BRINDISI - Pronte a raccogliere il testimone lasciato dai mariti finiti in carcere e condannati all’ergastolo per omicidio, perché dotate di «forte carisma criminale», e altrettanto pronte a seguire la strada della collaborazione con la giustizia tracciata dai loro uomini.
Angela Coffa, moglie di Andrea Romano, il primo a svelare i segreti del clan che porta il suo nome, come frangia brindisina della Sacra corona unita con base nel rione Sant’Elia, e la sorella Annarita Coffa, moglie di Alessandro Polito, hanno reso una serie di dichiarazioni partendo dallo spaccio di droga in città.
Le sorelle Coffa hanno disegnato una mappa dei rioni, indicando nomi e ruoli, nel periodo compreso tra maggio 2018 e febbraio 2020, quando sono state arrestate entrambe con l’accusa di associazione mafiosa. I primi volti femminili della nuova Scu. Le prime donne ad aver deciso di passare dalla parte dello Stato, così come hanno fatto i loro compagni dopo essere stati condannati al fine pena mai per l’omicidio di Cosimo Tedesco, avvenuto a Brindisi la mattina del primo novembre 2014, a colpi di Beretta calibro 9, in seguito a un litigio avvenuto per futili motivi, la sera prima, nel corso della festa di Halloween, organizzata per il compleanno di una bimba, parente della vittima.
Gli stralci dei verbali resi da Angela e Annarita Coffa sono stati riportati nell’ultima inchiesta della Dda di Lecce, sfociata lo scorso 30 gennaio nell’esecuzione a Brindisi di 14 misure cautelari emesse il 9 agosto 2022 dal Tribunale del Riesame di Lecce, a seguito dell’impugnazione dell’ordinanza del gip del 28 giugno 2022 proposta dalla Procura, divenuta irrevocabile lo scorso 25 gennaio, dopo la pronuncia della Corte di Cassazione.
Lo zoom che emerge dalle dichiarazioni in chiaro delle sorelle Coffa è relativo ai quartieri Paradiso e Perrino di Brindisi.
Angela Coffa, nell’interrogatorio del 27 aprile 2022, ha affermato di conoscere Giovanni Bagnuli e suo figlio Italo. «Li conosco, so che sono entrambi dediti ad attività di spaccio di cocaina nel quartiere Paradiso in cui risiedono», ha detto spiegando che altre persone che non sono indagate in questo troncone «erano solite rifornirsi di cocaina dai Bagnuli, richiedendo un prezzo di favore spendendo il nome di mio marito Andrea Romano». Coffa ha precisato di essere «molto amica» di una donna e suo fratello «che era affiliato» al marito.
«Una volta, nel 2019, venne Giovanni Bagnuli a casa mia, chiedendomi conferma sul rapporto di vicinanza di tali soggetti con me e con Andrea. Ricevuta conferma, Giovanni Bagnuli mi spiegò che non poteva fare uno sconto eccessivo sulla cocaina che questi acquistavano poiché lui la pagava a un prezzo di per sé elevato - ha raccontato -. Prima di andare via, Giovanni mi lasciò 100 euro per mio marito Andrea. Quella fu l’unica circostanza in cui Bagnuli mi consegnò del denaro, anche perché una rituale forma di rispetto attuata nei confronti di mio marito consisteva nell’applicare degli sconti in occasione dei sistematici approvvigionamenti effettuati», ha spiegato la donna. «Un altro soggetto che abitualmente si riforniva di cocaina dai Bagnuli era Alessio Romano, preciso che anche lui godeva di particolari sconti in relazione alla sua vicinanza con mio marito Andrea».
Quanto ai fornitori di Bagnuli, Coffa ha detto che il «loro rifornitore era Renato De Giorgi, ex cognato di Italo Bagnuli». Ha precisato che nonostante «Renato si sia lasciato con la sorella di Italo Bagnuli, loro si rispettano e hanno mantenuto rapporti criminali stabili». La sua fonte di conoscenza oltre ad Alessio Romano, era suo fratello Alessandro Coffa, «poiché quest’ultimo aveva più rapporti stretti con Bagnuli» e «adottano il precauzionale ricorso all’uso di telecamere per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine perché l’attività di spaccio avviene anche in ambito condominiale».
Sempre con riferimento al rione Paradiso, ha reso dichiarazioni Annarita Coffa offrendo uno spaccato relativo ad alcuni residenti in piazza Locchi, partendo da Pietro Corsano, detto Chiavolla: «Quando mio marito era latitante nel 2014, Corsano invece di versare a mio marito quote in denaro per lo spaccio effettuato, lo riforniva di marijuana non legale. Anche dopo, nel 2019-2020, Corsano è sempre attivo nello spaccio, tanto che Marcello Campicelli si riforniva da Corsano per alimentare la piazza di spaccio di Morris Cervellera in via Benvenuto Cellini (rione Sant’Elia, ndr)».
Campicelli, ricorda il tribunale del Riesame, è stato condannato a 7 anni e quattro mesi di reclusione per partecipazione al clan mafioso Coffa-Romano, fino ad aprile 2018, con sentenza del gup del tribunale di Lecce del 9 luglio 2021. Campicelli non solo non avrebbe preso le distanze dal clan, ma avrebbe «continuato a compiere attività illecite per conto del sodalizio», anche se non era «formalmente affiliato al clan Coffa-Romano, ma nella sostanza a completa disposizione dello stesso». Non solo. Sarebbe stato «uno dei primi a essere avvisato della imminente esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico del clan, avvenuta il giorno dopo», si legge nel provvedimento del Riesame. «Notizia che ovviamente avrebbe dovuto restare segreta fino all’esecuzione degli arresti e che invece era nota ai membri del sodalizio già dal giorno precedente, grazie a entrature del clan all’interno di ambienti giudiziari o investigativi».
Quanto alla frequenza dei rifornimenti, «Campicelli si riforniva da Corsano una volta a settimana prelevando 3-4 chili di marijuana alla volta. Il Corsano a noi la vendeva a 600 euro al chilo».
Annarita Coffa ha reso dichiarazioni anche con riferimento a un altro ragazzo del rione Perrino, Cosimo Totleben, detto Topolino: «Era affiliato a mio marito e spacciava per lui. Si autoriforniva, ma parte dei proventi me li portava a casa» tramite una parente che non era legata allo spaccio. «Ogni settimana fino al 2020, veniva e portava 200-250 euro». E Angela Coffa ha confermato: «Totleben fino al momento del mio arresto spacciava cocaina per mia sorella Annarita». Dichiarazioni che per il tribunale del Riesame risultano confermate dalle conversazioni intercettate nel periodo d’indagine.