TRANI - Cinque condanne con pene comprese fra 8 mesi e poco più di 2 anni di reclusione. Non luogo a procedere per un sesto imputato, nel frattempo deceduto, ed una pioggia di condanne alle spese a favore del Comune di Trani, costituito nel giudizio, da quantificare in sede civile. È il quadro che emerge dalla sentenza pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, al termine del processo celebrato con rito abbreviato con riferimento all’occupazione abusiva di una casa popolare in via Olanda, avvenuta il 20 giugno 2018.
Maria Manzi, Emanuele Scandamarro, Tommaso e Michele Olivieri sono stati dichiarati colpevoli di violazione di domicilio continuata in concorso e, riconosciute le circostanze attenuanti generiche ed applicata la diminuente per il rito abbreviato, condannati tutti ad otto mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali, con pena sospesa. Nessuna sospensione di pena, invece, per il quinto imputato, Elisabetta Patruno, condannata per gli stessi capi d’accusa, ed altri, a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni e 3.000 euro di multa, oltre a pagamento delle spese processuali,
Manzi, Scandamarro e gli Olivieri dovranno risarcire i danni arrecati al Comune di Trani, costituito parte civile, da liquidarsi in separato giudizio, nonché pagare le spese di costituzione e difesa sostenute dalla stessa parte civile e dalla parte privata presente nel processo (uno dei figli figlio della persona cui gli imputati sottrassero la casa), fissata in 900 euro. Le motivazioni entro 90 giorni.
Secondo l’impostazione accusatoria, in concorso fra loro, gli imputati si introducevano clandestinamente nella proprietà privata del legittimo assegnatario, Felice Gusmai, 89 anni, approfittando del ricovero in ospedale di quest’ultimo e, contro la volontà tacita della parte offesa, con violenza danneggiavano la serratura e asportavano la parte muraria adiacente la stessa. Una volta invaso l’appartamento, lo occupavano traendone anche profitto avendo risparmiato le spese relative al canone di locazione. L’immobile è un alloggio di edilizia residenziale popolare di proprietà dell’Agenzia regionale per la casa e l’abitare (Arca Puglia).
Il legittimo assegnatario era ricoverato in ospedale, facile prenderne possesso dal 20 giugno al 26 novembre 2018, giorno dello sgombero forzoso autorizzato dall’autorità giudiziaria. Allora ci vollero un centinaio di operatori fra forze dell’ordine, vigili del fuoco, personale del 118 e dei servizi sociali. Annotazioni di polizia giudiziaria, intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati telefonici, sommarie informazioni rese dalla persona offesa e dagli altri occupanti delle abitazioni di via Olanda, sono gli elementi sui quali poggiava l’accusa.
Un’occupazione abusiva tra le più drammatiche fra quelle che si sono succedute a Trani in questi ultimi anni. Dopo la violazione del domicilio, Gusmai fu dimesso dall’ospedale ma la sua casa era ancora occupata e la famiglia dovette autotassarsi per trasferirlo in una struttura a Margherita di Savoia. A completare l’opera, da lì a poco, la disdetta formale dell’assegnazione, che la pubblica accusa ha sostenuto avvenne a seguito di minacce subite dai figli del signor Gusmai: Felice rinunciò al «suo» appartamento perché occupato da altri con forza e protervia.
Da allora Gusmai non sarebbe stata più la stessa persona. Dopo l’operazione, il braccio di Felice non riprese mai più la piena funzionalità e, insieme con il disagio fisico, sarebbe subentrato quello psicologico. Si spense nella struttura di Margherita di Savoia, il 28 marzo 2019 a 90 anni, in un dolore silenzioso e lontano dal clamore della cronaca di quei giorni.