Fa un certo effetto scoprire che in questo Bari così malandato ci sono numeri da prima fascia. E non perché si abbia poca voglia di oggettività. Udite udite, i biancorossi hanno la terza miglior coppia gol del campionato dopo quelle dell’Empoli (10 gol, Popov e Shpendi a quota 5) e del Cesena (Shpendi e Ciervo, 5 e 4). Cinque segnature per Moncini, protagonista di una folgorante prima parte di stagione, e tre per il redivivo Gytkjaer, ultimamente decisivo contro Cesena e a La Spezia nonostante una condizione ancora non ottimale. I paradossi del calcio, verrebbe da pensare. Gli attaccanti, si sa, spesso fanno la differenza. A maggior ragione in un campionato equilibrato, quasi appiattito, come quello di serie B.
Un paradosso, già. Perché di tutto si può parlare, analizzando il cammino del Bari, tranne che di una fase offensiva efficace. La squadra di Caserta crea pochissimo, a dispetto di quei tredici punti in classifica che sembrano bottino larghissimo rispetto allo spessore di squadra mostrato. C’è chi costruisce tante occasioni ma non riesce a concretizzare in fase realizzativa. E chi riesce a proporre una percentuale che sfiora il 100%. È andata così a Chiavari contro l’Entella e al «San Nicola» nelle sfide al cospetto di Padova, Mantova e Cesena. Fino all’ultimo impegno di campionato, a La Spezia. Tutti avversari che si sono dimostrati superiori, a 360%. Ma che hanno dovuto fare i conti con il sorprendente cinismo dei Galletti.
Undici le reti realizzate dal Bari nelle prime dodici giornate, quasi un terzo di campionato. Agli otto segnate dagli attaccanti, diciamo, titolari andrebbe aggiunta anche quella di Cerri, autore del gol-vittoria nella sfida contro il Padova in inferiorità numerica. Quindi, addirittura nove nel biglietto da visita del reparto offensivo. E pensare che tante volte, qui a Bari, non ci si stancava di ripetere che con attaccanti di razza sarebbero cambiare le prospettive di classifica. Stavolta, insomma, i bomber ci sono ma non c’è verso di poter raccontare di una squadra convincente, in grado di garantire spessore, personalità, carattere, fisicità, «letture» e ordine tattico. Un patrimonio realizzativo che si perde in una conclamata mediocrità generale.
Quello che preoccupa è la sommatoria di problematiche. Al Bari non si contesta solo una scarsa pericolosità offensiva. Vogliamo parlare della pochezza del centrocampo? L’ago della bilancia. Pochissime idee e scarsissimo «filtro». Caserta non ha trovato leader e nemmeno gregari affidabili. Verreth, finora, ha deluso. Un paio di discrete prestazioni ma poi tanta fatica a interpretare un ruolo delicatissimo. Un regista dal passo troppo lento, incapace di dettare i tempi di gioco. Anche i compagni di reparto, però, non hanno certo convinto. Da Darboe a Braunoder, passando per Maggiore e Pagano. Fianche il bilancio di Castrovilli segna «rosso». Qualche fiammata, un talento cristallino. Ma non si può dire che il ragazzo cresciuto nel settore giovanile biancorosso sia riuscito a prendere per mano una squadra fragile e spesso confusa. Caserta, il più delle volte, lo ha impiegato più da centrocampista che da attaccante di complemento. E i fatti raccontano di un mezzo azzardo anche alla luce delle ancora precarie condizioni fisiche di un Castrovilli reduci da tre stagioni molto tormentate alla voce infortuni. Non c’è ancora una quadratura del cerchio con l’allenatore che continua a cambiare interpreti a caccia di un equilibrio che non s’è mai visto.
La difesa non è messa meglio. Se ne sono viste di tutti i colori. Da un lato perché il Bari è costantemente esposto agli attacchi avversari per via di una impalpabile fase di interdizione. E dall’altro a causa di una caterva di errori individuali. Vicari sembrava in ripresa dopo una stagione difficile ma poi s’è fermato ai box. Nikolaou e Meroni non sono all’altezza, parliamoci chiaro. Esattamente come Kassama appare troppo acerbo per una platea del genere. Succede, insomma, che il vecchio e affidabile Pucino stia vestendo i panni del leader. Lui che era finito sulla lista dei partenti per completare il processo di epurazione deciso in estate dall’area tecnica. E per fortuna che il difensore napoletano c’è. Sennò sarebbe stato tutto ancora più imbarazzante.
Si va avanti con Caserta, aggrappato ai risultati (sette punti nelle ultime tre partite) e a pochissimo altro. Ma, si sa, queste sono le classiche fiducie a tempo. Magalini e Di Cesare non sono soddisfatti di questo Bari. E certamente non fa salti di gioia il presidente De Laurentiis. Riuscirà il tecnico calabrese ad alzare l’asticella dello spessore? Vien difficile immaginare che una squadra così «piccola» possa continuare a raccogliere punti spesso «miracolosi». È necessaria una svolta. E che un po’ tutti si diano una regolata. Prima che ci si ritrovi, definitivamente, in un mare di guai.
















