Stando alle indagini della Squadra Mobile coordinate dal pm di Bari Francesco Bretone, Giuseppe Massari, che è difeso dall’avvocato Raffaele Quarta, sarebbe stato l’esecutore materiale del delitto mentre Romito, difeso da Daniela Castelluzzo, secondo l’accusa guidava la moto con cui i presunti assassini raggiunsero il luogo dell’agguato. Massari avrebbe preteso soldi dallo zio per l’acquisto di droga e lo avrebbe ucciso con un colpo di pistola durante un litigio dopo il suo rifiuto.
In primo grado l’accusa aveva chiesto per Massari la condanna all’ergastolo e per Romito 22 anni di reclusione. Massari è stato detenuto dal novembre 2011 al giorno dell’assoluzione, nell’aprile 2013, mentre Romito era imputato a piede libero. Per entrambi, i giudici di secondo grado confermarono la sentenza di assoluzione «per non aver commesso il fatto». La Suprema Corte, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Bari, ha ora disposto che nei loro confronti si celebri un nuovo processo d’appello per accertarne l’eventuale responsabilità per i reati di omicidio volontario premeditato, rapina (un Rolex che la vittima aveva al polso) e detenzione illegale di arma da fuoco.
















