BRINDISI - Il giallo del computer di Patrizia Nettis, la giornalista trovata morta il 29 giugno nella sua abitazione nel centro storico di Fasano, si dirada come nebbia al sole: il portatile non si era mai mosso da dove era stato lasciato, in Municipio, sepolto da a una montagna di libri in un ufficio de Comune. È stato trovato, casualmente, l’altro giorno da uno degli addetti alla comunicazione istituzionale di Palazzo di città, che lo ha consegnato ai carabinieri.
Si tratta di una MacBook Air che era stato acquistato dal Comune di Fasano nel momento in cui Patrizia Nettis, collaboratrice della «Gazzetta» e grande sportiva, era stata assunta dall’ente. Quel computer era stato dato per scomparso, tant’è che nei giorni seguenti la tragica fine della professionista un dirigente comunale aveva sporto denuncia di smarrimento.
Il fatto che non si trovasse il computer, strumento di lavoro quotidiano ed irrinunciabile per ogni giornalista, ha contributo per settimane ad alimentare una serie di sospetti. Il MacBook invece non si era mai mosso dal posto in cui Patrizia Nettis era solita riporlo a conclusione della sua giornata lavorativa. Solo che, trattandosi di un posto noto solo a lei, a nessuno era venuto in mente di andare a cercare il Mac sotto quel cumulo di materiale di nessun interesse stipato nel cassetto di una delle scrivanie dell’ufficio, al primo piano della Casa comunale, in cui lavorava la giornalista. La stanza non è accessibile a tutti, e la porta di ingresso è dotata di una serratura.
Nei prossimi giorni l’ingegner Sergio Civino, il consulente tecnico a cui i pm di Brindisi titolari dell’indagine hanno dato incarico di passare ai raggi X il cellulare (un iPhone 14) e l’Apple Watch di Patrizia Nettis e il telefono dell’unico indagato (si tratta di un imprenditore fasanese), dovrebbe depositare la sua relazione. I pm titolari dell’inchiesta - il fascicolo è stato aperto d’ufficio per istigazione al suicidio e stalking a seguito degli accertamenti svolti dai carabinieri nell’immediatezza del ritrovamento del corpo - hanno chiesto al perito di provare a recuperare, ammesso che l’operazione sia tecnicamente possibile, il registro delle chiamate effettuate dalla giornalista e dall’imprenditore indagato e la cronologia delle chat e delle conversazioni WhatApp.