BARLETTA - «Mi offende l’idea che mio fratello possa essere accomunato ai neofascisti che lo hanno ucciso. Sono indignata per questo tentativo di strumentalizzare a fini di propaganda la memoria di Benedetto». A parlare è Porzia Petrone, sorella di Benedetto, operaio e militante comunista ucciso nel 1977 a Bari da militanti del Movimento Sociale Italiano. Il consiglio comunale di Barletta dello scorso 12 maggio ha approvato con 20 voti favorevoli la proposta del capogruppo di Fratelli d’Italia Riccardo Memeo di intitolare una via a Sergio Ramelli e un’altra a Benedetto Petrone. Tale proposta era emersa dopo che parte della maggioranza aveva espresso le proprie perplessità sulla iniziale idea, quella della consigliera di FdI Stella Mele, di intitolare una strada al solo Ramelli. Di qui la proposta di Memeo che è stata poi ratificata. Quanto avvenuto ha spinto Porzia Petrone ad indirizzare una lettera al sindaco di Barletta Cosimo Cannito per esprimere il proprio disappunto. «Mio fratello - ha scritto Petrone - è vittima dello squadrismo neofascista del MSI, forza politica dalla quale deriva Fratelli d’Italia che ha infatti mantenuto nel proprio simbolo l’immagine di quel partito».
«L’idea che Benedetto possa essere accomunato ai neofascisti che lo hanno ucciso - ha aggiunto Petrone - mi offende, giacché rifiuto la definizione degli opposti estremismi e dei cosiddetti anni di piombo. A Benedetto è stato impedito - con l’assassinio - di realizzare il proprio impegno per la democrazia, la dignità del lavoro e l’emancipazione della città vecchia in cui era nato e viveva. Benedetto non è morto per caso, ma per le sue idee». Nel sottolineare come a suo fratello siano state dedicate strade a «Bari, Noci, Gravina di Puglia, Grottaglie e altri luoghi ed edifici pubblici a Molfetta e nell’Università degli studi di Bari» Porzia Petrone ha dichiarato di attendere con fiducia «la riapertura del processo sul delitto del 28 novembre 1977» ed ha espresso ferma opposizione «al tentativo di piegare la memoria di Benedetto ad una pacificazione per me inaccettabile sotto I’aspetto storico, politico e soprattutto familiare». Le posizioni espresse da Porzia Petrone hanno trovato il sostegno della sezione Anpi di Barletta e dei comitati provinciali Anpi di Bari e della Bat (che però in un comunicato parlano di un’unica strada intitolata contemporaneamente a entrambe le vittime degli anni di piombo, ndr).
I rappresentanti dell’associazione nazionale partigiani d’Italia, hanno invitato «tutte le forze democratiche presenti nel consiglio comunale di Barletta (unite con comitati e associazioni in un coordinamento, ndr) a proseguire nella ferma opposizione a questo vergognoso e rozzo tentativo di strumentalizzazione politica dell’omicidio di Benedetto». I rappresentanti di Anpi hanno poi manifestato timore per il possibile ripetersi a Barletta di quanto avvenuto in altre città dove «l’intitolazione di strade a Sergio Ramelli ha visto raduni di carattere fascista, con saluti romani ed esponenti di estrema destra raccolti in squadra» evidenziando, come a loro parere, intitolare una via al 18enne militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da estremisti di Avanguardia Operaia sia «una strumentalizzazione della memoria di quel delitto – pur ingiustificabile - a fine di propaganda politica» oltre che «un tentativo di riscrivere la storia degli anni di piombo in termini di opposti estremismi». «Ci opponiamo a questo tentativo - hanno chiosato da Anpi - perché contrario al fine della pacificazione, che pur si dice di voler perseguire e che, invece, non può che fondarsi sulla condivisione piena e senza riserve dei valori della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza».