ANDRIA - Alloggi popolari, in Puglia la situazione è drammatica rispetto a un'esigenza fortissima di case popolari e rispetto ad una crisi globale che riserva pochissimi fondi dello Stato a questo settore. Non vi è un piano per la casa da oltre venticinque anni, e di questo ne fanno le spese tutti i cittadini che hanno bisogno di un alloggio a prezzo calmierato. Non solo: in Puglia è forte la morosità degli inquilini ed il numero elevato di sfratti. Il trend è negativo ovunque ma i picchi li raggiunge la Bat, in particolare Andria. I numeri sono rappresentativi di una situazione di disagio socio economico molto forte.
«Di oltre 85 milioni di euro di morosità in tutta la Regione – spiega Pietro Augusto De Nicolo, Amministratore ARCA Puglia Centrale - solo ad Andria (dove gli alloggi popolari sono in totale 1641) ammonta a 6 milioni il credito che l’Ente vanta nei confronti degli assegnatari per mancata corresponsione dei canoni di fitto; e, attenzione, sono pochissimi i debitori che versano in condizioni economiche svantaggiate. Di 1400 sfratti in totale, solo ad Andria se ne contano 259, di cui 65 per morosità e 194 occupazioni abusive. Andria è una situazione particolare – aggiunge - Se da un lato il nostro ente ha un ottimo rapporto con la civica amministrazione che è stata una delle prime a capire che l’IMU per il nostro ente non è applicabile (a differenza di altri comuni), resta da affrontare il problema delle morosità degli assegnatari in città. Più della metà di essi è moroso per cifre importanti, che superano i cinque milioni di euro. Cifre che – avverte De Nicolo - se potessero rientrare nelle nostre disponibilità consentirebbero anche quattromila euro di manutenzioni su ogni singolo appartamento».
gli ABUSIVi Andria svetta in classifica anche per le occupazioni abusive. E qui sono in arrivo importanti novità: «Stiamo aspettando la nuova legge regionale che è al momento in discussione. Sia chiaro: ogni occupazione abusiva non è solo per necessità. Ogni volta che si occupa un appartamento si nega il diritto ad una famiglia che ne ha davvero bisogno».
i crediti di arca Dei 6 milioni di crediti che l’Arca ha maturato fin qui, è stato avviato con il sindacato degli inquilini il piano di concordato per il rientro in cinque anni. «Si potrà versare un acconto non più del dieci percento ma del cinque – spiega l’Amministratore - Si potrà avere una rata mensile che non superi due volte e mezzo il canone attuale (che ricordo è un canone calmierato che tiene conto delle capacità reddituali dell'intero nucleo familiare). Per chi però non aderirà al concordato, non potremo più soprassedere: trasferiremo i nostri crediti per il loro recupero all’Agenzia delle Entrate, che ricorrerà a tutti gli strumenti previsti per legge per la riscossione, dal pignoramento degli stipendi alle ganasce fiscali ecc. Per ogni euro che recuperiamo possiamo offrire un euro in più di servizi a coloro i quali regolarmente versano il canone consentendo a questo Ente di sopravvivere».
Dall’accettazione o meno del concordato dipenderà anche l’esecuzione degli sfratti per morosità: «Nel momento in cui si procede al concordato, cancelleremo tutte le procedure di sfratto in corso, lasciando in esecuzione solo quelli che non lo hanno accettato, che in termini numerici saranno molto pochi, circa alcune decine».
la manutenzione Con un credito così alto, anche gli interventi di manutenzione da parte dell’Ente si riducono notevolmente, quasi sempre limitandosi all’emergenza: «La Regione è molto attenta ogni volta che chiediamo finanziamenti straordinari. Anche sul PNRR l'attenzione dei governi nazionali nei nostri confronti si è ridotta a cinque progetti da due milioni e mezzo l'uno. Una goccia nel mare. Ed erano progetti destinati all’efficientamento energetico: le nostre case sono costruite in gran parte prima degli anni Settanta, quando la qualità dei materiali era affidata alla buona volontà delle imprese costruttrici. E’ chiaro - conclude De Nicolo - che risentiamo fortemente di questo sistema, il patrimonio è vetusto, ha bisogno di manutenzioni e noi in questo momento abbiamo ottantacinque milioni di euro di morosità da recuperare. Fate un po' voi il conto per capire come siamo messi».