Domenica 07 Settembre 2025 | 05:53

Zina, da Kiev a Barletta con le sue due bimbe scansando le bombe e la morte

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

Zina, da Kiev a Barletta con le sue due bimbe scansando le bombe e la morte

Ora è a casa di «mamma Franca e papà Angelo». «Tutti hanno per le mie figlie e per me sempre tanta disponibilità e questo è per noi di vitale importanza»

Lunedì 29 Maggio 2023, 13:22

BARLETTA - «Sento ancora nelle mie orecchie le grida della mia amica Dasha che abitava al quinto piano che mi diceva di scendere e scappare perché la guerra era iniziata. Mi sono affacciata al balcone, abitavo al 25esimo piano, è ho visto il cielo del colore della guerra con aerei militari che ci sorvolavano. Non è facile dimenticare che dal letto di casa devi lasciare tutto e salvare la vita dei tuoi figli e tua dalla guerra».

Zina, lancia i suoi meravigliosi occhi azzurri nel vuoto, quando racconta al cronista «gli ultimi istanti di vita vissuta in casa sua» a Kiev «quel maledetto 24 febbraio». Questa meravigliosa donna 32enne, mamma di Alexia e Mia - sette e due anni -, laurea in economia e commercio e studi in scienze dell’educazione e già interprete dall’ucraino all’italiano in «uno dei più importanti ristoranti di Kiev» e modella per quattro anni - dai 18 ai 22 anni - per una rinomata agenzia internazionale, racconta dalla «sua Barletta» la triste storia «dell’incredibile guerra che si continua a svolgere in Ucraina».

Zina, con i suoi due angioletti, è a casa di «papà Angelo e mamma Franca» a Barletta. In realtà per lei è «un amaro ritorno» se ricorda che «a casa Chieppa sono venuta per la prima volta quando avevo sei anni grazie ai programmi di accoglienza della Associazione Cuore pro Bambini Chernobyl di Barletta e poi tornata tante altri volte sempre con la gioia nel cuore».

Questa volta però tutto è stato ben diverso. Il suo racconto stringe il cuore. Profuma di vita. Prosegue durante una indimenticabile intervista: «Siamo scappati da Kiev il 24 febbraio. Il papà delle bambine era andato a fare benzina e siamo partiti senza prendere quasi nulla dalla casa verso Leopoli a confine con la Polonia per prendere il pullman ed uscire dal nostro paese. È stato straziante quel momento mentre i bombardamenti incalzavano su di noi. Il viaggio un inferno. Il traffico pazzesco. Siamo stati fermi per tante ore perché era insicuro arrivare a Leopoli. Poi, dopo tante incertezze, abbiamo preso il pullman verso Varsavia. Eravamo solo donne. Gli uomini rimasti in Ucraina. La strada verso il confine era bloccata. Immobili per oltre per trenta ore. Poi alte 24 ore e per arrivare a Varsavia. Lì non conoscevamo nessuno. Non dormivo da tre giorni e ci dicevano che ci poteva capitare di tutto. Se penso alle donne in piedi con i neonati in braccio mi viene da piangere». Riprende fiato: «Ci offrivamo a vicenda il posto per riposarci. Poi ci hanno messo in contatto con la signora Silvia che ci ha ospitato a Lodz per due settimane».

Finalmente l’arrivo in Italia prima ad Agliana vicino Firenze e dal 19 marzo a Barletta. La conclusione: «Le mie bambine, dopo innumerevoli problematiche risolte grazie a Nunzia, Giusy e Domenico (figli di Franca e Angelo) e Mattia e Salvatore (i figli di Nunzia) hanno potuto frequentare la scuola elementare e l’asilo nido comunale a Barletta. Ho trovato tanto calore e attenzione che porterò sempre nel mio cuore. Tutti per le mie bimbe e per me hanno un sorriso che mi offre la speranza di andare avanti. Il mio sogno è che la guerra finisca al più presto e che la mie bimbe, al pari di tutto il genere umano, possa vivere in pace. La guerra e solo morte e distruzione. Se non avessi avuto l’aiuto della mia famiglia barlettana non avrei potuto far niente. Piango a pensare che è morta gente anche giovane che conoscevo e che l’Ucraina continui ad essere bombardata. Vi prego basta con questa guerra e con tutte le guerre».

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