michele Salentino, in cui perse la vita il titolare di una ditta esecutrice delle opere, Franco Mastrovito, di 49 anni. La tragedia si consumò durante i lavori di posa in opera del calcestruzzo nel capannone in fase di ampliamento.
Gli operai erano al lavoro, a poca distanza l’uno dall’altro, quando verificò il crollo di un solaio: il titolare di una ditta morì sul colpo, altri quattro operai vennero estratti dalle macerie e furono ricoverati in gravi condizioni.
Tra i quattro imputati c'è Massimo Ferrarese, amministratore unico della società Prefabbricati Pugliesi srl, (impresa appaltatrice della realizzazione di un capannone prefabbricato) e attuale commissario del governo per i Giochi del Mediterraneo in programma a Taranto nel 2026.
La difesa di Ferrarese si dice pronta a dimostrare la sua estraneità in sede di giudizio. Gli avvocati Luca Perrone e Roberto Palmisano, sostengono che «nonostante le richieste di perizia formulate dalla difesa, il gup ha inteso rinviare a giudizio l’imputato, in tal modo differendo alla sede dibattimentale un accertamento dei fatti già in questa sede preliminare oltremodo chiaro. Pare evidente, infatti, che Massimo Ferrarese pur avendo indiscusse capacità imprenditoriali non possa essere chiamato a rispondere di lavorazioni svolte in cantieri estranei alla azienda dallo stesso amministrata».
«Con riferimento al rinvio a giudizio» di Ferrarese «nella sua qualità di amministratore unico della Prefabbricati pugliesi, preme evidenziare - spiegano i due legali -che quanto sostenuto dai consulenti tecnici del pm è stato contestato vibratamente attraverso lavori consulenziali di primaria levatura; tali tecnici, infatti, hanno dimostrato come l’omesso getto del collarino di cui alla contestazione, non avesse alcuna funzione strutturale e, quindi, in alcun modo eziologicamente riconducibile al crollo». «Tale evento, peraltro, si verificava due mesi dopo l’avvenuta ultimazione dei propri lavori da parte della Prefabbricati pugliesi in costanza - spiegano - di lavorazioni in quel tempo svolte da terzi estranei».
Le altre tre persone rinviate a giudizio sono: Domenico Padula (amministratore unico impresa appaltatrice delle opere in cemento armato, delle fondazioni e del massetto) ed i tecnici Stefano Barletta e Giuseppe Mazzotta. A giudizio anche un’azienda per un presunto illecito amministrativo, la Padula service srl.