BARLETTA - Si va avanti con lo sciopero dei lavoratori del calzaturificio Vingi Shoes srl di Barletta, così come prosegue il sit-in davanti alla sede dell’azienda, in via dell’Euro. La crisi dell’azienda ha messo a rischio l’occupazione di 120 dipendenti che hanno avviato la mobilitazione lo scorso 7 ottobre, poi prorogata fino al prossimo venerdì. La vertenza resta in piedi, rafforzata dalla risposta dei sindacati alla Vingi Shoes.
«I legali Gianluca Francavilla e Gennaro Cefola in una nota hanno cercato di descrivere maldestramente una realtà surreale, per giustificare una pianificazione aziendale con esiti imprevisti e forse inaspettati – scrivono Pietro Fiorella, segretario generale della Filctem Cgil Bat-Foggia e Giuseppe Anaclerio, della Femca Cisl Bari-Bat -. Precisiamo, infatti, che non è assolutamente vero che le organizzazioni sindacali abbiano ricevuto richieste di incontro formali, o che la Rsa e i lavoratori siano stati informati in ordine al piano di “risanamento aziendale”. Diffidiamo chiunque in futuro a raccontare fatti irreali che, comunque, ormai sono stati portati all’attenzione degli enti ispettivi».
I due sindacalisti aggiungono: «Mai è stato comunicato che l’azienda avrebbe venduto il capannone industriale di via dell’Euro, così come mai è stato comunicato che l’azienda avrebbe smontato tutti i macchinari per poi trasferirli in una nuova sede. Mai è stato comunicato che l’azienda avrebbe trasferito l’attività produttiva in un altro capannone industriale. A riprova di quello che diciamo c’è il fatto che, ancora oggi, l’azienda non ha comunicato la prossima allocazione del capannone industriale dove, a suo dire, intende trasferire l’attività produttiva. Inoltre, c’è un dato incontrovertibile e cioè che i sindacati abbiano sempre tentato un dialogo costruttivo. Di contro, invece, il comportamento datoriale è stato improntato alla “reticenza”. Non solo, negli ultimi incontri addirittura, la stessa proprietà comunicava la necessità di un capannone più grande. Nella nota dei legali della Vingi Shoes, invece, apprendiamo della necessità di un capannone più piccolo, per una riduzione del personale. Riduzione mai comunicata a nessuno».
Le organizzazioni sindacali sono disponibili ad un incontro presso le sedi istituzionali, con l’obiettivo di un confronto di merito, per valutare, verificare la situazione e possibili soluzioni alla crisi e alle scelte aziendali, che sta compromettendo il mantenimento dei livelli occupazionali. «È doveroso anche replicare ai legali - concludono i sindacalisti - che se ci fosse stato un danno di 800mila euro per l’ultima settimana di sciopero, oggi i lavoratori non sarebbero fuori a protestare e l’azienda sarebbe ai primi posti dei fatturati in Italia».