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Brindisi, un pentito: «Organizzammo un sequestro lampo per alimentare le casse del clan»

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Brindisi, un pentito: «Organizzammo un sequestro lampo per alimentare le casse del clan»

Il piano è stato svelato dal pentito brindisino Andrea Romano ai pm della Dda di Lecce che con l’inchiesta «Synedrium», sfociata nel blitz del 13 febbraio 2020, gli hanno contestato, per la prima volta, l’accusa di associazione di stampo mafioso

Giovedì 09 Marzo 2023, 14:58

BRINDISI - Doveva essere un sequestro lampo per alimentare la cassa del gruppo mafioso, alla ricerca di denaro contante e droga: «Prelevare Massimiliano Morleo da casa, portarlo momentaneamente in una campagna in attesa che il suo socio andasse a prelevare la somma di 200mila euro, eventualmente anche pagando con sostanza stupefacente».

Il piano è stato svelato dal brindisino Andrea Romano ai pm della Dda di Lecce che con l’inchiesta «Synedrium», sfociata nel blitz del 13 febbraio 2020, gli hanno contestato, per la prima volta, l’accusa di associazione di stampo mafioso. Accusa per la quale, nei giorni scorsi, è stato condannato in appello a 11 anni, un mese e 10 giorni. Accusa che Romano ha ammesso, precisando il ruolo di capo con indicazione degli affiliati, partendo dai suoi uomini più fidati, gli stessi ai quali avrebbe affidato il piano di sequestro, dopo aver saputo che Massimiliano Morleo «aveva un grosso giro di affari».

Il verbale firmato da Andrea Romano è del 20 gennaio 2021 ed è leggibile in parte perché sono ancora diverse le pagine coperte da omissis, in attesa che le indagini della Dda diano conferme. Nel frattempo, lo stesso Morleo ha imboccato la strada della collaborazione con la Dda e con le sue dichiarazioni ha fornito un nuovo input alle indagini sugli omicidi degli imprenditori brindisini Salvatore Cairo, il cui corpo venne fatto a pezzi con una motosega a maggio 2000 per poi essere bruciato, e Sergio Spada, ucciso a novembre 2001. Quelle dichiarazioni, infatti, hanno portato in carcere il 3 marzo 2022 due dei suoi fratelli, Cosimo ed Enrico Morleo, accusati di essere stati mandante ed esecutore materiale degli omicidi, aggravati oltre che dalla premeditazione, dal metodo mafioso.

Romano ha spiegato così la motivazione alla base del piano di sequestro: «Abbiamo preteso che Morleo versasse una parte dei guadagni al nostro clan, anche perché aveva avviato numerose attività commerciali». Restano gli omissis sulle attività, così come su alcuni componenti del gruppo composto da sette persone che aveva programmato l’azione. Omissis anche per coprire il nome del «socio di Morleo».

«Mentre ero latitante» – si legge nel verbale di Romano – quattro del suo gruppo avrebbero preso «l’iniziativa di mettere in atto il piano programmato». Romano ha anche precisato che in quell’occasione non sarebbe stato preso in considerazione un ragazzo che, a suo avviso, «sarebbe stato all’altezza di meglio fronteggiare la situazione».

«Nel cuore della notte andarono sotto casa di Morleo e citofonarono per prospettargli quanto concordato, ritenendo che Morleo avrebbe sicuramente acconsentito a corrispondere la somma richiesta». Le cose andarono diversamente. «Morleo – ha raccontato Romano – riconoscendoli e resosi conto di essere stato preso di mira dal nostro clan, iniziò a esplodere dei colpi al loro indirizzo, facendoli scappare via». Episodio avvenuto «agli inizi del mese di novembre 2014».

In quel periodo Romano era latitante. Erano i giorni successivi all’omicidio di Cosimo Tedesco, per il quale è stato già condannato in via definitiva all’ergastolo: «Ero intento a raggiungere la Spagna», ha raccontato aggiungendo di aver avuto la disponibilità di «diverse schede telefoniche e di cellulari». «Attraverso i contatti successivi, appresi quanto avvenuto la notte precedente presso l’abitazione di Morleo. Subito dopo, diedi disposizioni affinché una squadra di fuoco ritornasse a casa di Morleo per vendicarsi di quanto avvenuto». Romano ha anche detto che «una squadra entrò nell’abitazione di Morleo, facendolo inginocchiare sotto la minaccia delle armi e costringendolo da quel momento a corrispondere le somme di denaro richieste». Cinque i nomi dei brindisini che Romano ha indicato come componenti del gruppo di azione: uno non è leggibile perché coperto da omissis.

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